22 novembre 2025

Sul lungotevere a Roma un ex magazzino si trasforma in un laboratorio artistico

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Si tratta di White Gallery - Temporary Art Space, un progetto di Valentina Ciarallo che fino al 30 novembre 2025 porta sulla scena capitolina le intersezioni inattese di linguaggi disparati, tra scultura, pittura, fotografia, video, installazioni digitali e interventi site-specific

white gallery
White Gallery, installation view. Ph. Olivia Rainaldi

Bianco come una pagina piena di potenziale creativo pronto a esprimersi, bianco come le pareti che lo contengono e all’interno delle quali tutto avviene. White Gallery. Temporary Art Space, in corso fino al 30 novembre 2025, nasce come progetto temporaneo per dare voce e spazio ai linguaggi più disparati della contemporaneità. La mostra, ideata e curata da Valentina Ciarallo, si svolge un ex magazzino di impianto industriale, affacciato sul lungotevere all’altezza di Ponte Marconi e non lontano dal Gazometro.

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White Gallery, installation view. Ph. Olivia Rainaldi

«White Gallery. Temporary Art Space nasce come risposta all’esigenza di ridefinire il modo di condividere l’arte: un punto d’incontro e di confronto, aperto a chi vuole agire superando il senso di isolamento e di confine del proprio studio», afferma la curatrice. «Una geografia periferica che si fa centrale nella mappa della creatività, uno spazio urbano che accoglie il non-finito, l’intuizione, l’opera sospesa». L’iniziativa, che coinvolge 23 artisti italiani e internazionali, si propone come alternativa al sistema espositivo canonico: non una mostra, ma un cantiere aperto, un terreno di incontro dove pratiche, linguaggi e generazioni dialogano in modo spontaneo.

White Gallery, installation view. Ph. Olivia Rainaldi

Scultura, pittura, fotografia, video, installazioni digitali e interventi site-specific si intrecciano in una narrazione corale che rimette al centro il processo creativo e la sua dimensione condivisa, che nei giorni di Arte in Nuvola a Roma contribuisce ad ampliare l’offerta culturale della città e trasforma un luogo fuori dai circuiti tradizionali dell’arte contemporanea in uno spazio fluido, libero, vivo. Anche la scelta di un magazzino industriale non è casuale, ma contribuisce alla costruzione di un immaginario capace di accogliere il non-finito, l’opera in divenire, l’intuizione ancora sospesa. Un contesto che si afferma come luogo fertile, capace di generare nuovi immaginari.

White Gallery, installation view. Ph. Olivia Rainaldi

La pluralità dei linguaggi è la cifra dominante, capace di creare assonanze e rimandi anche tra le pratiche più disparate, facendosi veicolo trasversale e trans-generazionale. Tra i protagonisti, Sonia Andresano riflette sugli spostamenti e sull’attesa come dimensioni identitarie in costante mutazione. Alessandro Asciutto, con il progetto All Inclusive, mette a nudo le contraddizioni del turismo globale, che trasforma l’altrove in un prodotto da consumare. Giulio Bensasson rielabora diapositive corrotte dal tempo, trasformando il deterioramento in nuova possibilità narrativa.

Le pitture di Elen Bezhen fondono sensualità e simbolismo, mentre le immagini di Myra Bonifazi reinventano il tema del cielo attraverso esplosioni di nubi e orizzonti doppiati. Per la prima volta a Roma, Cécile Cornet porta una pittura intima e venata di surrealismo che dà forma alla dimensione domestica come spazio politico. Élle de Bernardini presenta la serie Contrasexual Forms, un’indagine materica su identità, storia dell’arte e potere dei corpi. Tra ceramica, mitologia pop e metamorfosi, Naomi Gilon costruisce figure che oscillano tra forza e fragilità.

White Gallery, installation view. Ph. Olivia Rainaldi

Le tensioni narrative di Luca Giovagnoli, le pitture astratte che provengono dagli schermi di Luca Grimaldi, le immagini minuziose di Eleonora Molignani e le sculture antropologiche di Alessandra Pasqua ampliano lo spettro dei linguaggi in campo. Con Null Void 0, Chiara Passa invita il pubblico a ricomporre l’opera attraverso AR e intelligenza artificiale, abbattendo il confine tra reale e virtuale. Francesca Romana Pinzari lavora sulla vulnerabilità domestica, mentre Greta Pllana trasforma ferite invisibili in immagini pittoriche dense e spirituali. Le sculture di Giuseppe Pulvirenti giocano con l’ambiguità degli oggetti, mentre Olivia Rainaldi, con Sistema Arte Roma, mappa la scena contemporanea della capitale in un progetto fotografico di ascolto e relazione.

Naomi Gilon

Tra gli altri, Max Renkel torna con una serie inedita che unisce astratto e figurativo; Marta Roberti esplora miti e identità in chiave ecofemminista; Sandro Sanna rilegge Rolling in versione site-specific; Mattia Sugamiele materializza il digitale in “cuscini” iridescenti; il duo VENERDISABATO riflette su tempo e interdipendenza; María Ángeles Vila Tortosa indaga l’identità femminile attraverso miti agricoli e simboli di fertilità.

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