17 agosto 2022

Vita Nuova: l’Italia degli anni mitici a Nizza

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Al MAMAC di Nizza la mostra "Vita Nuova" traccia l'iperbole dell'arte italiana nel decennio di gloria dei '60 e della metà degli anni '70, tra immensi nomi e produzioni meno note

Archizoom Associati, Superonda Sofa in Villa Strozzi Gardens, Florence, 1967, sofa, 240 × 100 × 38 cm, découpé dans un bloc de polyuréthane et recouvert de simili-cuir brillant, reproduction photographique. Courtesy Centro Studi Poltronova © Photo: Dario Bartolini

Il MAMAC di Nizza accoglie “Vita Nuova. Nouveaux enjeux de l’art en Italie 1960-1975”, ovvero uno sguardo sulla creazione visiva, il design, la letteratura e il cinema di un periodo cruciale della storia italiana. Dopo 40 anni dalla mostra di riferimento “Identità italiana. Arte in Italia dal 1959” curata da Germano Celant al Centre Pompidou, questa propone una cinquantina di artisti, noti o meno, attivi a Roma, Milano, Firenze, Torino e Genova. Il percorso si disloca lungo tre tematiche quali Una società dell’immagine, Ricostruire la natura e Memorie del corpo che accolgono oltre 130 opere e diversi documenti d’archivio, come la rivista Marcatré: notiziario di cultura contemporanea (1967) o Cartabianca: contestazione estetica e azione politica (1968). Curata da Valérie Da Costa, critica e storica dell’arte, la mostra ha diversi punti di interesse come quello di aver calato la creazione artistica nel suo contesto storico-sociale e aver dato visibilità a diverse artiste meno note all’estero. L’Italia degli anni Sessanta e Settanta, dopo il miracolo economico dei primi anni ’60 soccombe agli anni di piombo, alla crisi energetica del 1973, mentre il 1975 è segnato dall’assassinio di Pier Paolo Pasolini. L’indimenticabile Monica Vitti in Deserto Rosso (1964) di Michelangelo Antonioni, il leggendario Marcello Mastroianni nella Dolce Vita (1960) di Federico Fellini e la Roma di Accattone (1961) di Pier Paolo Pasolini, ci introducono all’immagine della donna e allo spirito di quel periodo.

Renato Mambor, Zebra e Colosseo, 1965, peinture à l’émail sur toile, 118 × 142 cm. Collection Dello Schiavo, Rome. © Renato Mambor

Sono gli anni delle manifestazioni contro il capitalismo e l’autoritarismo, dei movimenti femministi, della liberazione sessuale, delle lotte operaie, e della migrazione delle popolazioni dalle campagne nelle zone periferiche delle città. Fermenti di libertà da cui ha tratto beneficio una variegata creazione artistica che, spontanea e spregiudicata, ha spinto oltremodo i suoi confini, per tracciare sentieri mai percorsi prima. È questa produzione straordinaria che ha suggerito il titolo Vita Nuova, preso in prestito da Dante Alighieri (Vita Nova, pubblicata nel 1294), fra l’altro qui impersonificato da Luigi Ontani nell’autoritratto Dante (fotografia, 1972). L’esposizione propone due bei film sperimentali come Bruciare (1971) di Marinella Pirelli, che attraverso la natura ci parla della violenza nel mondo. Un uomo – si tratta di un rifugiato sudafricano ai tempi dell’apartheid – avvicina la sua sigaretta a dei fiori che a causa del calore cambiano colore, in sottofondo urla e parole indecifrabili tratte da uno spettacolo del Living Theatre. Imperdibile Wind Speed 40 Knots (1968, film in bianco e nero sonoro, 16mm, 4 min 45 s.) di Laura Grisi, realizzato durante i suoi tanti viaggi in cui registrò l’immagine e il suono di venti sempre diversi.

Lisetta Carmi, I Travestiti, 1965-1970, impression digitale (2017),
40 × 30 cm, édition 3/6 + II PA. Courtesy Ciaccia Levi, Paris. © Lisetta Carmi et Martini & Ronchetti

C’è anche Verifica incerta (documentario, 35 m. 1964) di Gianfranco Baruchello e Alberto Grifi. Si tratta di un found footage che tra film, arte contemporanea e dadaismo, rielabora una quarantina di film americani di cassetta degli anni Cinquanta e Sessanta per regalarci un capolavoro di montaggio. Lo sguardo scorre sulle mitiche foto della serie I Travestiti (1965-1970) di Lisetta Carmi, o su Cilindrocono (1972) di Carla Accardi, come sulle Scarpette (1968) di Marisa Merz, o le opere di Ketty La Rocca e Maria Lai. Ritroviamo gli artisti di Piazza del Popolo come Mario Schifano, Tano Festa, Mimmo Rotella, Cesare Tacchi, Renato Mambor o Giosetta Fioroni. Una sezione è dedicata al design i cui aspetti formali guardano alla natura. Creato da Giorgio Ceretti, Pietro Derossi, Riccardo Rosso, Pratone (1966-1982), un pezzo emblematico degli esperimenti della fine degli anni ’60, che vede una morbida e atipica sedia verde a forma di prato gigante in poliuretano espanso a freddo denominato Guflex e con pellicola verniciante Guflac.

Carla Accardi, Cilindrocono, 1972, vernis sur sicofoil et plexiglas, 138 × 42 × 144 cm., Collection Archivio Accardi Sanfilippo, Rome. © Archivio Accardi Sanfilippo. Photo : Attilio Maranzano – Adagp, Paris 2022

Una delle figure predominanti qui è Pier Paolo Pasolini, di cui ritroviamo il noto documentario Comizi d’Amore (1965) e in Intellettuale. Il Vangelo secondo Matteo di/su Pier Paolo Pasolini (1975) di Fabio Mauri. Presentato la prima volta il 31 maggio 1975 al GAM di Bologna, l’installazione include la proiezione del film pasoliniano Il Vangelo secondo Matteo su una camicia bianca indossata dall’autore bolognese. Aperto fino al 2 ottobre, questo evento vuole essere un omaggio a Pasolini per il centenario dalla nascita, ma non solo. La Galleria Contemporanea del MAMAC accoglie inoltre Lucia Marcucci. Les secrets du langage, un itinerario che confronta opere degli anni Sessanta e Settanta e quelle del primo decennio del duemila dell’artista e scrittrice fiorentina. Se le prime fanno riferimento a problematiche socio-politiche di quegli anni, le altre criticano la pubblicità e la cultura dominante.

Fabio Mauri, Intellettuale. Il Vangelo secondo Matteo di / su Pier Paolo Pasolini, 1975, projection 16 mm avec son du film Il Vangelo secondo Matteo de Pier Paolo Pasolini sur une chaise avec chemise et veste et 15 photographies noir et blanc
70 × 59 cm chacune. ©Photo : Sandro Mele – Museo MADRE, Napoli 2016 – © Collection Eredi Fabio Mauri, Rome – Courtesy The Estate of Fabio Mauri and Hauser & Wirth

In eco al MAMAC ritroviamo la scena artistica italiana attuale in “Le Futur derrière nous. L’art italien depuis les années 1990. Le contemporain face au passé presso la Villa Arson” di Nizza fino al 28 agosto. Curata da Marco Scotini, questa mostra multidisciplinare accoglie una ventina di artisti che rivisitano i movimenti di protesta e utopici italiani degli anni ‘60 e ‘70. Un incontro con il passato di cui questi artisti si fanno testimoni anche se nessuno di loro lo ha mai vissuto di persona. È un viaggio intorno all’eredità artistica e alla memoria sociale rievocate, fra l’altro, da cliché del fotogiornalista Uliano Lucas o dalla riforma psichiatrica voluta da Franco Basaglia, e in cui si parla anche di pedagogia, ecologia, inerzia socio-economica o anarchia. È un evento di risonanza internazionale e un’ottima occasione per scoprire la giovane creazione italiana. Troviamo una sfilza di artisti, tutti bravissimi, tra cui: Stefano Serretta, Claire Fontaine, Céline Condorelli, Chiara Fumai, Stefano Graziani, Alice Guareschi, Rä di Martino, Stalker, un laboratorio di arte urbana e Alterazioni Video, un collettivo artistico milanese, Rossella Biscotti, Marie Cool e Fabio Balducci.

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