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Prime nazionali e creazioni site specific, artisti internazionali e talenti emergenti, per esplorare le visioni più sperimentali nel campo – ma anche al di là – della danza e delle arti performative. Dal 27 settembre al 22 novembre 2025, gli spazi di Sa Manifattura a Cagliari ospitano la nuova edizione di Fuorimargine festival, promosso dal Centro di Produzione di danza e arti performative della Sardegna.
Come far esplodere gli stereotipi
«L’attuale tempo di sopraffazione e deprivazione, manovre torbide e ressentiment psicologico, rancori politici e iniquità sociali, non sembra indicare via di scampo», così le direttrici artistiche di Fuorimargine Momi Falchi e Giulia Muroni sintetizzano l’orizzonte del festival.
«Tuttavia la capacità creativa di tratteggiare e ridisegnare i confini dei mondi dichiara la vivace – e nondimeno gioiosa – volontà di costruzione che Fuorimargine continua a mettere in campo. Più idee che risorse, maggiore investimento nelle alleanze di senso, reti fertili di collaborazione, danno forma e specificità a un progetto che assume tinte ancora più vivide, verso una proposta sperimentale nelle arti performative, capace di intercettare i turbamenti del presente, restituendo scenari ibridati, soggettività perturbate, paesaggi non conformi, identità di genere che fanno esplodere il tetto degli stereotipi.
La prima testimonianza di una donna nella storia del pensiero occidentale risiede nelle risa di una servetta tracia che, irriverente, schernisce il sistema di potere (Platone, Teeteto, 174 A.C.). Ci appropriamo di questa eredità, con la fiera consapevolezza di saper guardare in profondità orizzonti mutevoli e scrivere atti radicali di reimmaginazione».

Fuorimargine Festival 2025: gli spettacoli in programma
Il 27 settembre apre Cry Why di Moritz Ostruschnjak: un duetto per due danzatori, due pianoforti, due pattini inline e un pianista (il compositore Reinier van Houdt). In scena Miyuki Shimitsu e Guido Badalamenti si muovono tra dualismi, innesti coreografici ed ecosistemi sonori che oscillano tra sperimentale e pop, lip sync ed echi cyberpunk. Ostruschnjak mette a nudo ruoli di genere e gerarchie di significato, smontando immagini familiari in un mondo post-umano.
Il 7 e 8 novembre approda per la prima volta in Sardegna Sweat baby sweat (2011) del coreografo belga Jan Martens: un duetto intimo e provocatorio sull’amore, che fonde forza acrobatica e fragilità emotiva, rivelando, nella lentezza e nell’intensità dei gesti, la fatica delle relazioni umane.
Il 28 settembre prima nazionale di SentimentalStudio 1 di Cristina Kristal Rizzo, liberamente ispirata a Il Giardino di Derek Jarman e a Il matrimonio del cielo e dell’inferno di William Blake: una figura sola attraversa lo spazio componendo danze istantanee, tra privato e pubblico, speranza e disperazione.

Il 3 e 4 ottobre Manifestum di Jacopo Jenna indaga l’etimologia del manifestare: una coreografia per tre danzatorə che parte dal movimento delle mani, ibridando pratiche della street dance – tutting, fingering, popping, waving, voguing, flexing – in figurazioni in costante mutazione.
Il 7 ottobre, prima nazionale per Il Margine di Kelly Ardens, in cui si racconta, in forma autobiografica e processuale, la salute mentale dal punto di vista di una soggettività borderline: un cantiere aperto tra canzoni, tarocchi, pastelli, sigarette e ciglia finte, per ripensare narrazioni e legittimità delle differenze. Il 9 e 10 ottobre, Daniele Ninarello presenta Healing together, nato durante il lockdown: i performer costruiscono un «Corpo collettivo» come forma di protesta e cura, rinunciando al controllo per una danza vibrante tra vulnerabilità e comunità. Il 10 e 11 ottobre, Gianmaria Borzillo porta Femenine, ispirato all’omonima composizione e alla vita di Julius Eastman, un confronto con la memoria queer e l’eredità di una generazione segnata dall’AIDS.

Il 25 e 26 ottobre, Ilenia Romano presenta Strings, dialogo estemporaneo tra un unico “strumento corpo” e il contrabbasso di Voyage that never ends di Stefano Scodanibbio, per un’esperienza sensoriale che esplora assonanze, dissonanze e risonanze tra suono e movimento. Nelle stesse date debutta Pas Moi di Diana Anselmo, coproduzione su poteri e dispositivi audisti/fonocentrici all’origine dell’industria audiovisiva, un immaginare “più in là” della mancanza d’udito, oltre gli automatismi culturali.
Il 31 ottobre e 1 novembre Elisa Sbaragli firma Se domani, domanda coreografica sulla relazione dell’umanità con la crisi: la catastrofe diventa corpo, suono e spazio, per aprire nuove ipotesi di sopravvivenza e relazione.
L’1 e 2 novembre arriva CRY VIOLET di Panzetti / Ticconi (duo Ginevra Panzetti e Enrico Ticconi) con musica originale di Teho Teardo: un fiore estinto come metafora di una comunità sospesa tra colpa e riparazione (o greenwashing), tra rituali di espiazione e seduzione della responsabilità. L’8 e 9 novembre Roberta Racis presenta lo studio di Nulla dies sine linea – studio (produzione Fuorimargine), dove la pratica coreografica incontra il whipcracking con Mordjane Mira: lo schiocco della frusta, spogliato da stereotipi, diventa atto di libertà e resistenza, manifesto fisico e femminile.

Il 14 e 15 novembre Sara Sguotti firma Dedica, site specific con musica dal vivo di Pierpaolo Vacca, mentre il 15 e 16 novembre tornano gli Appunti per il sole di Daniele Albanese con Fabio Pronestì, Diego Spiga e le musiche di Simon Balestrazzi, pulsazioni sonore e corpi in relazione per ridefinire, in senso primordiale, la percezione della danza.

Il 20 novembre prima nazionale per KaraOCHE di Lucia Di Pietro: un karaoke impossibile, con un’oca, un’aragosta, una tacchina arrosto e una custode di cigni, che rovescia simbolicamente l’identità, dando voce a soggettività eccentriche e marginalizzate.
Il 22 novembre chiude Comeback di Fabritia D’Intino & Agnese Banti: tra archivi sonori e pratiche coreografiche, un attraversamento delle iconografie musicali, politiche e religiose per interrogare i meccanismi di idolatria dell’Occidente contemporaneo.














