29 settembre 2025

Israele sarà alla Biennale Arte 2026, con un padiglione provvisorio all’Arsenale

di

La Biennale di Venezia conferma la partecipazione dello Stato alla 61ma Esposizione d’Arte. Ma non nello padiglione progettato da Zeev Rechter nel 1952 e oggi chiuso per ristrutturazione

Alla Biennale Arte 2026, Israele ci sarà ma non nei Giardini: la 61ma edizione dell’Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia vedrà lo Stato ebraico partecipare con un padiglione alternativo all’Arsenale, nelle Sale d’Armi, uno spazio di circa 230 metri quadrati messo a disposizione dalla Fondazione Biennale. La decisione arriva dopo mesi di incertezza, seguiti alla chiusura del padiglione israeliano, rimasto serrato per tutta l’edizione 2024 a causa delle proteste che chiedevano un cessate il fuoco a Gaza e ufficialmente chiuso dal 2025 per lavori di restauro. L’annuncio è arrivato in Italia attraverso Art Not Genocide Alliance – Anga, collettivo internazionale che già nel 2024 aveva promosso il più grande corteo di contestazione nella storia recente della Biennale.

Il padiglione nazionale di Israele ai Giardini era stato inaugurato nel 1952 su progetto dell’architetto Zeev Rechter, una delle figure centrali del modernismo israeliano, pochi anni dopo la fondazione dello Stato, proclamato nel 1948. Lo spostamento della sede non è un unicum nella storia recente della Biennale. Anche altri Paesi hanno temporaneamente presentato i propri progetti all’Arsenale: c’era stata la Repubblica Ceca, che negli anni Novanta aveva utilizzato spazi alternativi prima del recupero della sede ai Giardini, quindi il Canada durante la ristrutturazione del suo padiglione risalente agli anni Cinquanta e anche la Svezia che, nel 2022, aveva scelto l’Arsenale per motivi organizzativi.

Tuttavia, mentre in quei casi le motivazioni erano strettamente tecniche o logistiche, la vicenda israeliana richiama l’esistenza di un evidente contesto politico, simbolico ed etico, in un momento in cui il massacro in Palestina e le sue conseguenze sul piano internazionale hanno raggiunto un livello di grande tensione.

In un post sui social, ANGA ha definito «Inaccettabile» la decisione della Biennale di «Fornire una piattaforma a uno Stato responsabile di genocidio, occupazione e apartheid», annunciando nuove mobilitazioni e un possibile boicottaggio «Totale» della 61ma edizione se non verrà escluso Israele.

Il Ministero della Cultura e dello Sport israeliano ha pubblicato il bando per selezionare artista o curatore solo il 27 agosto 2025, con scadenza fissata al 28 settembre. Un mese appena per presentare candidature e predisporre progetti, un arco temporale molto ridotto rispetto alla complessità che di solito caratterizza la preparazione di un padiglione nazionale. Lo stesso bando specifica che il budget e l’allestimento saranno definiti dal Ministero e soggetti all’approvazione dei fondi statali per il biennio 2025-2026, segnalando ulteriori margini di incertezza.

La Biennale, dal canto suo, ha ribadito che la partecipazione è aperta a tutti i Paesi ufficialmente riconosciuti dall’Italia che ne facciano richiesta. Ma la gestione del padiglione israeliano si preannuncia, anche per il 2026, un banco di prova delicato per la manifestazione veneziana, che già due anni fa aveva dovuto fronteggiare contestazioni e una militarizzazione dei Giardini.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui