12 aprile 2022

Alcune opere tornano in Russia, altre no: le posizioni di Francia e Finlandia

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La linea discontinua dell’Europa in materia di restituzioni delle opere d’arte in prestito dalle collezioni della Russia: mentre la Francia usa il pugno di ferro, la Finlandia accorda il permesso

Il Presidente Macron alla mostra "The Morozov Collection: Icons of Modern Art"

Le opere in prestito alla Fondazione Vuitton di Parigi, provenienti dalle collezioni pubbliche e private della Russia, rimarranno in Francia, almeno fino a quando non cambierà la situazione in Ucraina. Si tratta dei dipinti esposti nella grande mostra “The Morozov Collection: Icons of Modern Art”, visitata in questi mesi e fino alla sua chiusura, il 3 aprile, da più di 1,2 milioni di persone. La maggior parte delle opere prestate proviene dalle collezioni della Galleria Statale Tretyakov, del Museo Statale di Belle Arti Puskin e dell’Ermitage di San Pietroburgo e doveva tornare nei musei in Russia ma il ministero della cultura francese ha deciso di usare il pugno di ferro, nell’ambito delle sanzioni economiche volte a indebolire la posizione di Vladimir Putin. La decisione peraltro va nella direzione opposta a quella ufficializzata dall’Unione Europea che, l’8 aprile, in un avviso, ha specificato che «I beni culturali in prestito nel contesto dei piani di cooperazione culturale con la Russia dovrebbero essere esentati dalle sanzioni», rispondendo così in maniera indiretta anche al Codacons, che pochi giorni fa aveva richiesto al Governo Italiano di applicare il Decreto Legge 109 del 2007.

Già applicato per altri beni sequestrati agli oligarchi russi, come yacht e immobili, il decreto detta le misure per «Prevenire, contrastare e reprimere il finanziamento del terrorismo e l’attività dei Paesi che minacciano la pace e la sicurezza internazionale», prevedendo il «Congelamento» di fondi e risorse economiche, cioè «Il divieto, in virtù dei regolamenti comunitari e della normativa nazionale, di trasferimento, disposizione o, al fine di ottenere in qualsiasi modo fondi, beni o servizi, utilizzo delle risorse economiche, compresi, a titolo meramente esemplificativo, la vendita, la locazione, l’affitto o la costituzione di diritti reali di garanzia».

Ma se l’Italia si è mostrata più morbida in materia di restituzioni, i cugini transalpini insistono sulla linea dura e almeno tre delle opere in esposizione alla Fondation Vuitton per la mostra dedicata alla storica Collezione Morozov, incentrata principalmente sull’Impressionismo e assemblata dai fratelli Mikhail e Ivan Morozov tra ‘800 e inizio ‘900, potrebbero rimanere ancora per diverso tempo in Francia. Una delle opere bloccate è un autoritratto del pittore ucraino e russo di formazione – come spesso è capitato nella storia – Pyotr Konchalovsky, di proprietà di Petr Aven, oligarca russo e appassionato collezionista d’arte. Aven è un nome notissimo della filantropia, faceva parte dei board della Tate e della Royal Academy, incarichi che ha lasciato in queste ultime settimane, a seguito delle sanzioni subite per i suoi legami con Putin.

Pare che un’altra opera bloccata in Francia sia un ritratto di Margarita Morozova realizzato da Valentin Serov, tra i postimpressionisti russi più apprezzati e originali, che però apparterrebbe alla collezione del Museo delle Belle Arti di Dnipro, in Ucraina. Ancora una volta, le strade si incrociano. Il Ministero della cultura francese ha affermato che la decisione di conservare il dipinto è stata presa su richiesta delle autorità ucraine e rimarrà in Francia fino a quando non si concretizzeranno le condizioni per organizzare la restituzione in piena sicurezza.

Torneranno invece in Russia le opere bloccate in Finlandia dai funzionari della dogana. L’annuncio è stato dato dal Ministero degli Esteri finlandese. Dipinti e sculture, per un valore complessivo di 46 milioni di dollari, erano in transito per il territorio finlandese e tra queste opere figurano anche quelle provenienti dall’Italia, precisamente dalle Gallerie d’Italia di Milano di Intesa Sanpaolo e dal Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Udine. Le opere sono state quindi sequestrate al confine, con l’accusa di violazione delle sanzioni. Ma a seguito del parere dell’Unione Europea, che ha di fatto modificato le sue norme per esentare i beni culturali dalla lista dei beni sanzionabili, la dogana ha rilasciato i permessi necessari per autorizzare l’esportazione delle opere.

Insomma, mentre è stato piuttosto semplice sequestrare super yacht e mega ville, in materia di beni culturali sembra non essere stata ancora trovata una linea comune. Fatte salve le istanze autonome dei vari Stati dell’Unione Europea e la sostanza particolarmente complessa della quale sono fatte le opere d’arte rispetto ad altri oggetti – anche dal punto di vista burocratico, le opere d’arte afferiscono a una categoria diversa – potrebbe essere utile, in futuro e anche a prescindere da situazioni di crisi del genere, avere delle regole chiare e inderogabili.

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