12 maggio 2023

L’Olympia di Manet volerà per la prima volta a New York

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Al Musée d'Orsay di Parigi e al Metropolitan di New York va in scena una grande mostra dedicata al rapporto burrascoso tra Édouard Manet ed Edgar Degas: tra i prestiti, anche la scandalosa Olympia

Édouard Manet, Olympia, 1863, Musee d'Orsay, Parigi

Farà il suo primo viaggio transoceanico a 150 anni dalla “nascita”: il prossimo autunno, l’Olympia di Édouard Manet, uno dei quadri più rappresentativi della storia dell’arte, realizzato nel 1863 e immediatamente circondato dall’alone di scandalo, volerà dal Musée d’Orsay di Parigi a New York. Ad accoglierla, a partire dal 24 settembre 2023, sarà uno spazio d’eccezione, il Metropolitan Museum of Art, in occasione di un’ampia e ambiziosa mostra dedicata al rapporto tra Manet ed Edgar Degas, attualmente in esposizione al museo parigino e supervisionata da Laurence des Cars, presidente-direttrice del Louvre.

Nati a soli due anni di distanza, l’uomo di mondo Manet (1832 – 1883) e l’introverso Degas (1834 – 1917) furono amici e rivali ed entrambi contribuirono in maniera determinante a rinnovare il pensiero, il metodo e il gusto della pittura in Francia e in Europa, mettendo in discussione tutti i canoni precedentemente utilizzati per la rappresentazione. Manet realizzò l’Olympia partendo dalla Venere di Urbino di Tiziano e passando dalla Maja desnuda di Francisco Goya e dalla Grande odalisca di Jean-Auguste-Dominique Ingres. Quando fu esposta, nel Salon del 1865, l’opera suscitò un clamore enorme e persino uno come Gustave Courbet, che certamente non poteva definirsi un artista allineato o tantomeno accademico, la condannò aspramente.

Ci rimase male anche Degas, che debuttò proprio allo stesso Salon del 1865, con un dipinto sul quale riponeva grandi speranze, Scene di guerra nel Medioevo, conosciuto anche come Le sventure della città di Orléans. Solo che l’opera fu ignorata dalla critica, completamente assorbita dalla scandalosa Olympia. Ma fu lo stesso Manet a incoraggiare Degas: i due si erano conosciuti nel 1862 e dopo quel Salon del 1865 anche Edgar capì che era arrivato il momento di un cambio di passo radicale, nel senso letterale del termine: fu infatti in quel periodo che iniziò a concentrarsi sulla rappresentazione della “vita reale”, iniziando a ritrarre orchestre e scene di balletti.

«Manet e Degas hanno prodotto alcune delle immagini più provocatorie e ammirate dell’arte occidentale», ha dichiarato il direttore del Met, Max Hollein. «Grazie alle loro opere presenti nelle collezioni del Met e del Musée d’Orsay, oltre agli incredibili prestiti da oltre 50 istituzioni e singoli collezionisti, questa mostra offre una nuova prospettiva avvincente sulla leggendaria coppia di artisti».

In esposizione al Met circa 160 lavori, tra dipinti e disegni, a delineare i percorsi tematici e cronologici di Manet e Degas, con un’enfasi sulle relazioni private, sull’ambiente intellettuale e sul contesto sociale e culturale che orientarono il loro rapporto. Oltre all’Olympia di Manet, il Musée d’Orsay presterà anche l’incredibile, potentissimo Ritratto della famiglia Bellelli di Degas.

Edgar Degas, Monsieur et Madame Edouard Manet, Kitakyushu Municipal Museum of Art

Tra le opere in mostra anche Monsieur e Madame Édouard Manet, opera attualmente nella collezione del Museo d’arte di Kitakyushu, in Giappone, e realizzata tra il 1868 e il 1869 da Degas, che la regalò all’amico. Nel dipinto, Manet è ritratto insieme alla moglie, intenta a suonare il piano. Solo che quest’ultimo non apprezzò molto l’omaggio, forse per un naso eccessivamente pronunciato della moglie Suzanne, che Degas non fece nulla per ammorbidire, visto che si parlava proprio di applicazione del realismo. E quindi Manet asportò dal quadro la parte incriminata e montò l’opera su un nuovo telaio. Inutile specificare che Degas ci rimase piuttosto male ma i due continuarono a essere legati, in qualche modo.

«Anche se rimane poca corrispondenza scritta tra Manet e Degas, la loro produzione artistica la dice lunga su come questi grandi artisti si siano definiti l’uno contro l’altro», ha commentato Stephan Wolohojian, co-curatore della tappa newyorchese della mostra. «Questa mostra è un’occasione unica per valutare la loro affascinante relazione attraverso un dialogo tra il loro lavoro».

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