04 marzo 2022

Donne e modernità: Tiziano e le belle veneziane

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“Tiziano e l’immagine della donna nel cinquecento veneziano” è una mostra della carne e dei sensi, un inno alla bellezza, che a Palazzo Reale di Milano porta un centinaio di opere provenienti per lo più dal Kunsthistorisches Museum di Vienna

Jacopo Tintoretto, Susanna e i vecchioni, 1555-1556 circa, olio su tela, 146x193,6 cm, Vienna, Kunsthistorisches museum

Milano, dopo “Le signore dell’Arte. Storie di donne tra ‘500 e ‘600”, continua a sondare e riscattare la forza delle donne con la prima grande mostra del 2022 di Palazzo Reale, inaugurata nella settimana della moda all’insegna della cultura della bellezza, puntando su Tiziano Vecellio (1488/1490 Venezia 1576), che pone la figura femminile al centro del suo mondo creativo.
La protagonista dell’esposizione – di indiscutibile qualità e rigore scientifico – è l’immagine della bellezza femminile veneziana di nobildonne, sante, dee, eroine e cortigiane consapevoli del loro potere erotico, immortalate non come algide veneri o dee dell’Olimpo, ma come donne terrene dall’opulenta carnalità. Ma oltre a Tiziano anche Tintoretto, Giorgione, Veronese, Palma il Vecchio e altri maestri rappresentano l’essenza vitale della pittura veneta nel Cinquecento.
“Tiziano e l’immagine della donna nel cinquecento veneziano” è il titolo di questa mostra tripudio della carne, dei sensi prima che della ragione, un inno alla bellezza di donne dominatrici, quelle dalla “forte” personalità, e che raccoglie un centinaio di opere tra cui 47 dipinti, 16 di Tiziano, provenienti per lo più dal Kunsthistorisches Museum di Vienna, dove l’esposizione è già comparsa in una versione più ampia, a cui si aggiungono sculture, oggetti d’arte applicata come gioielli, una creazione omaggio di Roberto Capucci a Isabella d’Este (1994), libri, antichi manoscritti e litografie a cura di Sylvia Ferino, prodotta dal Comune di Milano e Skira, con la collaborazione del Kunsthistorisches e il sostegno di Fondazione Bracco (fino al 5.06.2022).

Paris Bordone, Venere e Adone, 1560 circa, olio su tela, 115×131 cm, Vienna, Kunsthistorisches museum

Ci voleva questa mostra per indagare sul piano artistico, a partire dal libro di Rona Goffen Titian’s Women, del 1997, e altri scritti concentrati sul tema del ruolo femminile nel Rinascimento veneziano, per comprendere in undici sezioni tematiche come grazia, dolcezza, erudizione, bellezza, sensualità, eleganza ed emancipazione, procedono di pari passo nella testa e corpo delle “belle veneziane” e come diventano strumenti di conquista della propria libertà.
Tiziano coltiva il suo successo nell’arte dei ritratti di donne e uomini importanti del suo tempo, matura il tonalismo ispirato a Giorgione, dipingendo opere diverse dalla scuola toscana più algida e “di testa”, in cui il colore struttura volume e spazi, anticipando la “bella maniera”, attitudine implicita nel Manierismo. Il maestro del colore è stato un innovatore che in età matura approdò a una pennellata veloce più gestuale, sgranata, libera da canoni classici, quasi impressionistica.

Tiziano, Madonna col bambino, 1510-1511, olio su tavola, 65,8 x 83,5 cm, Vienna, Kunsthistorisches museum

In mostra grazie alla curatrice, un comitato scientifico rigoroso, al progetto dell’allestimento di Pierluigi Cerri, e all’illuminazione davvero eccellente di Lisa Marchesi Studio vediamo volti di donne dallo sguardo fiero, che sembrano sfidare lo spettatore, altre dallo sguardo lascivo ammantate in abiti scollati dai tessuti colorati, ingioiellate come regine, sensuali e colte che invitano l’osservatore attento a riflettere sulla raffigurazione della florida bellezza femminile veneziana nel secolo d’oro della Serenissima. Come lo dimostrano Lucrezia, Maria Maddalena, Salomè e Giuditta; protagoniste di storie in cui passione, ferocia e orgoglio coincidono.
Le donne veneziane così uniche nel panorama europeo del XVI secolo sembrano già padrone del loro destino, dal fascino prepotente; forti del loro carnale erotismo. Condizione sociale e cultura sfilano in questa mostra di opere capaci di cogliere le vibranti forme di una autorevole bellezza, che valorizzano la fierezza delle donne, non sempre imbrigliate nel ruolo di prostitute ma anche intellettuali ante litteram.

Paolo Veronese, Il ratto d’Europa, 1578 circa, olio su tela, 235×296 cm, Fondazione Musei civici di Venezia

Come scrive Ferino – già direttrice della Pinacoteca del Kunsthistorisches Museum – nel catalogo edito da Skira: “Le donne muovono i primi passi verso l’emancipazione” e a Venezia, la Parigi libertina del Cinquecento, le donne dalla leggendaria bellezza vantavano condizioni speciali come i diritti sui figli, di gestione dei beni personali anche dopo la morte del marito e libertà sociali, inoltre potevano stipulare contratti, gestire attività. Sono un esempio Marietta Barovier (imprenditrice della sua azienda di vetri) o Elena Cornaro che fu la prima laureata al mondo nel Cinquecento, epoca in cui le donne cominciano ad acquistare una formazione umanistica che consente loro di cimentarsi in vari campi: poesia petrarchesca, orazioni, lettere, trattati, dialoghi e altro ancora.

Giorgione, Laura, 1506, olio su tela su legno di abete, 41×33,6 cm, Vienna, Kunsthistorisches museum

Le donne sposate avevano meno tempo da dedicare alla scrittura, molte letterate infatti erano nubili, vedove o sposate in età matura. Di nuovo a Venezia per le donne c’è che anche le cortigiane (prostitute di alto rango) potevano distinguersi grazie a una educazione elevata; è il caso di Tullia d’Aragona e Veronica Franco, che in una lettera ringrazia persino Domenico Tintoretto per averla ritratta. La padovana Giulia Bigolina è la prima donna a scrivere un romanzo, Urania, il cui manoscritto è conservato alla Biblioteca Trivulziana di Milano. L’autrice narra le vicende della protagonista che si traveste da uomo e inizia un viaggio avventuroso carico di avvenimenti insoliti. Fanno rumore il Trattato sulle donne di Moderata Fonti, e quello di Lucrezia Marinelli con il suo discorso su La nobiltà et eccellenza delle donne, intellettuali che mettono in discussione la superiorità dell’uomo e anticipano la querelle des fammes ancora attualissima. Anche Gambara Stampa mette in versi l’amore non ricambiato per Collaltino di Collato, che diventa il soggetto del desiderio nelle sue poesie, un pretesto per rovesciare i canoni della poesia petrarchesca, ed è tra le femministe ante litteram che aspirano a riconoscimento letterario. Anche le cortigiane a Venezia si differenziavano: oneste se colte e salottiere, “di lume” quelle che esercitavano il mestiere di strada; comunque tutte venivano rispettate, o almeno così raccontano le cronache dei tempi. Non sfugge tra un ritratto e l’altro di donne bellissime, quello di Isabella d’Este in nero (1534-1536 circa) di Tiziano, tra le committenti e mecenati dell’arte rinascimentale, eseguito dal pittore quando la marchesa di Mantova aveva già 60 anni, ma dipinta nel pieno della sua giovinezza; bella come desiderava essere ricordata. Il più delle volte Tiziano e altri pittori dell’epoca non conoscevano il vero aspetto delle donne che dovevano ritrarre e dunque si ispiravano ad altri dipinti o si usavano come modelle membri della famiglia: l’importante era rendere le committenti uniche e bellissime, come tutte vorremmo essere ritratte. Non si dimentica la fierezza di Eleonora Gonzaga della Rovere (1545 circa), ritratta da Tiziano proveniente dalle Gallerie degli Uffizi.

Bernardino Licinio, Giovane donna con il suo promesso sposo, 1520 circa, olio su tavola, 81,3×114,3 cm, Parigi, Galerie Canesso

Venezia opulenta, ricca e peccaminosa, non dominata dal Clero e dalla cultura neoplatonica fiorentina, aperta a intellettuali come Aretino, Pietro Bembo, Giovanni Della Casa, Sperone Speroni e Baldassare Castiglione non solo riconosce attitudini letterarie delle donne erudite ma, con Giorgione e Tiziano, rappresentanti del colorismo veneto, si cominciano a ritrarre nudi femminili non idealizzati, meno inarrivabili e più carnali, come lo si vede in mostra, e molto probabilmente hanno utilizzato come modelle ragazze del popolo.
Si coglie una ventata di naturale umanità nella Madonna col bambino (1510-1511) di Tiziano, una Vergine così soavemente materna, incastonata in un paesaggio bucolico al tramonto. Questa è la l’opera apre il percorso espositivo insieme a La tentazione di Adamo ed Eva (1550-1553) di Tintoretto, dalla prima sala Maria e Eva, figure dominanti dell’Antico e Nuovo Testamento che rappresentano due identità dell’immagine femminile nel contesto cristiano e sono archetipi della storia dell’arte come Susanna, Giuditta, Lucrezia che rappresentano l’onore, la castità, il coraggio e il sacrificio, e Maria Maddalena nella sua fase spirituale di penitenza. Anche Venere che nasce dal mare come Venezia diventa il simbolo della città e di tutte le donne dalle loro molteplici e diversificate qualità.

Tiziano, Ritratto di Eleonora Gonzaga della Rovere, 1537 circa, olio su tela, 114×103 cm, Firenze, Galleria degli Uffizi

Sorprendono i dipinti ispirati al mito, come le allegorie che diventano il pretesto per inscenare l’erotismo in modo nuovo, con la rappresentazione di gesti audaci ma non volgari. Così, a colpi di pennello, Venezia mette in scena una visione più profana che sacra della figura femminile, ma lo fa con eleganza sfrontatamente pudica nel rispetto della personalità della donna, come si vede nella Laura firmato e datato di Giorgione. L’opera è la prima del gruppo di belle veneziane a seno scoperto, diventata l’icona della serie “Apri il cuore”, come era conosciuto nella letteratura del tempo: per la curatrice non si tratta di cortigiane ma spose che aprono il cuore che nell’atto di scoprire il simbolo della sincerità, fedeltà in amore, oltre che un segno di consenso al matrimonio, di bellezza d’animo.
Una mostra unica perché oltre alla gender question mette in relazione pittura, letteratura, cultura, costume e società nel Cinquecento, rispondendo a un desiderio collettivo di bellezza, di poesia, di cultura: una preghiera di armonia.

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