01 ottobre 2023

Intrecciare artigianato e design: le ricerche di Gianni Cinti e Sonia Pedrazzini in Sardegna

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Le esperienze dei due creativi in Sardegna raccontano una storia di collaborazione tra il progetto e l'industria del territorio, rielaborando tradizioni e simboli dell'immaginario locale

Ceramica Usai Pedrazzini ©daniela zedda

Abitare lo spazio è un’azione quotidiana. Memoria personale e collettiva, storia tra passato e presente si intrecciano in spazi in cui ognuno crea e vive attraverso un dialogo continuo tra società e habitat circostante. Si parla quindi di geografie della cultura, diversità dei luoghi, creatività a-temporale e di intelligenza manuale come specchio di quello che ha contribuito e contribuisce (più o meno silenziosamente) ogni giorno alla bellezza regionale ed alla sua intricata storia antropologico-culturale. La storia dei manufatti tradizionali racconta visivamente il rapporto viscerale tra società umana e il suo luogo radicato di appartenenza, sede di una natura selvaggia che viene utilizzata come una vera e propria palette creativa.

Ceramica Usai Pedrazzini ©daniela zedda

Ponendo il focus su come la progettazione creativa culturalmente consapevole può contribuire a rivitalizzare l’autenticità dei luoghi, designer di fama internazionale insieme a realtà artigianali sarde hanno lavorato a nuove collezioni artistiche facendo dialogare due realtà solo apparentemente lontane. L’esposizione artistica presentata in occasione del festival ArtiJanus/ArtiJanas, curata da Roberta Morittu e Alberto Cavalli, tratta infatti il tema del Genius Loci/Lo spirito dei luoghi, ponendo lo spettatore davanti ad un allestimento costruito con reticolati in ferro utilizzati nella costruzione di cantieri sulla quale poggiano cuscini, tappeti e ceramiche provenienti dalle collezioni realizzate per AJU/AJA presso i laboratori artigiani: qui, i pezzi di design e gli oggetti tipici di sardi appaiono volutamente come un’unica installazione work in progress tra presente e passato. La valorizzazione culturale tra tradizione dell’artigianato e arte del design è una miccia che accende costantemente l’interesse sul dialogo tra le professioni del saper fare ad arte. Le personalità protagoniste della mostra sono i designer Gianni Cinti, che per l’occasione ha lavorato in collaborazione con l’azienda Artessile di Elena Mulas di Urzulei e Sonia Pedrazzini, che ha collaborato con l’azienda di ceramiche Walter Usai di Assemini. Le esperienze di residenza sarda hanno indagato il tema del Ludico per le collezioni realizzate al termine del percorso creativo e produttivo durato quasi due mesi. I pezzi prodotti sono stati presentati a Milano, a Palazzo Litta, nell’ambito di Doppia Firma – Dialoghi tra pensiero progettuale e alto artigianato, il progetto di Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte sviluppato con Living, il magazine di interiors, design e lifestyle di Corriere della Sera, e presentato dalla Michelangelo Foundation for Creativity and Craftsmanship. Stefano Boeri, Presidente di Triennale Milano, dichiara «Siamo felici di rinnovare la collaborazione con Fondazione di Sardegna e Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte per una nuova edizione del progetto ArtiJanus/ArtiJanas, che conferma il nostro impegno nel mappare, promuovere e sostenere le eccellenze dell’artigianato e del design locale. Come Triennale, con questa iniziativa vogliamo contribuire alla ricerca e alla valorizzazione del patrimonio di conoscenze, saperi, pratiche, memorie che contraddistingue un’artigianalità contemporanea che merita di essere al centro di un nuovo racconto».

 

Ceramica Usai Pedrazzini ©daniela zedda

Gianni Cinti, designer umbro classe 1979, frequenta l’ISIA di Urbino e fin da subito collabora con prestigiosi brand della monda, fino a diventare l’assistente creativo di Gianfranco Ferrè. Ha firmato progetti internazionali spaziando dalla moda fino alle ceramiche d’autore. Oggi professore di Personal Design allo IED di Milano, in occasione di AtiJanus/ArtiJanas ha proposto una versione di design dei tipici tessuti sardi caratterizzati da punti fitti e laboriosi. Sotto la sapiente mano di Elena Mulas di Artessile, il duo ha realizzato un dittico a parete che gioca sui contrasti tra neri e bianchi, cucendo tramature in grado di richiamare la tradizione tessile con estrema contemporaneità delle forme, come una versione moderna dei tipici arazzi.

Gianni Cinti ©daniela zedda

Racconta ad Exibart – «Mi approccio al lavoro artigiano con molto rispetto e ammirazione. Questo atteggiamento mi appartiene da sempre e che si tratti di un abito sartoriale o di un oggetto, nutro verso il fare artigiano la stessa ammirazione e un certo senso di “devozione”. Design e artigianato non sono mondi distanti ma complementari che nell’incontro trovano la loro migliore reciproca espressione. Un incontro che non è soltanto teorico ma anche fisico: di mondi e abitudini diverse; incontro pratico con la materia e con i modi antichi e rituali che la addomesticano e la cambiano. Così è stato il mio con Elena Mulas nel suo laboratorio tessile di Urzulei in cui i suoi telai lavorano all’unisono come in una musica di Björk e le sue mani intrecciano la lana come dita su un’arpa. La mia intenzione è stata quella di cercare una “materia” nuova che fosse creata dagli “opposti” e ho quindi chiesto ad Elena di intrecciare insieme alla lana altri materiali tra cui la seta, fili metallici, ciniglia, fasce di tessuto ricavate dagli abiti di broccato nero della tradizione sarda. Un risultato che non è quindi solo frutto dell’idea ma della costanza del poter rendere possibile questa alchimia: sfida progettuale e pratica che ha richiesto tempo e continui cambi di paradigma in un rapporto costante tra me e l’artigiana che ovviamente non ha potuto che trasformarsi in un incontro prezioso che custodisco gelosamente come uno dei momenti più intensi della mia carriera».

Gianni Cinti ©daniela zedda

Anche Sonia Pedrazzini, designer versatile che nel corso della sua carriera ha spaziato tra design, prodotti in limited edition, grafica, insegnamento, direzione artistica e autrice delle famose Morandine, in collaborazione con il ceramista Walter Usai ha presentato una versione contemporanea del tipico cavallino acroteriale che, come la tradizione sarda racconta, un tempo aveva il compito di proteggere le case. Di gusto primitivo e sintetico, Pedrazzini e Usai hanno saputo trasformare l’oggetto tradizionale in una versione colorata estremamente contemporanea. Pedrazzini ci racconta – «Ho già avuto esperienze di lavoro con il mondo dell’artigianato artistico, e ogni volta è stata un’esperienza di grande arricchimento professionale e personale. Mi è sempre piaciuto confrontarmi con ambiti apparentemente distanti (ma poi, a ben guardare, nulla è mai troppo distante dal design!), e c’è sempre una sfida non facile, i cui risultati sono sorprendenti e mai scontati. Sono convinta che design e artigianato possano sempre trovare un loro punto di unione e quando ciò avviene, succedono magie. Questo progetto, realizzato con Walter e la sua bottega ceramica, è un’ avventura appena iniziata e i cavallini sono solo all’inizio della loro corsa. Genius Ludi è il nome del cavallino in ceramica che ho interpretato in chiave contemporanea; così stilizzato, colorato e componibile, con i suoi cavalieri in groppa, è un piccolo oggetto apparentemente inutile, un soprammobile, un divertissement, un gioco; ma la sua forza risiede nel valore simbolico della tradizione che rappresenta. E’ arcaico ma anche ipermoderno. Qui due mondi si sono sfiorati, design e artigianato, e in questa apparente contraddizione sta il nostro punto d’incontro felice».

Roberta Morittu – Game Over (su bianco)

Le rivisitazioni a quattro mani dei pezzi della tradizione sarda sono quindi una testimonianza tattile caratterizzata da un approccio sperimentale verso la valorizzazione delle radici, fondamentali per la stessa storia antropologica del territorio. La Sardegna è una frazione dell’estrema diversità nazionale, caratterizzata da un’architettura geografica a dir poco eclettica: la mitologia si mischia con l’artigianato, le storie personali diventano patrimonio collettivo dalla quale attingere a piene mani. La magia della creatività attraversa i secoli, partendo dalla lavorazione di elementi naturali fino alla rivisitazione di oggetti divenuti quasi totemici in chiave contemporanea: è questa la magia del fatto-a-mano, realtà che continua a vivere grazie alla potenza dello scambio e del dialogo culturale. La tradizione si fa inondare di nuova luce contemporanea, pur conservando la sua radicata essenza.

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