27 novembre 2019

Gauguin a nudo alla National Gallery di Londra: scoppia la polemica

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Dovremmo dimenticarlo? La National Gallery di Londra dedica una grande mostra a Gauguin, svelando tutti i retroscena della sua condotta morale. È polemica

Paul Gauguin e il dr. Joseph Gouzer a Tahiti, 1896

La mostra “Gauguin Portraits”, organizzata dalla National Gallery di Londra e di Ottawa, offre un percorso nell’affascinante mondo simbolista creato dal filtro della particolare personalità di Paul Gauguin, esponendo per la prima volta un considerevole numero di suoi capolavori di ritrattistica, dagli albori nella Francia impressionista al periodo polinesiano. Ma l’esposizione ha scatenato una accesa discussione sulla moralità del Maestro e, in particolare, sui rapporti che era solito intrattenere con le giovanissime donne polinesiane.

Paul Gauguin, l’artista

Paul Gauguin nacque a Parigi nel 1848 e morì a Hiva Oa, isola dell’Oceano Pacifico, nel 1903. Fu il più grande rappresentate della corrente simbolista, avendo preso le distanze dalla “scontata” rappresentazione del reale dell’arte a egli contemporanea. Scelse una via di raffigurazione legata alle sensazioni dell’inconscio, che andasse oltre alla cultura visiva e approdasse nell’essenza profonda delle cose. Tramite un uso coloristico audace e irreale, Gauguin riuscì a trasmettere le sensazioni provate dallo spirito e dalla mente e non la semplice realtà di cui l’uomo si circonda e vuole circondarsi, mondo pregno di noioso benessere. Con questa convinzione, l’artista fuggì verso un luogo primitivo e libero da ogni legge approdando prima a Tahiti, nella Polinesia francese, per poi morire nelle lontane e isolate Isole Marchesi.

Paul Gauguin, ‘Christ in the Garden of Olives’, 1889. Norton Museum of Art, Gift of Elizabeth C. Norton 46.5 © Norton Museum of Art

Il percorso espositivo alla National Gallery di Londra

La mostra “Gauguin Portraits” si concentra sull’evoluzione artistica del Maestro, a partire dalla sua vasta produzione di ritratti, esponendo oltre 50 opere tra dipinti, acquerelli, stampe, disegni, schizzi, sculture e altri oggetti provenienti da illustri collezioni pubbliche e private. L’intento della mostra di Londra è dimostrare come Gauguin rivoluzionò il genere, rendendo suggestivo un volto in relazione ai simboli che gli si accostano, divenendo espressione dell’interiorità, dei tormenti e afflizioni della persona.

Meravigliosa e potente evocazione degli antenati nel Tehamana ha molti parenti, 1893, dell’Art Institute of Chicago, in cui ritrae la giovane fanciulla circondata da idoli e simboli della sua terra, mentre siede in un casto abito europeo a strisce, imposto dai dominatori. L’autoritratto Cristo nel giardino degli ulivi, 1889, della Norton Gallery of Art di West Palm Beach, palesa l’intenzione di porsi come un dio sofferente: raggiunge vertici qualitativi altissimi ma pecca di ubris oltre che di autoreferenzialismo.

In le Contes Barbares del Museum Folkwang di Essen la rappresentazione delle due giovanissime fanciulle crea scalpore e non per la loro nudità ma per l’approccio dell’artista, adulto occidentale che tratteneva relazioni con le ignare ragazze del luogo. La figura di uomo con barba e capelli rossi alle loro spalle, con sguardo assatanato, autorappresentazione delle sue colpe e dell’oscena bramosia, non mitiga la sensazione di “sporcizia”.

Gauguin amorale? Scoppia la polemica

Oltre al percorso artistico, la mostra a cura di Cornelia Homburg e Christopher Riopelle, riporta alla luce anche il suo personale senso dell’etica, a quanto pare discutibile. Infatti la National Gallery di Londra, ha voluto porre l’attenzione sui rapporti intrattenuti da Gauguin con le giovanissime fanciulle polinesiane che amava tanto ritrarre. Si tratta di ragazze dell’età massima di 14 anni, di persone prive di qualsiasi tutela e legge di fronte a un occidentale, che approfittò del suo status di straniero e della forza che poteva esercitare per ottenere libertà sessuali senza limitazioni e garantirsi la risoluzione delle sue più perverse fantasie.

Il profilo di Gauguin delineato dalla mostra di Londra è assolutamente riprovevole e ha condotto i curatori a riflettere se «Is it time to stop looking at Gauguin altogether?», come dice la voce nell’audioguida. E i visitatori sono rimasti allibiti. È giusto cancellare un artista perché era moralmente inaccettabile? Le didascalie sul muro lo ribadiscono, sottolineando che l’artista generò figli senza precauzioni né interesse, che sfruttò al massimo la libertà e il potere che deteneva.

«Era una persona molto complicata, impulsiva e insensibile», dice Riopelle, dichiarandosi «deluso» per il fatto che la sua necessità di creare opere d’arte «lo abbia portato a fare del male alle persone, o ad abusare di loro in una maniera così pessima». Concorda la curatrice Ashley Remer: «detto bruscamente, Gauguin è stato un pedofilo arrogante, paternalista e sopravvalutato. Se i suoi dipinti fossero fotografie sarebbero lavori molto più scandalosi e oggi non li avremmo accettati. Non dico però di tirare giù le opere dalle pareti: dico semplicemente che bisogna spiegare e rivelare tutto, ma proprio tutto, sulla persona».

Per la prima volta nella storia, un museo ha deciso di intraprendere, tramite un’esposizione perlopiù monografica, un’invettiva contro l’artista che espone, quasi un processo nei confronti della sua condotta, poiché «non è più eticamente sostenibile interpretare le opere nell’ambito di un vuoto estetismo: la posizione di un artista nei canoni occidentali non lo rende immune dai suoi obblighi morali», sostiene la museologa Janet Marstine.

Le opinioni sul caso

Partendo dal presupposto che le considerazioni caratteriali ed etiche possono non essere l’oggetto da mettere in primo piano nel corso di un’esposizione, è certo che gli studi atti a implementare l’apparato biografico sono sempre preziosissimi, per una conoscenza a tutto tondo della personalità dell’artista così come del suo modus operandi, due aspetti inscindibilmente legati. Caravaggio frequentava i bassifondi, le prostitute e si macchiò di omicidio, eppure è considerato il Genio del Seicento italiano. Le opere di William Shakespeare sono a tratti razziste e antisemite, nonostante egli sia il capostipite della letteratura inglese, come ricorda Steve Cuozzo sul New York Post. Egon Schiele rappresentava ragazzini nudi, anoressici e informi, storpiati dal suo sguardo di espressionista. Jean-Michel Basquiat era un eroinomane masochista…e si potrebbe continuare a lungo.

Il giudizio sulla persona può essere rilevante al punto da riconsiderare tutta la sua opera e l’immensa influenza che, in questo caso, Gauguin esercitò sull’evoluzione dell’arte del Novecento? Se fosse vivo, si potrebbe giudicare in relazione alle sue colpe. Ma considerando la situazione, rimane necessario studiarne il profilo, mettere a nudo la sua personalità, senza che ciò intacchi l’apprezzamento o meno della sua opera.

2 Commenti

  1. Veramente pessima questa nuova moda di applicare giudizi morali di oggi a artisti del passato. Nell’800 il concetto di ciò che era accettabile sessualmente era completamente diverso da quello che abbiamo oggi. L’immagine, il ruolo e la considerazione della donna, anche. Nell’800 la donna era assolutamente subordinata e non considerata un soggetto attivo né socialmente né sessualmente. La donna non aveva diritto di voto quasi ovunque, e la pedofilia era talmente socialmente diffusa che alcuni governi dovettero emanare delle leggi per frenare l’utilizzo dilagante di bambine minori di 12 anni nei bordelli! Stiamo parlando della civilizzata Europa, non dei Tropici. Questo ritratto postumo di Gauguin pedofilo vorace che va a Tahiti per abusare sessualmente delle bambine è una indecenza, vera immondizia. Gauguin non fece altro che fare alla luce del sole quello che tutti gli uomini della sua epoca facevano di nascosto. Anzi, almeno dando la dignità di moglie alle sue amanti egli diede loro una dignità superiore a quella di semplici oggetti di piacere che i ricchi borghesi di Parigi e Londra concedevano alle bambine di cui abusavano nei postriboli. L’arte con cui Gauguin ha immortalato le sue Tehamana e Tehura, e il rispetto e la comprensione dei “barbari”, e la difesa aperta dei loro diritti contro gli abusi dei coloni, per cui l’artista finì anche in prigione, ha provato un suo grado di coscienza e lotta civile assolutamente inedito per quell’epoca, in anticipo di almeno mezzo secolo rispetto ai movimenti di uguaglianza sociale e razziale degli anni ’60 del ‘900. E’ veramente inaccettabile che un museo importante organizzi una mostra importante con questi argomenti ignoranti e storicamente, oltre che scientificamente e oserei dire persino moralmente, aberranti.

  2. Perfettamente d’accordo con chi ne mette in luce e sottolinea l’aspetto etico. Il fatto di essere un artista apprezzato, e anche qui sarebbe opportuno aprire la discussione, non esime noi contemporanei dal poterlo giudicare per i reati che può avere commesso. Reati gravi. È un caso che le sue difese non vengano prese da donne? Così come non riusciamo più ad apprezzare quegli artisti conniventi con il regime nazista e fascista, mi sembra giusto che un pedofilo venga perlomeno additato per tale.

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