21 novembre 2020

Il polittico di Pietro Lorenzetti torna ad Arezzo dopo un lungo restauro

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Dopo un lungo e accuratissimo lavoro di restauro durato sei anni, il Polittico della Madonna con Bambino di Pietro Lorenzetti torna a casa, nella chiesa di Santa Maria della Pieve ad Arezzo

Il Polittico di Pietro Lorenzetti dopo il restauro
Il Polittico di Pietro Lorenzetti dopo il restauro

Ci sono voluti sei anni per riportare il polittico di Lorenzetti al suo splendore originale, un restauro lungo e difficile per una delle opere più importanti del Trecento toscano che, finalmente, conclusi i lavori, torna a casa, sull’altare maggiore della chiesa di Santa Maria della Pieve ad Arezzo. L’opera di Pietro Lorenzetti, raffigurante la Madonna con Bambino, Santi, Annunciazione e Assunzione, fu realizzata tra il 1320 e il 1324 e commissionata dal vescovo Guido Tarlati. Dipinta a tempera su tavola con fondo oro è una delle rare testimonianze del periodo di opera che si trova collocata ancora nella sede per la quale fu concepita. È una pietra miliare non solo del percorso artistico di Pietro Lorenzetti ma anche della pittura senese e dell’arte medievale.

Il polittico ha una storia particolare e complessa: il dipinto è privo di numerose parti originarie, come la predella che Vasari ci descrive come contenente «molte piccole figure, di grande bellezza e condotte con buonissima maniera». Ha perso anche la cornice monumentale, che la rendeva una grande macchina autoportante, e le due colonne laterali con sei figure dipinte per ciascuna. Mancano anche i pilastrini tra gli scomparti che terminavano in pinnacoli. Tuttavia, grazie alle numerose testimonianze, gli studiosi sono stati in grado di ricostruire lo sfarzo originario che doveva contraddistinguerlo. In quest’ottica, è fondamentale sottolineare il restauro recente, che è riuscito a rendere giustizia a un’opera che rischiava di rimanere abbandonata.

Storia dei restauri precedenti

Il restauro recente è particolarmente significativo, poiché l’ultimo intervento risale al 1976, quasi quarant’anni fa. Lo scopo dell’intervento compiuto dal team di R.I.C.E.R.C.A era di revisionare l’ultima operazione degli anni Settanta, stabilirne lo stato di conservazione e procedere alla pulitura dei fondi oro.

Il polittico subì una prima pulitura alla fine dell’Ottocento durante i lavori all’interno della chiesa. Ma un vero e proprio intervento di restauro risale solo agli inizi del Novecento. Successivamente, nel 1976, fu necessario un ulteriore restauro a causa di un folle che tentò di bruciare il capolavoro, durante il quale si scoprì che l’opera doveva avere dimensioni maggiori rispetto ai quasi 294 cm di larghezza odierni. Durante i lavori si evidenziò che l’incendio aveva guastato solo il retro della tavola e la struttura in legno, e che la superficie pittorica era stata danneggiata in passato con puliture aggressive e vernici pesanti.

Le indagini preliminari, cominciate nel 2014, hanno evidenziato come l’ultimo restauro abbia lasciato alterazioni e segni che hanno contribuito alla formazione di una patina marrone su tutta l’opera che non era stata pulita adeguatamente.

Il restauro odierno e il rinnovato splendore del Polittico di Lorenzetti

Prima del restauro vero e proprio sono state condotte numerose indagini scientifiche di tipo ottico e fisico non invasivo che hanno portato alla scoperta di nuove informazioni sulla tecnica esecutiva di Lorenzetti, sulla carpenteria e sui pigmenti utilizzati.

L’intervento è consistito in un’importante e delicatissima operazione di pulitura al microscopio della superficie pittorica e di consolidamento e messa in sicurezza della struttura. Infatti, l’attenzione si è concentrata sul supporto per migliorarne la resistenza alle variazioni climatiche all’interno della chiesa e verificarne la funzionalità. Ogni anta è stata trattata per impedire attacchi di insetti xilofagi ed è stato eseguito il taglio delle traverse, che le ha rese nuovamente autonome.

La pulitura ha permesso di recuperare le tinte cangianti e le straordinarie decorazioni a mano libera del pittore senese, restituendo così una complessiva leggibilità e lucentezza dell’opera. Questa è stata una fase problematica, eseguita in due stadi: il primo ha rimosso gli strati dell’ultimo restauro rilevando estese aree di pittura e fondi oro con cospicui strati di sporco e patinature antiche alterate dal tempo che hanno richiesto una seconda fase di pulitura più attenta, che ha dati i risultati maggiori. Il polittico è stato pulito con soluzioni acquose, emulsioni e solventi organici, per concludersi con la stuccatura delle lacune tramite colori ad acquarello.

Inoltre, il gruppo di restauratori ha avviato uno studio e una ricerca per ricostruire la cornice monumentale avanzando un’ipotesi di ricomposizione, tramite disegno digitale, che permettesse di restituire le dimensioni e proporzioni originali corrette del polittico con le sue dovute spaziature. Gli esperti e i tecnici hanno concordato di ridurre l’operazione al solo recupero della larghezza dell’opera, aggiungendo dei listelli dorati che separano le varie parti del polittico, riconducendolo così alla misura originaria in larghezza.

Il restauro del Polittico di Lorenzetti è stato eseguito e totalmente autofinanziato, a partire dal 2014, dallo studio aretino R.I.C.E.R.C.A, composto da un team tutto al femminile, a cui si è aggiunto, nel 2017, il sostegno di Art Angels Arezzo Onlus, associazione che si occupa della tutela, valorizzazione e conservazione del patrimonio artistico del territorio. L’associazione è riuscita a coinvolgere la Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze e anche numerose aziende del territorio aretino, fondi e cittadini privati italiani e stranieri, apportando così un contingente e sostanzioso contributo.

Le restauratrici sottolineano come questo sia stato un vero e proprio “caso”, che ha suscitato l’interesse di tutto il mondo dell’arte e la partecipazione di diversi specialisti e conservatori di museo che hanno visitato il laboratorio durante il restauro del Polittico di Lorenzetti e offerto il loro contributo. Il laboratorio è stato organizzato dalle restauratrici Paola Baldetti, Marzia Benini e Isabella Droandi come un’occasione didattica e di coinvolgimento delle scuole di Arezzo e degli studenti universitari italiani e stranieri insieme ai loro docenti.

La ricostruzione e il montaggio dell’opera in situ vogliono recuperare la funzione e l’aspetto che doveva avere l’opera di macchina monumentale scenico-devozionale.

Non si fermano le azioni per continuare a salvaguardare e migliorare l’opera: è in corso una campagna di raccolta fondi per ovviare alla costruzione di un nuovo supporto dell’opera in acciaio per sostenere l’opera sull’altare e provvedere a un impianto di illuminotecnica all’altezza dell’opera. A cui ognuno di noi può contribuire tramite una donazione sulla piattaforma GoFoundMe. Un’ occasione per il cittadino di manifestare il proprio coinvolgimento per un’opera restituita al pubblico che altrimenti sarebbe andata perduta. La vicenda ci comunica quanto sia sempre più demandato allo sforzo di privati e cittadini il recupero di ciò che appartiene alla comunità culturale.

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