26 gennaio 2024

Tra migrazione e identità, dal Libano al Metropolitan: intervista a Maamoun Tobbo

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In occasione di una performance al Metropolitan di New York, intervistiamo il regista, scenografo e costumista Maamoun Tobbo, per parlare di migrazione e identità, tradizione e innovazione

Maamoun Tobbo, ph. Francesca Magnani

Abbiamo incontrato Maamoun Tobbo, scenografo e costumista libanese diplomato a NYU alla vigilia del suo prossimo lavoro: preparare i costumi della performance che si terrà al Metropolitan Museum di New York, nella celebre ala egizia, un tempo l’ala Sackler. Lo spettacolo Westerly Breath consiste nel monologo dell’attore, musicista e attivista Hamed Sinno, anche lui libanese, voce e simbolo della comunità queer musulmana. Durante il nostro incontro Tobbo stava portando a termine la realizzazione di alcuni capi per una esposizione sotto il tempio di Dendur. Gli abbiamo rivolto alcune domande.

Mamoun Tobbo, ph. Francesca Magnani
Maamoun Tobbo, ph. Francesca Magnani

Qual è il tuo background?

«Il mio background è nel campo dell’architettura e della scenografia, ma sono anche un attore, un artista performativo e un regista. Ho lavorato come designer negli ultimi dieci anni e lentamente negli ultimi tre anni sono passato alla regia e alla performance. In questa produzione sono lo scenografo e il costumista».

Come si relaziona Hamed Sinno con la tua storia personale?

«La cosa interessante di questo progetto è che posso trovare molte somiglianze e uno specchio tra me e il performer perché veniamo entrambi dal Libano, ed entrambi abbiamo lo stesso background in quanto queer e musulmani. C’è molto parallelismo in questo, le nostre voci sono intrecciate, ma anche molto diverse».

Come sei stato coinvolto in questo progetto?

«Sono stato coinvolto in questo progetto quando sono stato contattato dalla regista, Tebi Taggar. Abbiamo collaborato insieme ad un progetto nel 2018».

Mamoun Tobbo, ph. Francesca Magnani
Maamoun Tobbo, ph. Francesca Magnani

Come riesci a trasmettere la tua filosofia e personalità nello stile dei capi?

«Ho provato a creare una sorta di kimono con un modello semplice ispirato alla tipica abaya, la tunica araba, ma provo a farlo in senso molto moderno e futuristico, pur mantenendo il senso tradizionale. Penso sempre: cos’è questa identità antica e moderna? Come possiamo trovare questa identità molto moderna in una risposta al nostro ambiente, e incorporare e integrare anche i nostri antenati? Ecco perché lo chiamo antico moderno, un design antico moderno. Stavamo lavorando solo con una tavolozza di colori oro, nero e argento».

Come siete riusciti a lavorare in team per la creazione dei costumi?

«In realtà, visti i tempi, ho avuto la fortuna di trovare grandi costumisti, giovani spiriti che mi sono stati davvero di grande aiuto perché non provengo da un background di costumista. Quindi loro erano più la mente tecnica mentre io ero più la mente creativa. Lavorare con loro mi ha aiutato tantissimo a continuare ad essere libero di pensare e progettare. Erano quasi angeli e ognuno aveva una spiccata creatività nel proprio mestiere, Levonah Hoffman con i copricapi, Edouard Ferrell con la creazione di modelli e ricami e Sabrina McDonald con il suo lavoro di designer curato e preciso».

Mamoun Tobbo, ph. Francesca Magnani
Maamoun Tobbo, ph. Francesca Magnani

Cosa c’è nella visione di Hamid Sinnoh che si integra nella tua esperienza?

«Hamid Sinnoh lavora nella musica e crea viaggi di narrazione attraverso il suono. Io immagino la creazione di una performance basata sul movimento, sulla poesia e sul teatro povero, il teatro povero di Grotowski. Quindi, penso che esista un punto in cui il lavoro di Hamid e il mio lavoro possono effettivamente incontrarsi, e spero che questo svilupperà una collaborazione creativa più ampia».

Maamoun Tobbo
Maamoun Tobbo, ph. Francesca Magnani

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