31 marzo 2010

fino al 18.IV.2010 Marino Mazzacurati Reggio Emilia, Chiostri di San Domenico

 
Il nomadismo espressivo di Marino Mazzacurati negli anni della Scuola Romana. Tra pittura, scultura e arti applicate. Fino al monumentalismo del dopoguerra e alla scoperta di Ligabue...

di

La mostra emiliana indaga la personalità e l’opera del
pittore-scultore Marino Mazzacurati (San Venanzio di Galliera, Bologna, 1907 – Parma, 1969), meglio
conosciuto per i monumenti d’interesse pubblico realizzati nel dopoguerra. Attività,
quella monumentale dello scultore, che pone sempre in evidenza gli scostamenti
stilistici e compositivi di queste opere nei confronti di quelle realizzate con
più libera ispirazione.
L’avventura monumentale di Mazzacurati ha inizio sul
finire degli anni ’30, quando gli viene commissionata una scultura destinata a
ornare il Foro Italico (il loco è documentato da Alfonso Panzetta su Eterni
Atleti
, 2005; ma
perché collocarlo in catalogo al Circolo del Tennis di Roma?): Il giocatore
di tamburello
, in
marmo statuario, rifinito nel 1942 nel laboratorio Bibolotti di Carrara. Dopo
la fine del conflitto seguono diverse opere celebrative “di gusto
decisamente realista

(Rosanna Ruscio), Marino Mazzacurati - Natura morta con teschio - 1931 - olio su tela - cm 90x81,5come quelle dedicate Al partigiano di Parma (1954) – in mostra sono esposti i
bozzetti in gesso delle due figure che lo compongono -, alla Resistenza di Mantova (1961), e il monumento
dedicato alle Quattro giornate di Napoli (1964).
Un percorso accidentato quello di Mazzacurati, non solo
per la sua indole monumentale, ma anche per il tralasciare a un certo momento
la pittura per dedicarsi alla scultura, quando nella prima aveva già raggiunto
interessanti esempi, nel Ritratto d’uomo (1930), nei magici disegni a inchiostro e china (Sirene, 1931) ispirati ai Canti
Orfici
di Dino
Campana, nelle pitture a olio Natura morta con teschio (1931) e Nudo rosso (1936), intrise delle infuocate
coloristiche di Scipione, e ne La Maison Tellier (1936), moderna e azzardata nelle quinte sceniche e che
s’avvicina alle atmosfere dei malfamati interni di Ziveri.
La frequentazione del miglior ambiente artistico della
Capitale gli dà modo di stringere amicizia con artisti come Scipione e Mario Mafai, che trasmettono tracce
emozionali ed esecutive nella sua pittura, all’inizio affannata da volontà
neo-metafisiche (Natura morta con filosofo, 1926) e da iconici spaesamenti carraiani, nell’Incontro
con Rachele e Giacobbe
(1927) e nei disegni dell’anno successivo.
Nell’attivarsi alla scultura tra il 1937-38, le prove più
interessanti sono raggiunte con una sintesi formale impreziosita nei
particolari (Conte N, 1941), alle quali seguono composizioni di corpi avvinghiati e agitati,
che nelle positure fanno pensare all’Ercole e Anteo del Pollaiolo, impostate dalla fresca e solida
plasticità (Lottatori, 1942),
che storicamente è seguente al magistero e agli esempi di Rodin, conosciuti durante un viaggio a
Parigi.
Marino Mazzacurati - La Maison Tellier - 1936 - olio su tela - cm 61,5x79
L’avvento della guerra stravolge l’espressività dello
scultore emiliano, che pare ossessionato dagli orrori che ne consegue, tanto da
spingerlo a modellare altorilievi affogati da cumuli di corpi straziati,
infoibati nelle superfici tragiche dei piani (Sotto i bombardamenti, 1943; La strage degli innocenti, 1944; L’Apocalisse, 1951).
Sul finire della sua attività, sotto consiglio di Argan, tenta
di riappropriarsi del mezzo pittorico. Ne scaturisce una forzata astrazione,
fredda e non sentita, estranea alla sua natura.

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giorgio nenci
mostra visitata il 19 marzo 2010


dal 6 marzo al 18 aprile 2010
Marino
Mazzacurati – La felicità della compiutezza espressiva
a cura di Silvana Bonfili e Anna Paola Agati
Chiostri di San Domenico
Via Dante Alighieri, 11 – 42100 Reggio Emilia
Orario: da martedì a venerdì ore 16-19; sabato, domenica ore 10-13 e 16-19
Ingresso libero
Catalogo
Palombi
Info: tel. +39
0522456477; musei@municipio.re.it;
musei.comune.re.it

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