23 novembre 2006

arteatro_danza Short Formats

 
Supereroi dotati di poteri invisibili per risolvere i problemi dei comuni mortali. Così i coreografi contemporanei cercano di combattere l’indifferenza del pubblico e l’invisibilità del fare arte. Tra guantoni da boxe e polli, ispettori Derrick e reality show…

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Nove giorni di spettacoli, tavole rotonde, seminari, masterclass. La rassegna Short Formats, giunta alla settima edizione, finanziata dal CRT Ente Promozione Danza e, per il secondo anno a cura della coreografa italiana Barbara Toma, ha offerto l’occasione per fare il punto sulle giovani leve (giovani? A 30/35 anni?) della coreografia italiana e internazionale. Per scoprire come i mille espedienti per sopravvivere e lottare contro l’invisibilità, finiscano per condizionare tout court lo stesso processo creativo. E ciascuno ha portato sul palco, e fuori, le sue esperienze personali e professionali: come la pila di curriculum inviati dal coreografo tedesco Martin Nachbar, prima scartati e adesso esibiti come trofeo. Nelle sue performance, la quotidianità e l’iterazione vengono analizzate e tradotte in danza: Nachbar si trasforma in un novello Ispettore Derrick per trovare le tracce del movimento e ricostruire il luogo del delitto/palco. Tutti elementi questi esaminati durante un seminario, in cui partendo da gestualità comuni si è sperimentato l’uso dello spazio e la creazione di una coreografia.
A proposito di quotidianità. Una festa di compleanno può essere il pretesto per indagare i rapporti di forza che si instaurano nella coppia, come nel duetto della compagnia Aline Nari (ex danzatrice Sosta Palmizi) e Davide Frangioni, in cui i due protagonisti a colpi di scimitarra e guantoni da boxe affrontano le loro solitudini con sottile ironia e senso di insostenibile leggerezza dell’essere.
Un danzatore-pollo. Su un palcoscenico buio e illuminato a gabbia su una porzione di spazio stretta come una stia, il povero animale in cattività cerca di sfuggire alle crudeli leggi del mercato di allevamento. La metamorfosi uomo/animale viene vissuta attraverso la lente deformante del cellophane dei grandi magazzini che avvolgono ogni merce, indistintamente. E l’atto eroico di ribellione diventa “movimento” di protesta contro il business che gira intorno alla morte. Degli animali e non.
Gianfranco Celestino
Grande presenza scenica, tecnica apprezzabile e forza espressiva di Wei Meng Poon, che danza per Roberto Zappalà, coreografo siciliano, l’assolo 1.Incompiuto. E per restare in oriente, grande successo anche per il portento giapponese, Kenzo Kusuda, già ospite l’anno scorso e che, quest’anno, ha presentato uno studio per una nuova coreografia che debutterà in Olanda al CaDance Festival.
Dalle venature più intimiste e introspettive l’assolo di teatro-danza dell’italiana Giovanna Velardi che nel suo Pupidda ou l’exil, affronta il tema delle radici, di riti siciliani fatti di bambole di zucchero, priapi con fallo di legno e traumi infantili che costringono la protagonista all’esilio. Di più forte attualità è il rapporto tra spettatori e reality show, proposto in chiave ironica da Vincenzo Carta, che offre al pubblico l’opportunità di decidere i contenuti dello spettacolo (costumi, musica, tema) attraverso un sondaggio in tempo reale al quale il performer con naïvetè e ingenua ironia si sottopone. Unico tentativo di astrattismo, con tocchi di espressività appena accennati, viene compiuto dalla compagnia genovese Lische, in cui si esamina il rapporto tra il danzatore e il suo abituale “compagno di lavoro”: lo spazio. Una performance di improvvisazione con musica dal vivo a cura di Marcella Fanzaga e alcune considerazioni a margine. Durante la tavola rotonda, dal titolo emblematico Uscire dall’invisibilità, a cui hanno preso parte gli operatori del settore, si sono affrontati i problemi della danza in Italia: mancanza di spazi e fondi, ruVincenzo Carta olo cenerentola della ricerca, inefficace distribuzione delle competenze. Ma è emerso anche un altro dato sconfortante: alcuni degli autori italiani presenti alla rassegna, lavorano all’estero. Nemo propheta in patria? si va all’estero perché lì tutto funziona meglio oppure perché una volta tornati in Italia è più facile trovare lavoro, data l’endemica esterofilia del nostro Paese? Insomma, una sorta di purgatorio artistico da scontare per entrare nel Eden Teatrale che abbiamo in Italia (!?!).
Eden o non eden, invisibilità o visibilità, sopravvivenza o oblio, non ci sono “ma” che tengano per la coreografia conclusiva della rassegna, Solo con piano di Gianfranco Celestino, uno giovanissimo ballerino/coreografo, ma dotato di una grande potenza tecnica ed espressività, affinate durante il periodo trascorso alla Folkwang Hochscule di Essen, Germania, più comunemente nota come la “scuola di Pina Bausch”. In questo “duetto” tra Celestino e il pianoforte, la musica diventa un interlocutore vivo, che richiama all’ordine il suo esecutore spaziale quando questi, dopo aver suonato, sta per andare via… Grazie alla preziosa collaborazione del musicista turco Emre Sevindik in consolle, il giovane coreografo sperimenta forme di viva interazione tra le note del piano e i passi di danza, spaziando dalle sonorità classiche fino a quelle più contemporanee e percussive. Finale col botto del festival e applausi meritati che, idealmente, vanno anche a tutti quegli italiani che provano coraggiosamente le loro vie artistiche fuori dai nostri confini…

costantino pirolo
spettacoli visti dal 13 al 21 ottobre 2006

arteatro è una rubrica a cura di piersandra di matteo


Short Format – The Invisible Power Kit
Festival internazionale della nuova danza
Crt Teatro dell’Arte
13 > 21 ottobre Milano
www.teatrocrt.it/short

[exibart]

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