Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
In occasione di Art City la sede di Palazzo De’ Toschi Banca di Bologna ospita la prima personale di Erin Shirreff in Italia, a cura di Simone Menegoi. L’artista canadese presenta due opere inedite realizzate per questa mostra, riunite in un percorso espositivo che si snoda in due stanze dalla diversa dimensione e illuminazione.
Nella prima sala lo spettatore si trova immerso nella videoinstallazione Son, composta da un video proiettato sui due lati di una tela di grandi dimensioni sospesa nel centro della stanza. Lo spazio è completamente oscurato e l’unica fonte luminosa è rappresentata dalla proiezione, il cui titolo Son – in italiano “figlio” – secondo l’artista volutamente gioca con la semi-omofonia che nella lingua americana lo rende così simile al termine “sun”, ovvero “sole”. Ma se la luce e l’atto della proiezione intrinsecamente rappresentano la base dell’opera, sono anche temi affrontati concettualmente da Shirreff. L’intero video è difatti contraddistinto dalla presenza di una grande sfera nera che nel corso delle oltre due ore di video subisce piccole modifiche nelle frequenze cromatiche e nell’intensità della luce, restringendosi e illuminandosi ai bordi, mentre intorno rimane l’oscurità e talvolta appaiono scene raffiguranti lo studio dell’artista.
In un’opera dallo stile piuttosto ermetico sono riuniti, come in un collage, spezzoni di video registrati negli Stati Uniti durante l’ultima eclisse totale avvenuta nel luglio del 2017, caricati dagli autori online e recuperati successivamente da Shirreff, con altri video registrati dalla stessa artista. Un cut-up che riunisce visione interiore ed esteriore di un evento cosmico analizzato da un punto di vista che non è storico e anedottico, bensì critico e capace di cogliere e far riflettere sulle aspettative della società statunitense. L’opera tende ad oscurare per rivelare un elemento subliminale come il forte desiderio provato da un’intera collettività di vivere a pieno un momento definito irripetibile dalla propria società, al punto da congelare la propria vita per pochi minuti o da mettersi su mezzi di trasporto per raggiungere il punto ideale da cui guardare. Oscurando il mondo, i pochi secondi che scandiscono l’avvenimento dell’eclissi illuminano strategie sociali su cui si dovrebbe riflettere prendendosi più tempo, come quello più dilatato suggerito da Shirreff che fa ricoprire il pavimento dello spazio espositivo con un grande tappeto, per accogliere gli osservatori in uno spazio di riflessione.
Erin Shirreff, Son, 2018. Video, colore, muto, in loop © Erin Shirreff
La visione è ancora centrale nella seconda opera in mostra Many moons collocata su una bassa e ampia base al centro della seconda stanza, dalle dimensioni più modeste ma dall’atmosfera meno intima. Many moons è composta da una serie di sculture in gesso ricoperte da graffite, ottenute come calchi da una serie di differenti ma riconoscibili contenitori per generi alimentari, come vassetti di yogurt, bicchieri, piatti, cartoni per il latte e ovviamente bottiglie di bibite di marchi commerciati a livello globale. Il calco però immancabilmente evoca la mancanza della matrice originale, alludendo al procedimento fotografico del negativo. Collocati in posizione eretta, poggiano su una tovaglia realizzata con pagine del New York Times imbevute nella graffite e quindi all’apparenza più statuarie e solide di normali pagine di quotidiano. Vicini al piedistallo, tre lampade da studio fotografico accese illuminano questo palco dedicato alle forme del quotidiano cristallizzate in una loro reinterpretazione che le rilegge sfasandone i confini tra lo stato solido degli oggetti e quello immateriale delle rappresentazioni simboliche. In un immaginario che accenna alle nature morte del maestro bolognese Giorgio Morandi stimato da Shirreff, l’artista costruisce una personale visione dell’arte caratterizzata da complessi passaggi tra tecniche e allusioni di stampo citazionistico, intrecciandone le sorti ad una concezione collettiva e mediatica della comunicazione nella cultura statunitense ai tempi del presidente Trump.
Alessandra Franetovich
mostra visitata il 2 febbraio
Dal 2 febbraio al 4 marzo 2018
Erin Shirreff
Salone Banca di Bologna, Palazzo De’ Toschi, Bologna
Piazza Minghetti 4/D, Bologna
Info: 051/6571111, eventi@bancadibologna.it