27 giugno 2023

Furti all’Antiquarium di Agropoli: polemica sulla gestione dei siti considerati minori

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Il recente caso dei furti di reperti archeologici conservati all’Antiquarium di Agropoli riapre la questione sulla gestione dei siti culturali delle piccole realtà e meno battuti dalle grandi rotte turistiche

Antiquarium comunale di Agropoli

Se qualcuno prova a incidere un nome su un muro del Colosseo, si alza – giustamente – un polverone mediatico, con interventi e dichiarazioni di ministri, sindaci e autorità di ogni ordine e grado (ne scrivevamo ieri, a proposito di un recente atto vandalico). I grandi attrattori culturali, come appunto l’Anfiteatro Flavio, sono sottoposti a grandi fattori di stress, in primis per l’afflusso massiccio di visitatori ma, d’altra pare, possono godere anche di un’attenzione speciale. Ma cosa succede agli altri siti che, pure di pregio, si trovano al di là delle rotte più battute? Lontano dai riflettori può succedere di tutto e nel silenzio. Nelle scorse settimane, varie testate locali hanno aperto il vaso di Pandora dell’Antiquarium di Agropoli, museo civico i cui reperti, nel corso di un lasso di tempo difficilmente precisabile, sarebbero stati oggetto di furti.

Attualmente chiuso al pubblico, l’Antiquarium si trova all’interno di Palazzo Coppola e vi sono conservate le testimonianze più antiche dell’insediamento, dalla Protostoria al Medioevo. I reperti archeologici provengono da donazioni di privati e dall’attività del “Gruppo Archeologico Agropoli”, con il patrocinio della Soprintendenza per i Beni Archeologici di Salerno, e dell’École Francaise de Rome, che ha realizzato campagne di scavo all’interno del castello, in località S. Marco di Agropoli, Vigna Grande e Torre S. Marco, Sauco, presso Punta Tresino. Tra i pezzi più significativi, numerose anfore recuperate in mare e datate tra il VII e il IV sec. a.C., ancore in pietra e in piombo di età greca e romana, un sarcofago marmoreo scolpito con scena dionisiaca e un’epigrafe cristiana.

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Antiquarium comunale di Agropoli

Secondo quando riportato da fonti locali, sono 12 i reperti che mancherebbero all’appello ma, per il momento, si sa poco altro sugli esecutori o sui mandanti, così come sulle motivazioni: furto messo a segno su commissione per il mercato nero, oppure “semplice” souvenir? Come spiegato dal sindaco Roberto Antonio Mutalipassi, contattato da Fanpage, non risulterebbero segni di effrazione. Sulla vicenda, Pino Bicchielli, deputato e vice presidente di Noi Moderati alla Camera nonché membro della commissione Difesa e Antimafia, ha presentato un’interrogazione parlamentare. Attualmente, sono in corso le indagini dei Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Napoli, guidati dal comandante Massimiliano Croce.

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Antiquarium comunale di Agropoli

La questione dell’Antiquarium di Agropoli è dunque emblematica, a rappresentare una situazione complessa che, prima di tutto, è una sfida politica. Rimanendo nell’ambito del sistema museale statale (l’Antiquarium, come si scriveva, è un museo del Comune), come rendere sostenibile ed efficace la gestione delle Direzioni Regionali, che si trovano a controllare decine di musei dalle finalità eterogenee e sparsi sul territorio, molto spesso con poche risorse economiche e di personale? È la grande questione aperta dalla cosiddetta Riforma Franceschini del 2014, che intervenne direttamente nell’organigramma gestionale del Ministero, istituendo i siti dotati di speciale autonomia, come gli Uffizi di Firenze, il Museo di Capodimonte di Napoli e il Parco Archeologico di Pompei. Per il momento, non è ancora chiara la posizione del Ministro Gennaro Sangiuliano ma è un nodo che il suo dicastero non potrà evitare.

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