05 settembre 2022

Il Metropolitan di New York restituisce 21 reperti archeologici all’Italia

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Torneranno in Italia i 21 reperti entrati nella collezione del Metropolitan Museum di New York in circostanze illecite: il valore dei beni ammonta a circa 10 milioni di dollari

Un altro passo in avanti, nel lungo e complesso processo di restituzione dei beni culturali trafugati, saccheggiati o esportati in circostanze poco chiare. E se a compierlo è il Metropolitan Museum di New York, allora è tanto più significativo: 27 opere d’arte antiche, tra diademi, elmi, statue e vasi, sequestrate negli ultimi sei mesi a seguito di ricerche e indagini sulla collezione dell’importantissimo museo statunitense, torneranno ai loro legittimi proprietari. Sei all’Egitto, per un valore complessivo di circa 3,2 milioni di dollari, e ben 21 all’Italia, per un valore stimato di 10 milioni di dollari. Le opere saranno restituite in occasione di una cerimonia, che si svolgerà questa settimana.

Come riportato dal New York Times, alcuni di questi reperti sono transitati per mani di persone già a lungo sospettate di traffici illeciti, come Gianfranco Becchina. Imprenditore e proprietario di aziende e società attive in settori diversi, dal cemento ai generi alimentari, nel maggio 2022 gli sono stati confiscati beni per circa 10 milioni di euro, tra cui il settecentesco palazzo dei Principi Tagliavia Aragona Pignatelli di Castelvetrano, due aziende, 38 fabbricati, 4 automezzi e 24 terreni. Sospettato di legami con le cosche mafiose, Becchina ebbe fortuna grazie al commercio illegale di reperti archeologici.

«Per oltre un trentennio Becchina avrebbe accumulato ricchezze con i proventi del traffico internazionale di reperti, molti dei quali clandestinamente trafugati nel più importante sito archeologico di Selinunte da tombaroli verosimilmente al servizio di Cosa nostra», scrivevano i giudici della sezione misure di prevenzione. «Emblematico è risultato il ruolo del mercante d’arte nella custodia di migliaia di reperti archeologici risultati provenienti da furti, scavi clandestini e depredazioni di siti, stipati in cinque magazzini individuati a seguito di rogatoria internazionale nella città elvetica di Basilea». In Svizzera, infatti, Gianfranco Becchina aveva aperto una ditta, la Palladion Antike Kunst, per il commercio delle opere.

Insomma, un curriculum di tutto rispetto ma, secondo quanto emerso dalle indagini statunitensi, gran parte delle opere rintracciate era entrata nella collezione del Metropolitan prima che Becchina fosse incriminato. Dal museo hanno chiarito che le informazioni relative ai reperti italiani sono state rese disponibili solo recentemente dagli investigatori, spiegando di aver accordato la massima collaborazione alle autorità e garantendo che l’esame delle acquisizioni è diventato più rigoroso negli ultimi 20 anni.

Tra gli oggetti più preziosi, una tazza in terracotta del 470 a.C, valutata 1,2 milioni di dollari, portata negli Stati Uniti direttamente dalla galleria svizzera di Becchina nel 1979. Ma le vicende illecite che si intrecciano sono varie: un’altra opera, una statuetta di terracotta di una divinità greca risalente al 400 a.C., è un regalo fatto nel 2000 da Robin Symes, un antiquario britannico coinvolto nella vendita di una statua gigante di Afrodite acquistata nel 1998 dal Getty Museum per 18 milioni di dollari e poi restituita all’Italia nel 2007.

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