13 gennaio 2022

Nel labirinto del Minotauro interiore, al Teatro Rifredi di Firenze

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Per la compagnia COB Opus Ballet, la coreografa Arianna Benedetti rilegge il mito della leggendaria creatura metà toro e metà uomo: il debutto al Teatro Rifredi di Firenze

Il labirinto. Il mito di Arianna e il Minotauro, di Arianna Benedetti. Ph. Enrico Gallina

Un uomo con un gigantesco gomitolo rosso in spalla attraversa la scena. Un altro con in testa delle vistose corna infiorate che presto le verranno tolte. Altri personaggi sfilano in successione, tra cui una figura femminile con una lira, l’antico strumento musicale. Dei lunghi fili rossi tesi e intrecciati sovrastano orizzontalmente la scena. Il rimando visivo all’argomento della nuova coreografia di Arianna Benedetti per la Compagnia COB Opus Ballet – diretta da Rosanna Brocanello -, è immediato: “Il labirinto. Il mito di Arianna e il Minotauro”. Il titolo dice già la chiara narrazione della leggendaria creatura metà toro e metà uomo fatta rinchiudere da Minosse dentro un labirinto, e con Teseo avventuratosi per sconfiggerlo, aiutato, per non smarrirsi, dal filo della giovane amata Arianna.

Il labirinto. Il mito di Arianna e il Minotauro, di Arianna Benedetti. Ph. Salvatore Abrescia

Bagliori rossi, corridoi luminosi, buio, luci nette e addensamenti chiaroscurali segneranno i diversi quadri della narrazione; infine, minute torce elettriche tenute in mano da esploratori in candidi body, romperanno la densa foschia che chiude lo spettacolo: segno della ritrovata via d’uscita dal dedalo esistenziale. La rilettura che, del mito, fa la coreografa livornese, è un viaggio mentale e spirituale per ritrovare se stessi, origine e fine di una metamorfosi collettiva in cui ravvisiamo il nostro tempo segnato dalla costrizione di doverci isolare l’uno dall’altro e, nello stesso tempo, il bisogno di specchiarci l’uno nell’altro, e in noi stessi. Suggestioni attuali anche riguardo al “labirinto” pandemico in cui siamo finiti senza saperlo, e senza sapere quale sarà la via d’uscita.

Il labirinto. Il mito di Arianna e il Minotauro, di Arianna Benedetti. Ph. Enrico Gallina

La lotta di Teseo contro il Minotauro sappiamo che, a un livello simbolico, riflette il viaggio dell’eroe per superare i suoi impulsi bruti, istintivi, addentrandosi nel labirinto del suo inconscio per vincere la sua natura animale e ritrovare la libertà. È materia suggestiva, quindi, di indagine artistica anche per un coreografo. A ispirare Benedetti, dall’acuto e riconoscibile stile contemporaneo, hanno concorso la gigantesca scultura labirintica di Italo Lanfredini installata a cielo aperto tra i monti Nebrodi a Fiumara d’Arte, la cui forma è il simbolo archetipo di un percorso fisico, ma anche interiore; e, soprattutto, il racconto di Friedrich Dürrenmatt nel suo “Minotaurus. Eine Ballade” del 1985, libro che è di per sé la descrizione di una danza. Il Minotauro dello scrittore svizzero, creatura terrifica e insieme innocente, impaurita e sola, è imprigionato in un intricato gioco di specchi, dibattendosi alla ricerca di una via d’uscita, in primo luogo da se stesso. E nel turbine d’immagini in cui si perde, e si scopre, il mito rifulge di nuova luce.

Benedetti fa dei quattro protagonisti – il Minotauro, Arianna, Teseo e il Filo – i diversi riflessi di una stessa persona e ne scandaglia i lati oscuri, il tormento, la paura, l’amore, la gioia, la malinconia, il coraggio, compresa una dose d’ironia. Sono gesti all’unisono specchianti l’uno nell’altro; energici e morbidi duetti di lotte; assoli frenetici, quartetti e gruppi distinti o in assetto selvaggio; avanzamenti carponi e moti a terra, tra veglia e frenesia; reiterazioni di braccia e di gambe in stile break e hip hop; rotture di linee diagonali e battiti che assecondano reminiscenze tribali.

Il labirinto. Il mito di Arianna e il Minotauro, di Arianna Benedetti. Ph. Salvatore Abrescia

Così i danzatori tessono una scrittura in movimento densamente espressiva e di raffinata fattura dettata da una drammaturgia musicale ad hoc composta dai suoni distorti e dalle vibranti, percussive, poi melodiose musiche di Massimo Buffetti, contaminate da citazioni di Claudio Monteverdi – lo struggente “Lamento d’Arianna” -, Pergolesi e Oake. I corpi vigorosi degli otto danzatori creano varchi mentali e zone interiori, fino al raggiungimento, forse, di quell’aspirazione al sublime, guardando infine in alto mentre respirano all’unisono. Da citare tutti gli interpreti: Aura Calarco, Matheus De Oliveira Alves, Sofia Galvan, Emiliano Candiago, Ginevra Gioli, Stefania Menestrina, Riccardo Papa e Frederic Zoungla, i costumi di Santi Rinciari, e il lighting design di Laura De Bernardis. Lo spettacolo ha debuttato al Teatro Rifredi di Firenze.

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