01 agosto 2019

Cosa abbiamo visto al Santarcangelo Festival

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Cala il sipario sulla 49ma edizione di Santarcangelo Festival, la terza diretta dalla coppia Eva Neklyaeva e Lisa Gilardino. In attesa di scoprire la direzione che prenderà la prossima edizione curata dai Motus, quando si festeggeranno i cinquant’anni della manifestazione romagnola, è tempo di bilanci.

Fin dalla presentazione del programma di Contagious Energy, tema dell’edizione 2017, è stata chiara la direzione verso cui le due curatrici hanno spinto il festival: performativo e internazionale. Ma se in un primo anno di rodaggio il pubblico si è trovato spaesato tra sirenette e paesaggi sensuali, Cuore in gola – edizione 2018 – ha cercato un contatto con il reale. Toni più cupi e più radicali per performance e spettacoli in dialogo con il pubblico e con il presente.

Il triennio si è concluso con Slow & Gentle, un festival a doppia velocità in cui si sono alternati spettacoli di pochi minuti, come Sparks di Francesca Grilli, dove bambini bendati leggevano la mano agli spettatori, a esibizioni decisamente più lunghe, con un gesto ripetuto fino all’alienazione. Come Kiss, di Silvia Calderoni e Ilenia Caleo, dove 23 performer si baciavano a turno per diverse ore.

Il pubblico è stato quindi spinto a cercare un proprio ritmo e una propria dimensione fruitiva, in un festival che ha preferito il “fuoco d’artificio” al pensiero. Ecco che, in questo scenario, alcuni lavori sono emersi con maggiore forza proprio per la loro capacità di creare una storia. Come First Love, di Marco D’Agostin, autobiografia di un amore per la campionessa Stefania Belmondo, e Lighter Than Woman, di Kristina Norman, indagine sul mondo delle badanti pensando al percorso di Samantha Cristoforetti, ovvero, il sacrificio di una donna per l’affermazione lavorativa di un’altra.

Dopo un triennio di performance and party, per Santarcangelo Festival forse è arrivato il momento di tornare a investigare il rapporto con il reale da un punto di vista politico e sociale, prendendosi il tempo di riflettere e creare percorsi in cui anche il pubblico riesca a trovare una propria dimensione.

In alto: Dragon, descansa en el lecho marino, Veranos de la Villa. Foto Andrea Beade

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