03 maggio 2020

Nico, we trust you. Note a margine dopo quasi 24 ore di DOOU

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A mezz'ora dalla fine della sua DOOU Nico Vascellari abbandona la diretta. E con un colpo da maestro ci costringe a riflettere sul senso della fiducia, della resistenza e del coraggio

Nico Vascellari in un momento della performance DOOU
Nico Vascellari in un momento della performance DOOU

Alla fine la sua diretta, Nico Vascellari, l’ha abbandonata mezz’ora prima del previsto. Ma non importa, perché DOOU, l’azione-rituale di 24 ore per lanciare il canale CODALUNGA YouTube e una serie di futuri progetti in live streaming dallo spazio di Vittorio Veneto è destinato a lasciare, senza ombra di dubbio, un segno nelle esperienze dell’arte live degli ultimi anni.

I trusted you.
I trusted you.
I trusted you.

Se avete seguito anche solo per 10 minuti la performance DOOU, siamo sicuri che lo abbiate letto cantando. Sono le 20 (e qualche minuto) di un sabato di quarantena e la diretta su CODALUNGA ha inizio. Cavi e amplificatori sullo sfondo, una base musicale martellante, Nico Vascellari entra in scena con un microfono e si sposta, scalzo, da un punto all’altro del suo studio.

I trusted you.
I trusted you.
I trusted you.

Lo ripete in continuazione, come fosse un mantra, qualcosa da esorcizzare. In meno di venti minuti siamo in più di 600 a seguirlo quasi ipnotizzati, forse un po’ perplessi, eppure incapaci di lasciar perdere. «Ma dai, tutta questa pubblicità per cosa?», chiede qualcuno sulla chat. E ancora: «Non stiamo capendo?». Sì, stiamo capendo: la performance è tutta così. Cambia l’intonazione della voce, cambiano i movimenti che seguono le parole, a volte la base si ferma per poi ripartire dopo qualche secondo, ma la frase è sempre quella.

I trusted you.
I trusted you.
I trusted you.

È un leitmotiv che sa un po’ di preghiera, un po’ di rito, un po’ di richiesta di aiuto. Ci sono tutti gli ingredienti a cui l’artista ci ha abituati: il movimento continuo, il corpo, il suono che si fa simbolo e che sembra alludere ad altro, forse a una domanda, a una scena primaria che lo ha evocato. E in effetti la domanda iniziale c’è ed è nota, perché è rimbalzata per giorni tra i profili Instagram di VIP e di sconosciuti. DO YOU TRUST ME?

I trusted you.
I trusted you.
I trusted you.

Ci manca la storia però, ci manca il destinatario. A chi si rivolge? Chi ha tradito la sua fiducia, portandolo a rispondere con un verbo al passato? Mi fidavo di te, non mi fido più. Forse a qualcuno che prima della quarantena aveva promesso di non andar via, e poi invece è sparito? Forse a chi ci ha illuso che sarebbe andato tutto bene? A chi ci ha fatto credere che questo virus sarebbe passato da solo, come gli altri? O che il lockdown fosse davvero necessario? E chi lo dice, poi? Forse non c’è nessun significato, e noi lo stiamo soltanto proiettando su noi stessi, caricandolo del nostro vissuto, di quella volta in cui ci siamo fidati e poi siamo stati annientati, traditi, sfiniti.

I trusted you.
I trusted you.
I trusted you.

E senza accorgercene siamo diventati parte della performance, protagonisti attivi, perché ci siamo, ragioniamo, aspettiamo. Ci fidiamo. A volte, esasperati chiudiamo tutto, perché non troviamo il senso, basta. Ma sarà poi vero? Sarà davvero senza senso? E allora torniamo a collegarci, per vedere se qualcosa è cambiato, e siamo quasi confortati nel constatare che, no, è tutto come prima: Vascellari continua imperterrito il suo esperimento. L’esecuzione assume presto un sapore dadaista, sembra provocarci senza seguire nessi precisi. Ma noi ci fidiamo ancora, stiamo aspettando qualcosa.

I trusted you.
I trusted you.
I trusted you.

E intanto le ore passano e Vascellari è ancora lì – sera, notte, mattina, pomeriggio – a ripetere che lui si fidava. Non si muove più con la stessa energia, a tratti sembra voler abbandonare, qualcuno dice di averlo visto bere da una bottiglia d’acqua nascosta dietro la cassa [sì, lo abbiamo visto]. Eppure oscilla e ondeggia ancora, non sta mai immobile, continua instancabile il suo rito. Nulla lo ferma. Ricorda un po’ Chris Burden, quel gusto ossessivo di sfidare ogni limite umano, rasentando la follia. Ma può resistere così? È umano? Continuiamo a fidarci, un senso alla fine ci sarà, magari un colpo di scena. O forse no, e andrà bene così, perché allora avremo elaborato il nostro più intimo, personalissimo significato.

Il colpo di scena, appunto

A venticinque minuti dalla fine – proprio quando eravamo certi di tagliare indisturbati il traguardo delle 24 ore – Nico Vascellari, con un colpo da maestro, ha interrotto la diretta. E nella dimensione dello “spettacolo” ci ha confermato quanto sia difficile (e sconsigliato) riporre completa fiducia in qualcuno. Aveva un senso, sì: I trusted you.

Yes, we DOOU.

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