04 settembre 2019

Da Tiziano a Rubens, al Palazzo Ducale di Venezia

di

Fotografie della mostra sui capolavori fiamminghi e intervista al direttore del MUVE

Tiziano Vecellio 1488–1576 Jacopo Pesaro presentato a San Pietro da Papa Alessandro VI. Royal Museum of Fine Arts Antwerp (KMSKA) © Royal Museum of Fine Arts Antwerp www.lukasweb.be – Art in Flanders, photo Hugo Maertens

A Venezia, a Palazzo Ducale, è stata presentata oggi alla stampa la mostra “Da Tiziano a Rubens. Capolavori da Anversa e da altre collezioni fiamminghe“, che sarà aperta al pubblico da domani, 5 settembre, fino al 1 marzo 2020. Una mostra d’eccezione, curata da Ben van Beneden, direttore del Rubenshuis, con la direzione scientifica di Gabriella Belli, direttore Fondazione Musei Civici, che raccoglie nelle sale dell’Appartamento del Doge capolavori assoluti, tra cui opere di Tiziano, Peter Paul Rubens, Anthony van Dyck e Michiel Sweerts. «Questi capolavori appartenenti alle collezioni fiamminghe, sia pubbliche che private, sono raramente concessi in prestito, ed alcuni vengono mostrati in pubblico per la prima volta» – ha spiegato l’organizzazione – e sono giunti a Palazzo Ducale grazie alla collaborazione tra la Fondazione Musei Civici di Venezia, la città di Anversa, VisitFlanders e la Flemish Community. Abbiamo posto alcune domande sulla mostra a Gabriella Belli.

Com’è nata l’esposizione?

«Da un fortunato incontro di persone, musei, opere e collezionisti con la volontà comune di raccontare le relazioni del tempo fra Venezia e le Fiandre, fra l’arte veneziana e quella fiamminga, anche in continuità con il lavoro della Fondazione Musei Civici di Venezia, si pensi alla mostra di Jheronymus Bosch due anni fa sempre a Palazzo Ducale. Una prima volontà che si è poi evoluta e fatta complessa, data anche la complessità della produzione artistica, con una narrazione di ampio respiro che comprende un’intera epoca».

Van Dyck, The Lamentation of Christ

Come sarà il percorso espositivo?

«Ricco. C’è un lungo elenco di opere riunite eccezionalmente, alcune di queste non sono mai uscite dai musei o dalle collezioni che le ospitano, altre vengono esposte al pubblico per la prima volta. È una mostra che racconta un lungo pezzo di storia a cavallo di due secoli e una geografia che va da Venezia a Anversa e per estensione finisce per percorrere tutte le rotte di artisti, collezionisti e mercanti che frequentavano le due città. Ci sono capolavori più noti alle cronache per le loro vicende, come il Tintoretto cosiddetto di Bowie, dato che era nella collezione della rockstar prima di essere acquistato da un privato che l’ha poi prestato alla Rubeshuis, il museo Casa di Rubens di cui è direttore Ben van Beneden, curatore di questa mostra a Palazzo Ducale. O come il Tiziano ritrovato che dopo vent’anni di restauro ha restituito il magnifico Ritratto di dama con la figlia. Ci sono soprattutto diversi capolavori importantissimi e magnifici: i ritratti di Anthony van Dyck, le opere di Maerten de Vos compresa la Calunnia di Apelle, una serie formidabile di opere di Rubens, con studi, disegni, dipinti di grandi dimensioni, e tutta una schiera di pittori, e pittrici, che furono protagonisti dell’arte internazionale del XVI e XVII secolo».

Rubens, Head Study of an old man

A quale relazione tra antico e contemporaneo si può pensare attraversando le sale?

«Tutta l’arte è contemporanea, come han già detto in tanti, compreso il videoartista Bill Viola confrontandosi con l’arte antica, e a ragione. Le opere e gli artisti sono interconnessi, esagerando ma non troppo si può dire che senza Tintoretto non avremmo avuto Rubens, e Tintoretto è da sempre un riferimento per artisti di tutti i tempi, si pensi a Emilio Vedova, per restare a Venezia. Non c’è alcuna contraddizione fra arte antica, moderna e contemporanea, come anche questa mostra racconta».

 

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