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Roma, Sherazade di Sara Ricciardi: design e performance allo Spazio Giallo Interiors
Arti performative
Sara Ricciardi ha radici salde nel mondo del design e una lunga esperienza nella creazione di progetti per gallerie, aziende e retail residenziali, e ha sempre mostrato una predilezione per la struttura performativa dello spazio e dell’oggetto. L’invito di Carolina Levi a concepire un progetto per Spazio Giallo è diventato l’opportunità ideale per esplorare il connubio tra design e performance teatrale in un contesto unico. Così, Ricciardi decide di reinventare il mito della protagonista de Le mille e una notte, trasformando Sherazade in un personaggio contemporaneo: «Diventa la luce dell’ascolto che dissipa il buio, è la rappresentazione dell’eterno femminino che desidera essere generativo, in cui ogni male è figlio e va traghettato verso un rapporto pacifico col potere del tono, della parola e della benevolenza».
La collezione dei ricami preziosi, esposta fino a fine febbraio, si integra perfettamente con la performance; ogni dettaglio sembra affascinare ipnoticamente lo spettatore, dalle lastre di paillettes e strass che adornano la floreal ball, arricchita da un meccanismo di rotazione e luci, alla “tiara”, agli orecchini, alle pettorine e a ogni singolo gioiello della collezione. Ogni elemento, realizzato a mano presso l’Atelier di Alta Moda di Milano Pino Grasso, diviene un’opera d’arte nell’opera d’arte, un inno alla forza dell’amore trasformato in poesia visiva.
Avvolta in questi gioielli luminescenti, la Sherazade di Ricciardi, è interpretata dall’attrice Sara Pantaleo, che appare imponente, bella, magnetica. Con la sua performance vuole scrutare l’essenza del femminile come un concetto universale; l’artista sottolinea infatti che «Il potere del femminile e del maschile in realtà non appartengono ai sessi uomo – donna, ma sono delle strutture che in realtà risiedono in ognuno di noi».
Il femminile si traduce in diverse forme, quali sessualità, ascolto, cura e percezione, trasformandosi in una gestazione dell’ascolto incarnata nell’immagine potente di Sherazade che si presenta come una sirena, un’immagine potente che riesce ad ammaliare le persone come il canto della sirena con Ulisse, per tenerti lì, presente e in ascolto, perché come afferma Ricciardi, «Oggi abbiamo bisogno di profondo ascolto verso l’altro, viviamo in trincee di chiusure lessicali». E così ci lascia trasportare in un racconto che è un flusso, non c’è inizio, non c’è fine.
Contrariamente all’immagine di una solitaria narratrice, quella di Sara Ricciardi è, però, una collezione di voci provenienti da esperienze e generazioni diverse, che sembrano sussurrarti all’orecchio per poi allontanarsi. Da questo deriva la scelta dei testi di Elisa Casseri, tratti dal suo libro Grand tour sentimentale, 90 racconti di italiani sconosciuti, con i quali la scrittrice imposta una lunga conversazione, ponendo domande intime e a volte spietate. E così che entriamo, come in un vertiginoso tuffo, in queste vite che sono anche le nostre; una voce plurale, che come la protagonista di mille e una notte, che racconta una serie di storie persiane, così la sua Sherazade è collezione di una pluralità di persone e si dona agli altri; in alcune voci ci riconosciamo, altre non le ammettiamo, altre ancora le allontaniamo, altre, forse, non sappiamo ancora se esistono.
La performance, con la regia e la voce di Simonetta Solder, immerge gli spettatori in uno spazio caldo, grazie anche al suono magistrale affidato a Lorenzo Danesin, e alle intense luci, sapientemente curate, da Marco Guarrera.
Sara Ricciardi, attraverso l’incantesimo di questo spazio, riesce magistralmente a dilatare il tempo, trasformando la protagonista delle mille e una notte in una figura viva e attuale. Un’esperienza che va oltre la narrazione, un viaggio che abbraccia il presente e il desiderio di un futuro intriso di amore e connessione.