03 aprile 2022

L’inesauribile e ripetitiva energia di Hofesh Shechter, al Comunale di Vicenza

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Nell’ambito di Danza in Rete Festival, la giovane compagnia Shechter II porta “Contemporary Dance 2.0” al Teatro Comunale di Vicenza, in prima assoluta, tra rock e adrenalina pura

© Todd MacDonald

Una danza energica, dai ritmi tribali, percussivi, con esplosioni di frenesia cinetica alternata a improvvisi e brevi momenti di stasi, caratterizza gran parte dello stile di Hofesh Shechter. Quello del coreografo israeliano-londinese è inconfondibile, specie da quando il suo lavoro più celebre Political Mother – più simile a un concerto rock che a uno spettacolo di danza contemporanea – lo lanciò, nel 2010, sulla scena internazionale.

La sua è una danza sempre trascinante, per quel tratto istintivo, pulsante, viscerale, che scorre nei movimenti a raffica, ondulanti e a scatti dei danzatori, con le gambe dinoccolate, le mani sfarfallanti, le braccia alzate come a invocare, supplicare o arrendersi, e i corpi ingobbiti sagomati nell’illuminazione potente di fari che penetra dall’alto fendendo la persistente foschia. Se poi aggiungiamo la partitura musicale elettronica, martellante e ripetitiva con lievi variazioni, composta dallo stesso coreografo, sembra di aver visto tutto quello che già conosciamo del suo linguaggio.

© Tom Visser

Così è anche nel nuovo lavoro “Contemporary Dance 2.0” (prima mondiale al Comunale di Vicenza, nell’ambito di “Danza in rete festival”), originariamente creato per il Göteborgs Operans Danskompani nel 2019, e completamente ripensato per la Hofesh Shechter CompanyShechter II di giovani danzatori in formazione. La sensazione è di un dejà vu, che non riserva particolari sorprese, e con delle sequenze coreografiche che ci sembrano riprese da precedenti creazioni. L’insieme risulta un collage di stati d’animo. Il clima è da discoteca, dove, all’euforia generale, subentrano momenti di calma, e, al ritmo incalzante, richiami alla musica hip-hop, folk, e al jazz. Dei cartelli alzati con scritto Pop, Con sentimento, Mother, La fine, indicano il succedersi delle quattro parti danzate, scandite dai decibel reboanti della musica, alternata a un suono ovattato e a improvvisi silenzi. Scorre adrenalina pura tra i caroselli di gruppo e quelli individuali, tra i segni comportamentali di sobbalzi, strisciamenti a terra, corse in tondo, disgregazioni e ricomposizioni continue dei danzatori dai colorati costumi di strada.

© Tom Visser

Non poteva non entrare, nel riallestimento dello spettacolo, il sentore della brutale realtà del nostro presente e il voler celebrare la vita, il bisogno di fratellanza e di solidarietà contro lo sfaldamento e l’orrore. Sembra dirci anche questo l’inneggiare gestuale o gli abbracci mancati, il continuo marciare e girare sul posto suggerendo una comunità affiatata e confinata, e l’irrompere improvviso della musica di Bach. Più espressamente lo dice, verso il finale, quel cartello con il simbolo “Make Love not war”, che diventa manifesto di denuncia della guerra, mentre l’affermazione della libertà dell’essere umano lo dice la danza finale sulle note di My way di Frank Sinatra, con gli stessi movimenti della coreografia iniziale modellati sulla melodia della celebre canzone.

Dopo il debutto al Teatro Comunale di Vicenza e al Comunale Pavarotti-Freni di Modena, “Contemporary Dance 2.0” è in tournée al Théâtre de la Ville-Théâtre des Abbesses, Parigi, dal 31 marzo al 10 aprile; e al Theatre Royal, Plymouth, UK, 20 e 21 aprile. Per rimanere aggiornati sugli spettacoli teatrali e di danza in cartellone sui palchi di tutta Italia, potete seguire la nostra nuova rubrica “In scena“.

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