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Il Parco Romantico Magnani-Rocca: un viaggio tra tre secoli di natura e arte
Beni culturali
Il parco Romantico della Fondazione Magnani-Rocca torna al suo antico splendore: è l’unico giardino storico italiano che conserva tre secoli di stili paesaggistici. Riaperto al pubblico dopo impegnativi interventi di restauro finanziati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) svoltasi tra il 2024 e i primi mesi del 2025, l’antico giardino ritorna finalmente alla sua forma originaria, incorniciando in un verde vivo la maestosa villa. Segnalato come maggior intervento di restauro paesaggistico dell’Emilia-Romagna, conta oltre 900 alberi di 37 specie botaniche, 3 alberi monumentali protetti, 8000 nuove piante di oltre 100 specie diverse. Sono dodici ettari profondamente restaurati, che seguono i disegni e progetti storico-artistici originali del grande parco: coesistono il giardino romantico all’inglese, il giardino formale all’italiana e il nuovo giardino contemporaneo.

La Fondazione Magnani-Rocca, che sorge in località Mamiano di Traversetolo, nel cuore della campagna parmense, è una delle più importanti istituzioni artistiche d’Europa nella quale sono presenti – in collezione permanente – capolavori di Monet, Renoir, Cézanne, Goya, Tiziano, Van Dyck, de Chirico e una raccolta di cinquanta Morandi, oltre che ad avere un puntuale programma di mostre temporanee che si svolgono durante l’anno. Il parco, oltre ad offrire una degna cornice a questi capolavori d’arte, diventa anch’esso parte integrante di un progetto di valorizzazione culturale e paesaggistica, permettendo ai visitatori di immergersi in una dimensione naturale in cui l’architettura del giardino viene riscoperta tramite secoli e luoghi.

Lungo i sentieri del Parco di Mamiano si ammira un’armonica convivenza dei momenti più alti dell’Arte del Paesaggio occidentale; il parco conserva l’eredità del generale Filippo Paulucci delle Roncole, che nel 1819 creò il primo giardino formale, trasformato poi dalla visione romantica di suo figlio Alessandro e della moglie Marianna Panciatichi tra il 1850 e il 1860, e completato da Luigi Magnani negli anni ’60 del Novecento con un raffinato giardino all’italiana di ispirazione rinascimentale. Sotto questi alberi monumentali e tra i sentieri tracciati, hanno passeggiato Giorgio Morandi, Eugenio Montale, Giuseppe Ungaretti, Alberto Moravia, Italo Calvino, Giacomo Manzù e la Principessa Margaret d’Inghilterra. Il parco conserva la memoria di questi incontri che hanno fatto di Mamiano un crocevia culturale cosmopolita, dove arte, letteratura e natura si fondevano in un dialogo unico.

“Restaurare un giardino storico è un gesto di cura, di ascolto, di memoria. È raccontare — con fiori, sentieri e alberi — la storia di una dimora e delle persone che l’hanno abitata, amata, trasformata” racconta Elisa Marmiroli, agronoma paesaggista, che insieme all’architetto Alberto Bordi ha guidato il restauro del Parco Romantico. Quando si parla di restauro, dopotutto, è quasi naturale associarlo ad interventi legati all’architettura, alla pittura, scultura, in generale al prodotto umano inteso come ex-novo.


Questo nuovo importante restauro, invece, oltre che alla restituzione di una fruibilità paesaggistica al pubblico, attira su di sé l’attenzione – molto spesso secondaria – legata all’architettura della natura, disegnata da rami intrecciati e vasti campionari di foglie e tonalità, dove il tempo si dilata e ritorna al suo ritmo originario e silenzioso. Qui l’uomo ascolta e asseconda un patrimonio che è vivente ed organico, in cui la cura significa anche biodiversità: la fauna selvatica protetta include pavoni, volpi, fagiani, lepri, scoiattoli, rospi, rane e numerose specie di picchi, rendendolo un vero e proprio museo di vita a cielo aperto. La documentazione si estende anche al patrimonio lasciato da Marianna Paulucci, la prima naturalista italiana a imporsi nel consesso accademico esclusivamente maschile a livello internazionale, che ha lasciato uno straordinario lavoro scientifico e uno dei primi ritratti fotografici di giardino in Italia: la documentazione fotografica ha permesso di reintrodurre nel Parco Romantico alcune specie coltivate nell’Ottocento.














