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L’Ottocento a Napoli: il nuovo allestimento alla Certosa di San Martino
Arte moderna
di redazione
Con l’apertura della nuova sezione permanente dedicata all’Ottocento, la Certosa di San Martino amplia in modo significativo il racconto della storia artistica di Napoli. 12 nuove sale, circa 200 opere tra dipinti, sculture, arti decorative e fotografie, restituiscono al pubblico un secolo decisivo per l’identità culturale e immaginativa della città, un secolo segnato da trasformazioni politiche, sociali e urbane che trovano nell’arte uno strumento privilegiato di osservazione e interpretazione.

Fondata nel 1325 per volontà di Carlo d’Angiò, la Certosa di San Martino è uno dei complessi monumentali più importanti della città. Nel corso dei secoli ha conosciuto ampliamenti e trasformazioni che ne hanno fatto un organismo architettonico stratificato, tra gotico, rinascimento e barocco. Divenuta museo dopo l’Unità d’Italia, San Martino custodisce alcune delle testimonianze più rilevanti della storia artistica napoletana: dalle collezioni di pittura seicentesca alle arti decorative, fino alle celebri raccolte legate alla tradizione presepiale. Tra i capolavori conservati spiccano le opere di maestri quali Jusepe de Ribera, Battistello Caracciolo, Massimo Stanzione, Giovanni Lanfrano, Luca Giordano, presenze centrali nella storia dell’arte, che testimoniano il ruolo della città come crocevia di linguaggi artistici.

L’introduzione dell’Ottocento nel percorso museale consente di leggere in continuità l’evoluzione dell’arte a Napoli. Il nuovo allestimento, progettato da Fernando Giannella e co-curato scientificamente da Isabella Valente, va a scandire un racconto ampio, che intreccia collezionismo, cambiamenti del gusto e pratiche artistiche. Le arti decorative – dalle porcellane della Real Fabbrica di Napoli alle maioliche, dai vetri ai coralli – aprono il percorso, restituendo l’immagine di una città colta e cosmopolita, profondamente inserita nei circuiti europei del Grand Tour.

Ampio spazio è dedicato alla pittura di paesaggio, che nell’Ottocento trova a Napoli uno dei suoi centri più vitali. Dai romantici scorci urbani e naturali di Pitloo, Gigante e della Scuola di Posillipo, fino alle tensioni realistiche della Scuola di Resina, il visitatore attraversa una città osservata tra i poli estremi e, in certi cosi, anche coincidenti, del lirismo e del documento. Il dialogo con le prime fotografie napoletane rafforza questa lettura, mostrando come il nuovo medium abbia contribuito a ridefinire lo sguardo sul reale e l’immagine della città.



Il percorso prosegue con il realismo e il verismo di Filippo Palizzi, Domenico Morelli e Antonio Mancini, fino a trovare un punto di particolare intensità nella sezione dedicata alla scultura, dominata dalla figura del grande Vincenzo Gemito. Le sue terrecotte, dense di vita e tensione psicologica, restituiscono un’umanità lontana da ogni idealizzazione eppure avvolta da una coltre quasi mitologica, perfettamente aderente allo spirito contraddittorio della Napoli ottocentesca.

L’apertura della sezione dell’Ottocento assume un valore ulteriore se letta in relazione al contesto in cui la Certosa si inserisce. A pochi metri di distanza sorge infatti Castel Sant’Elmo – sito che fa parte del nuovo polo dei Musei del Vomero, diretto ad interim da Luigi Gallo – altra architettura simbolo della città, che ospita al suo interno il Museo del Novecento a Napoli. Qui il percorso espositivo delinea con precisione l’evoluzione dell’arte del XX secolo, mettendo in luce il ruolo di Napoli come laboratorio attraversato da avanguardie, sperimentazioni e tensioni internazionali.

La contiguità fisica e la complementarità dei contenuti costruiscono oggi un itinerario ideale che consente di attraversare, in pochi passi, oltre tre secoli di storia dell’arte: dal Seicento di Ribera, passando per l’Ottocento appena riallestito a San Martino, fino alle ricerche del Novecento ospitate a Castel Sant’Elmo. Un sistema museale diffuso che rafforza la lettura di Napoli come città stratificata, in cui il patrimonio storico e artistico viene continuamente riletto, riattivato e messo in relazione con il presente.















