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Undici artisti per una geografia blu: la collettiva del nuovo SPAZIO TORRSO a Pesaro
Arte contemporanea
Aperta al pubblico fino al 5 agosto, Geografie Blu è la mostra curata da Francesco Perozzi e promossa da Casa Sponge e SPAZIO TORRSO, che la ospita nel proprio contesto espositivo nel cuore di Pesaro. Una collettiva, questa, che affonda le radici nell’esperienza di Casa Sponge – artist-run space fondato nel 2008 a Mezzanotte di Pergola, rifugio per artisti e laboratorio di creatività immerso nella campagna marchigiana – e che fin dal titolo esplicita le istanze poetico-programmatiche che la animano.
Sì, perché in Geografie Blu sono culminate decine e decine di trame e intrecci frutto del sentire artistico e delle relazioni ed esperienze maturate con gli abitanti dei sei comuni coinvolti in quel progetto diffuso che è stato Blu: il colore della cuccagna, che Casa Sponge ha attuato nell’ambito di Pesaro Capitale della Cultura 2024.

E a Pesaro si ritorna, accolti in quel luogo di sperimentazione che è SPAZIO TORRSO, aperto il 16 giugno 2023 in un ex supermercato e oggi dedicato alle arti visive, alla città e al territorio, un luogo di sperimentazione unica nel contesto culturale pesarese, laboratorio per una possibile nuova comunità artistica.
Ma se le “geografie” citate nel titolo son rappresentate dai comuni che hanno accolto e ospitato gli artisti – Pergola, Urbania, Urbino, Borgo Pace, Peglio, Sant’Angelo in Vado – il “blu”, pigmento derivato dall’Isatis tinctoria, è quanto viene eletto a mezzo per un fine, diventando la lingua parlata dall’intera comunità artistica impegnata nel progetto.

È il blu, infatti, ciò che permea ogni opera presente in mostra in maniera più o meno eloquente. Ci viene presentato con funzione simbolica, immaginifica, come nell’opera di Fabrizio Cotognini, L’invenzione dell’unicorno 3, oppure lo troviamo evocato per sottrazione o in assenza, come nell’opera di Marco Strappato: I’ve just seen two suns on the horizon, I’m feeling comfortable anyway. O ancora indicando l’astratto per il concreto, come fa Elena Bellantoni nel video Looking for E.B., la cui riflessione interroga il corpo femminile come spazio politico. Nell’opera di Giorgia Severi, Climax #1 Venice, frutto di una ricerca condotta nel 2023 sulla laguna di Venezia, il colore blu invece si fa portavoce di una relazione fragile e compromettente tra uomo e ambiente.


Tra le restanti opere, se ne distinguono alcune quali risultato di quei progetti comunitari e residenze che hanno visto gli artisti operare in un sistema aperto, collettivo. Laddove il pensiero artistico si è potuto sostanziare grazie al sapere popolare e all’intervento partecipato della cittadinanza. A questo ciclo appartiene Il corpo nel paesaggio / Il corpo del paesaggio di Angelo Bellobono, opera realizzata con gli studenti dell’istituto comprensivo G. Binotti di Pergola, a cui è stato chiesto di guardare al paesaggio indossando le lenti dell’artista che interpreta la propria storia personale in continuità con quella della natura circostante.

Prosegue in questa direzione anche l’intervento site specific di Gea Casolaro Passare il guado, restituito in mostra attraverso un contributo fotografico che immortala le varie fasi dell’azione svolta con la comunità del quartiere delle Tinte, in una reinterpretazione del kintsugi, che ingentilisce le ferite di un territorio martoriato dall’alluvione del 2022.

Nel laboratorio Al lupo, al lupo! che Anna e Marta Roberti hanno realizzato durante la loro residenza a Borgo Pace, le artiste hanno invitato la comunità a riflettere sulla controversa figura dell’animale mentre gli veniva chiesto di imprimerne l’immagine su carte copiative realizzate con l’impiego del pigmento blu.
L’installazione sonora di Juan Pablo Macías, Soffio Vento Uccelli, che fa da sottofondo alla mostra, è stata realizzata per Casa Sponge, ma ha trovato la sua collocazione nella Torre del Girone di Peglio durante il progetto Blu, quando per diffusione sonora ha scandito il tempo della vita comunitaria per cinque giornate.

Le ultime due opere presentate, La notte di San Paolo di Giovanni Gaggia e La valigia del sarto. Le vesti del santo di Giulia Marchi, sono un continuum con il lavoro progettato per Blu, a dimostrazione di come un progetto possa evolvere, progredire o adattare la sua storia nel tempo o nello spazio che gli è dato di abitare. Così le ceramiche smaltate di Gaggia, interpreti del rituale contadino della notte di San Paolo dei Segni, prima cosparse di sale per comprendere l’andamento dell’anno a venire, appaiono ora svuotate, mentre i colori si dissolvono; mentre le vesti di San Rocco, installate originariamente nella parete antistante l’altare dell’Oratorio omonimo di Pergola, tinte per effetto della capillarità di colore blu, sono ora raccolte in scampoli e confezionate in valigia come reliquie in attesa, in un rito al limite tra il liturgico e il mestiere.

Per visitare la mostra patrocinata dal Comune di Pesaro e dalla Fondazione Marche Cultura, è possibile prenotare al numero 349 1021902.














