12 marzo 2022

A Torino, l’esplorazione emotiva con la performance Amigdala

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Alle Officine Caos di Torino, la compagnia Sanpapié porta in scena un percorso di esplorazione delle sette grandi emozioni dell'animo umano: ce ne parla la coreografa Lara Guidetti

Venerdì 11 marzo 2022, alle Officine Caos di Torino, la compagnia milanese Sanpapié ha presentato Amigdala, performance site specific incentrata sul trauma e sui modalità in cui l’organismo risponde a esso, con la sua conseguente trasformazione. Abbiamo raggiunto Lara Guidetti, coreografa della performance, per farci raccontare di più.

Può parlarci del progetto Amigdala?

«Amigdala è l’ulteriore fase di una sperimentazione sulla danza in site specific e sulla ricerca di un senso di luogo inteso come contenitore di identità comuni e antidoto ad alienazione e isolamento. È la ricerca di una danza contemporanea che comunichi con chiunque.

Con Amigdala abbiamo ricercato un contatto non solo con i luoghi ma anche con i tempi che stiamo attraversando e che ci mettono di fronte a cambiamenti improvvisi, drastici, rapidi che ci impongono di riorganizzare i nostri sistemi: siano esso interiori, sociali o relazionali. Abbiamo indagato cosa accade nel corpo quando viene attraversato dalle sette grandi emozioni, comuni a tutti, che sono governate dalle amigdale cerebrali, come reagiamo, cosa sentiamo e che dinamiche creiamo nelle risposte che diamo. L’emozione è una sfera tanto personale quanto collettiva e cerchiamo di mettere queste due posizioni in relazione tra loro nello spazio pubblico, nel rapporto tra performer e spettatori attraverso l’esperienza di una danza diretta, senza filtri né artifici che mostri con grande onestà cosa ci accade quando sentiamo nello stesso modo».

Come vengono coinvolti gli spettatori nella performance?

«Gli spettatori seguono la performance con un sistema di cuffie silent-disco di cui spieghiamo loro, prima di partire, il funzionamento e le possibilità ovvero quella di muoversi liberamente nello spazio scenico, scegliere il proprio punto di vista, la distanza e muoversi con i performer al di fuori di spazi deputati. Proponiamo un’esperienza immersiva in cui ascoltare parole, suoni e musica mettendoli in relazione con immagini e sensazioni che arrivano dal muoversi in uno spazio concreto, urbano, quotidiano per poi invitarli dentro allo spazio della danza che usa la loro presenza come elemento determinante di relazione, stabilendo un contatto attivo non subordinato alla funzione di semplice osservatore. Allo spettatore viene chiesto di “esserci” in prima persona».

Progetti futuri?

«I progetti futuri sono molti e, come spesso ci accade, molto diversi tra loro perché focalizzati su pubblici e contesti differenti che determinano il focus della ricerca drammaturgica e coreografica. In particolare, il prossimo aprile, debutteremo a Milano a Campo Teatrale con l’opera Stabat Pater, co-produzione con la compagnia Alma Rosè che affronta il tema della disabilità visto con gli occhi dei padri combattenti che ogni giorno vivono con figli che non parlano, non pensano e non si muovono come gli altri. In scena un attore e un giovanissimo danzatore alle prese con una drammaturgia originale costruita sulle interviste a questi uomini straordinari».

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