30 luglio 2022

Dalla parte del drago #33: La collezione di farfalle

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All’arte le farfalle risultano famigliari, e hanno svolazzato nella pancia di più d’uno dei suoi autori: da Dosso Dossi ad Antonio Ligabue, passando per Van Gogh, ecco come i lepidotteri sono entrati nella storia della pittura

Ambrosius Bosschaert il Vecchio, Natura morta con fiori, 1614, Olio su tela, 30,5 x 38,9 cm

Si racconta che per la mostra di Damian Hirst alla Tate Modern di Londra, nella quale furono esposte migliaia di farfalle, novemila fossero anche poi morte. Poveri lepidotteri colorati, sacrificati per il piacere artistico di noi umani. Ma all’arte le farfalle risultano famigliari, e hanno svolazzato nella pancia di più d’uno dei suoi autori.
La natura morta con fiori, conchiglie e lepidotteri era, ad esempio, il soggetto preferito di Ambrosius Bosschaert il Vecchio. I suoi bouquet di fiori dipinti simmetricamente e con scientifica precisione, solitamente in piccola dimensione, includevano spesso significati reconditi e valori simbolici attribuiti ai vari fiori, mentre bella presenza, con le loro quattro ali membranose, la facevano le sue farfalle colorate. Nella Venus Verticordia di Dante Gabriel Rossetti la dea dell’amore regge in mano la freccia di Cupido e la mela ricevuta da Paride: rose e caprifoglio simboleggiano la passione, mentre le farfalle ricordano le anime degli amanti morti per amore.

Dante Gabriel Rosetti, Venere Verticordia, 1864-1868, Olio su tela, 98,1 x 69,9 cm

Si tramanda che una cuoca straordinariamente bella fu incontrata per strada dall’artista che la immortalò non solo sulla tela ma anche in una poesia composta apposta per accompagnare la visione. Farfallone, verrebbe da dire. Ma facciamo attenzione al pomo della discordia, che in effetti causò addirittura una guerra, e che non scherzi con la punta della freccia la dea dell’amore, rivolta proprio verso il cuore.

Dosso Dossi, Giove pittore di farfalle, Mercurio e la Virtù, 1523- 1524, Olio su tela, 111,3 x 150 cm

Giove pittore di farfalle, Mercurio e la Virtù è il capolavoro di Dosso Dossi dove Giove, riconoscibile dalla saetta posta a terra, è raffigurato nei panni di un artista. Sulla tela di fronte, seduto parallelamente, abbozza una terza farfalla che si aggiunge alle due già completate. Il fondo è di un blu sfocato, che richiama il paesaggio del quadro, ma le farfalle stanno lì a ricordare la volatilità in generale e l’arcobaleno che spunta dietro il cavalletto rimanda all’evanescenza dell’idea e del pensiero creatore. La veste arancio del dio si contrappone alla nudità del Mercurio a fianco, che compie una complessa torsione per zittire una terza figura rumorosa comparsa all’improvviso e alla quale il Dio-pittore non sembra nemmeno badare. Mercurio è accompagnato dai suoi simboli: l’elmo alato, i calzari, il caduceo a rappresentare la capacità di addormentare o ridestare. Ma Dio ci guardi dall’approfondire e senza andare a caccia di farfalle, o forse sì ma in modo diverso, concentriamoci sul testo.

Antonio Ligabue, Autoritratto con farfalla, 1956-1957, Olio su tavola

Una farfalla sola basterebbe a render la vita migliore, avrà pensato Antonio Ligabue, che ne suoi autoritratti la mise come indicatrice del suo umore, mentre Van Gogh, a proposito di menti strambe, ci tramanda Farfalle bianche posate sui gambi dei papaveri rossi. Due dei fiori sono di grandi dimensioni, altri sono appena spuntati e altri ancora nasceranno, come testimoniano i boccioli. Lo sfondo circostante, celeste è verde chiaro, si vede a fatica ma noi lo immaginiamo osservando la scena dal basso, e già si sente profumo di passeggio. Ritratto di principessa estense, che forse pare essere Ginevra d’Este, è un dipinto, anzi, una tempera su tavola precisamente, attribuito a Pisanello, databile nel quarto decennio del Quattrocento. La dama si impone al centro ovviamente, di profilo e con eleganza, con un’acconciatura inspiegabile per la nostra concezione moderna.

Pisanello, Ritratto di principessa estense, 1435-1445, Tempera su tavola, 43 x 30 cm

Fiori, perle e ricami preziosi, segnalano ricchezza a profusione ma co-protagonista è di nuovo la farfalla, svolazzante vicino alla testa, simbolo dell’anima candida della principessa. E mentre anche Psiche veniva rappresentata con le ali di farfalla, notiamo che la Madama in genere simboleggia l’anima o la salvezza. Ci fa ricordare il passaggio da bruco a crisalide, che l’arte cristiana associa alla resurrezione, mentre in Oriente rimanda alla trasformazione di una fanciulla in giovane donna o anche il ciclo della vita e della morte. Ma non facciamo il giro delle tre chiese e fermiamoci alla nostra collezione di farfalle, questa volta davvero esistente.

Nicola Mafessoni è gallerista (Loom Gallery, Milano) e amante di libri (ben scritti). Convinto che l’arte sia sempre concettuale, tira le fila del suo studiare. E scrive per ricordarle.
IG: dallapartedel_drago

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