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White Gallery: a Roma l’ex magazzino che diventa un laboratorio artistico
Arte contemporanea
Passeggiando lungo il Lungotevere Pietra Papa, a breve distanza dal Gazometro, tra le trame urbane delle palazzine attorno a Viale Marconi, ci si può imbattere in un luogo inatteso: uno spazio temporaneo di sperimentazione e creatività contemporanea sorto all’interno di un ex magazzino dal fascino industriale.
Dal 15 al 30 novembre 2025 si può cogliere l’occasione di immergersi in un laboratorio temporaneo dove visioni e linguaggi diversi si intrecciano, varcando la soglia della White Gallery, spazio fluido che accoglie e amplifica le molteplici voci dell’arte contemporanea. Una dimensione dove si incontrano artisti di generazioni e nazionalità diverse, interpreti di linguaggi ibridi e visioni che intrecciano tradizione e innovazione, senza barriere di tempo, di stile o dove l’arte è attraversata da sensazioni nuove.
Il luogo in cui sorge La White Gallery non è casuale: il Dams sulla riva opposta del Tevere, la NABA, Nuova Accademia Di Belle Arti a due chilometri di distanza, il Gazometro, l’Università di Roma Tre. Questo progetto ben si innesta nel tessuto urbano del quartiere ostiense che appare un terreno fertile per via del fervore creativo, dell’apertura al dialogo che si registrano in luoghi frequentati da giovani. Anzi, si può dire che rifletta e restituisca l’anima street di questo quartiere.

Diversa dai tradizionali circuiti espositivi romani, si presenta come un nuovo, temporaneo, punto di riferimento per una realtà periferica: un luogo di sperimentazione, di contaminazione, di apertura. White Gallery – Temporary Art si propone di sovvertire le convenzioni del consueto spazio espositivo proponendosi come ambito permeabile, vivo, senza irrigidirsi dentro una categoria o etichetta.
Questo proposito si riflette altresì nel disegno curatoriale. «Non vi è un vero e proprio denominatore comune che funga da raccordo tra gli artisti» dice Valentina Ciarallo, autrice del progetto, «l’idea è stato quella di lasciarli liberi». Aggiunge inoltre: « Ho visto questo magazzino, chiuso da anni, abbandonato, un deposito di abiti di un negozio storico che si chiamava proprio White Gallery. Ho immaginato lo spazio come fosse fluido, aperto, non volevo costringerlo dentro un’etichetta. Volevo fosse una pagina bianca da dover scrivere, con varie incursioni della città che entra dentro. La scelta degli artisti è stata intergenerazionale da giovani artisti emergenti ad artisti mid-carrier o senior come Giuseppe Pulvirenti o Sandro Sanna».

Come anticipato da Valentina Ciarallo, la realtà quotidiana di Roma entra nello spazio espositivo con Alessandro Asciutto che Dalle Seychelles alla Colombia esplora il turismo come linguaggio e forma di potere, mostrando come l’Occidente trasformi l’altrove in un prodotto da consumare.

Ad accoglierci negli spazi della galleria, l’opera di Myra Bonifazi, tre dimensioni macro e micro, reinterpreta il tema delle nuvole attraverso raffinate tavole fotografiche. Un’opera inedita è quella di Giulio Bensasson, dal titolo Non so dove, non so quando che trasforma un archivio di diapositive ammuffite in un’indagine sulla memoria e mutazione, dove l’immagine corrotta diventa spazio di rigenerazione e nuova immaginazione.
Vi sono artisti le cui opere non sono mai state esposte prima in Italia, come il caso di Sandro Sanna, che ha esposto principalmente in Cina. Per questa occasione ha proposto un nuovo allestimento di Rolling, trasformando l’opera in un progetto site-specific che fonde sculture e pitture in un dialogo continuo con lo spazio e la dinamicità della luce. Istanze creative giovanili provengono dal duo VENERDISABATO composto da Luca Guarino e Sara Longoni, che si formano all’interno dell’Accademia di Brera e che per l’occasione hanno portato il loro lavoro dal titolo Il Consenso, attraverso il quale affrontano il binomio relazione-interdipendenza. Un angolo dell’ex magazzino è dedicato all’esplorazione del corpo femminile attraverso la lente ecofemminista di Marta Roberti. La ricerca di Naomi Gilon, invece, si articola attorno alla trasformazione del corpo come linguaggio identitario attraverso l’uso sperimentale sensuale della ceramica.

Gli artisti di White Gallery sono: Sonia Andresano, Alessandro Asciutto, Giulio Bensasson, Elen Behzen, Myra Bonifazi, Cécile Cornet, Élle de Benrardini, Naomi Gilon, Luca Giovagnoli, Luca Grimaldi, Eleonora Molignani, Alessandra Pasqua, Francesca Romana Pinzari, Chiara Passa, Greta Pllana, Giuseppe Pulvirenti, Olivia Rainaldi, Max Renkel, Marta Roberti, Sandro Sanna, Mattia Sugamiele, VENERDISABATO, Marìa Àngales Vila Tortosa.












