22 novembre 2023

Una danza di potenza al femminile: Martha Graham Dance Company a Bologna

di

La storica Graham Dance Company porta al Teatro Comunale di Bologna la sua danza di gioia, per rileggere il mito attraverso la chiave di una potenza al femminile

Martha Graham Dance Company, Lamentation con Eleonora Abbagnato © Andrea Ranzi
Martha Graham Dance Company, Lamentation con Eleonora Abbagnato © Andrea Ranzi

Pioniera della modern dance, Martha Graham (scomparsa nel 1991, a 96 anni) nella sua lunghissima carriera ha lasciato un segno indelebile di creatività e di innovazione. Con la sua tecnica unica, la composizione e il peculiare vocabolario di movimento, Graham «Ha messo a nudo le profondità delle emozioni umane», radicando le sue opere nei contenuti sociali, politici, psicologici e sessuali contemporanei. La Martha Graham Dance Company, con i suoi 97 anni di attività, oggi diretta da Janet Eilber, è la compagnia di danza più longeva, “sopravvissuta” negli Stati Uniti. Che continua a girare il mondo. Ospite della Stagione del TCBO – Teatro Comunale di Bologna, unica tappa italiana di un tour europeo, la Compagnia (rappresentata in esclusiva per l’Italia da Daniele Cipriani Entertainment) ha presentato un programma con quattro diversi titoli: una combinazione del repertorio e nuove commissioni a coreografi contemporanei. E solleva domande sull’eredità Graham.

Martha Graham Dance Company, Lamentation con Eleonora Abbagnato © Andrea Ranzi

In pratica: come unire vecchio e nuovo? Risponde, in parte, Canticle for innocent comedians, definito dalla stessa Graham «Una danza di gioia, in lode del mondo mentre ruota». Creato nel 1952, ispirato da un poema di Ben Belitt, celebra i diversi elementi della natura: Sole, Terra, Vento, Acqua, Fuoco, Luna, Stelle e Morte. Di questo lavoro poliedrico si è persa traccia ed è rimasta solo una registrazione frammentata con il duetto Moon, unica coreografia sopravvissuta. Janet Eilber ha affidato a diversi coreografi di reinterpretare l’originale progetto stilistico, creando ciascuno una delle otto vignette dell’opera. Nell’eclettico assemblaggio si ravvisano elementi della tecnica tipica di Graham solo nel pezzo di apertura, con tre formazioni a gruppi – i cui corpi, dalle lunghe vesti colorate, esalano fumo, rappresentando il Sole che sprigiona calore -, e in quello finale con tutta la compagnia, mentre gli altri titoli rimangono puri esercizi di stile per duetti, terzetti e gruppi.

Martha Graham Dance Company, Canticle for innocent comedians © Andrea Ranzi

Nel mezzo, da ricordare: un assolo silenzioso – il Vento, di Sir Robert Cohan, danzato da Laurel Dalley Smith – nel quale il corpo si fa musica; il terzetto di esultanza frenetica del Fuoco, con la coreografia di Yin Yue; e l’intenso duetto Moon con Eleonora Abbagnato, special guest della compagnia, in coppia con Lloyd Knight. Abbagnato è stata anche l’interprete di Lamentation (1930), il folgorante assolo che Graham aveva ideato sul proprio corpo esaltando l’espressività del busto lungo e flessibile, espressione della sofferenza del lutto di una donna o la sofferenza del lutto stesso. Il brano è un archetipo di dolore che si concentra nella figura triangolare di una donna seduta su una panca e imprigionata in un costume elastico viola che la fa sembrare una madonna spigolosa, scheggiata dal dolore in più direzioni. L’apertura della serata è stata con un altro titolo storico, del 1947: Errand Into the Maze, sulla musica dissonante di Gian Carlo Menotti, ma senza la famosa scenografia di Isamu Noguchi (una scultura in legno intagliato a due punte con una scala di corda) andata distrutta durante l’alluvione dell’uragano Sandy nel 2012 insieme ai costumi.

Martha Graham Dance Company, Canticle for innocent comedians © Andrea Ranzi

Ricostruita e ridisegnata da Maria Garcia (costumi) con le luci di Lauren Libretti, la danza esplora un viaggio dentro sé stessi, tipicità del lavoro di Graham di scavare psicologie profonde riconfigurando i miti tragici in modo da rendere le donne, forti e vendicative, il fulcro delle coreografie. E così è nella storia del Minotauro, con Arianna, e non più Teseo – diversamente quindi dal mito originale -, che entra nel labirinto per uccidere il mostro, seducendolo prima. Della scenografia, e del concetto originario, è rimasta la lunga fascia bianca a terra attraverso la quale Laurel Dalley Smith in abito bianco nel ruolo di Arianna, si fa strada dentro e fuori dal labirinto, avvedutamente avanti e indietro attraverso lo spazio della performance, guidata dal nastro. Nei panni del mostruoso Minotauro è Antonio Leone, a torso nudo e con il viso coperto da una maschera a rete, che tiene intrecciato sulle spalle un bastone che ne limita i movimenti secchi, e con le braccia alzate e le dita allargate.

Martha Graham Dance Company, Cave di Hofesh Shechter © Andrea Ranzi
Martha Graham Dance Company, Cave di Hofesh Shechter © Andrea Ranzi

Nella danza della coppia ritroviamo quel movimento che nasce dalla contrazione e con l’impulso che viene da una forza interna radicata nel bacino. In chiusura di spettacolo, Cave, coreografia di Hofesh Shechter (da un’idea del ballerino Danii Simkin), dal riconoscibile movimento oscillante e percussivo, linguaggio tipico del coreografo anglo-israeliano trasposto sull’ensemble che si trova pienamente a proprio agio nello sprigionare tutta l’energia euforica, selvaggia, richiesta da questa sorta di rave liberatorio.

Martha Graham Dance Company, Errand into the maze ©Andrea Ranzi

La direzione intrapresa dalla Compagnia quindi è chiara: nelle intenzioni di Janet Eilber, la Martha Graham Dance Company non può essere solo la memoria di lavori passati, ma, pur mantenendo il repertorio e trasmettere l’eredità della sacerdotessa della modern dance, deve rinvigorirsi con nuovi autori e pezzi coreografici.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui