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Novità e spunti del design, da scoprire alla fiera Collectible di Bruxelles
Design
Siamo stati a Bruxelles, nei giorni di preview della giovane fiera COLLECTIBLE, aperta al pubblico dal 7 al 10 marzo 2024. Collectible si presenta come «Una piattaforma unica nel suo genere per la presentazione e la scoperta del meglio del design da collezione di oggi». Perché questa fiera è unica nel suo genere? È l’unica fiera al mondo a proporre questo taglio: sono in vendita non oggetti di design prodotti serialmente ma pezzi unici da collezione, con elevate qualità artigianali. In questa sede, ogni oggetto differisce dall’altro ed è difficile da replicare per il processo di produzione, per i materiali impiegati, per la messa al bando del binomio modello-copia.
Un assaggio in città, prima della fiera: own e il Permanent space di Collectible
Prima di andare in fiera, facciamo un breve giro per la città. La prima tappa è in un luogo suggestivo. Esternamente, colpiscono i mattoni a vista stile inglese, mentre all’interno, nel cosiddetto salone da ballo, un tripudio di cornici in gesso dal gusto Art Nouveau delimitano dipinti a parete: siamo nella nuova casa di Objects With Narratives – OWN. Il progetto Grand Salon 40, aperto al pubblico dall’8 marzo 2024, è ospitato in un palazzo storico di tre piani (oltre 2000 mq). OWN è una piattaforma che propone design da collezione e si contraddistingue per l’uso di tecniche tradizionali in chiave moderna.
Negli ampi spazi dell’edificio si incontrano due solo show di Ben Storms e Lionel Jadot, una serie di show-room e la mostra From Trash to Treasure, che celebra il potere trasformativo dell’upcycling. Roxane Lahidji, ad esempio, crea oggetti che sembrano di marmo ma sono, in realtà, realizzati con il sale recuperando un’antica tecnica romana. Altri materiali sono il legno riciclato, i tessuti di scarto presi dalle ruote delle auto, le scorie del rame e la segatura.
Se Ben Storms realizza oggetti e sculture interrogando la natura dei materiali – creando, tra le altre cose, particolari sedute-cuscino in pietra, alluminio, vetro -, Lionel Jadot stupisce con i suoi assemblaggi eclettici e mirabolanti che partono dalla raccolta di scarti e rifiuti, frutto del consumo di massa sempre più accelerato nell’era dell’Antropocene. Tra gli oggetti che si scovano da OWN non si può non notare la console traslucida di Laurids Gallée e la New Wave Chaise Longue di Lukas Cober che deriva dalla fascinazione per la modellazione manuale delle tavole da surf. KRJST studio è invece un duo di ragazze belghe che realizza arazzi coloratissimi e dalle tonalità metalliche.
Facciamo poi un salto nel nuovo Permanent Space di COLLECTIBLE. Si trova nell’abitazione di Liv Vaisberg, fondatrice di COLLECTIBLE insieme a Clélie Debehault. Lo spazio espositivo ospita una mostra dedicata al “modo di stare a tavola” curata da Laurien Aubrie, editor di Milk Decorations. Si segnalano i lavori di Octave Rimbert, Yoko Negu, Atelier Sao e Natalia Criado.
Collectible
La settima edizione di Collectible apre con un importante annuncio: tra sei mesi, dal 6 al 10 settembre la fiera decollerà a New York, durante l’Armory Show. La fiera torna, inoltre, quest’anno al Vanderborght Building con i suoi ben cinque piani che affacciano, grazie al ballatoio centrale, sul pianterreno.
Tableau, galleria di design di base a Copenaghen, ha curato la scenografia che accoglie il visitatore nell’atrio. L’installazione emula le grotte dipinte, prime manifestazioni artistiche umane, ed è un’installazione interattiva: le persone possono dipingere sui fogli. Il booth di Tableau, al piano terra, è maggiormente curatoriale rispetto ad altri e si intitola How to live with collectible design. Il primo designer che notiamo è il danese Jacob Mathias Egeberg: crea poltrone che rievocano pesanti materiali edili e sono invece leggerissime. Per quanto riguarda le piantane dello studio olandese Studio Josha, con sede ad Amsterdam, il design si ispira ai disegni Naïve. Josha Roymans parte, infatti, dagli schizzi bidimensionali e li riporta direttamente nel mondo della terza dimensione.
Da segnalare, al terzo piano, l’operazione messa in atto da Rawad Baaklini, curatore di origine libanesi della sezione Curated. È partito dal concetto di amore, ha lanciato una call alla quale hanno aderito diversi designer, per poi costruire la collettiva A Public Display of Affection in cui gli oggetti, come fossero vivi, “flirtano con lo spettatore”.
La scenografia è curata da VOTO XO, duo di base a Marsiglia, composto da Angelo De Taisne e Madeleine Oltra, coppia di lavoro e di vita da 10 anni. Come ci spiegano, hanno deciso di usare il satin per la sensualità tattile del materiale e immaginato di mettere in scena la passione dei teenager. Le scritte emulano i pensieri segreti vergati sui diari di scuola, lo stile e l’abbondanza si allinea su uno stile neo-barocco.
Oltre a Tableau, al piano terra, troviamo Downtown+ con designer di prima levatura. Accanto una libreria di Andrea Branzi, notiamo le sedie ricoperte da lana ricamata di Jun’ya Ishigami.
Primo piano
Salendo al primo piano, lo stand di Reda Amalou, architetto e designer che ha fondato la propria Maison a Parigi, notiamo una scrivania foderata con zigrino, pelle grezza, lasciata ruvida e ottenuta, in questo caso, dalla razza. Da Mia Karlova Galerie spicca la sedia bianca di Jordan van der Ven (base in acciaio per tondini, cemento, vernice opaca) le cui curve vogliono ricordare la forma di un’onda che si frange su una barca; le sedie in cartone di Vadim Kibardin; il lampadario in ceramica di Olga Engel – pur essendo difficile immaginare le sue forme pendule vogliano rievocare dei panni stesi al sole, ricordando più delle interiora.
Spazio Nobile di Bruxelles propone materiali e combinazioni inedite osando con Good luck new experiments: le sedute composte da diverse pietre di Audrey Guimard e i vasi di Isaac Monté, designer di base a Rotterdam che ha sviluppato una stampante 3D in grado di trattare un particolare materiale calcareo, recuperato dagli scarti di alcune aziende edili. Come avviene quando si usa lo spirografo, Monté realizza un oggetto partendo da una linea continua e impiegando circa 5 ore per stampare un singolo esemplare. Grazie a una tavolozza di 200 colori e giocando con il diametro e i volumi, crea pezzi unici. Quando la macchina finisce di stampare la forma è ancora liquida ed è lasciata un giorno a essiccare.
Form Editions, di base ad Amsterdam, è un mix tra galleria e brand. In questo stand notiamo una piantana, frutto della collaborazione tra Pepe Valenti (elementi verticali in acciaio cromato) e Luca Zito (inserti orizzontali in resina).
We do not work alone, oltre a curare la tote bag in edizione limitata per la fiera, ha portato il lavoro di Dorothy Iannone, designer svizzera femminista. L’arazzo I don’t want to be D. è una riflessione sull’amore, arma a doppio taglio: l’intimità con Dieter Roth rischiava di affogare, nella coppia, la sua identità.
Nel booth di La Lune si respira un’eleganza nipponica per il letto composto dalla struttura in legno di quercia – realizzata artigianalmente in Borgogna da Madeleine Froment (fondatrice de La Lune) – e dal materasso in lana coperto da lenzuola decorate con tintura vegetale, opera di Martin Bady.
Lo stand di Victoria Yakusha (designer ucraina di base ad Anversa) propone FAINA: una collezione di oggetti realizzati da designer ucraini. Sono interessanti il “trono” in legno e la piantana, entrambi opere del duo ZEMNA.
Una delle gallerie più interessanti è, a nostro avviso, la lituana Galerja Vartai che propone uno stand molto colorato: è merito del serpentone Led Bony di Justina Stipinaité, foderato con pelliccia sintetica fucsia, e del tappeto The Quirky Rug in ecopelliccia che parte dai colori primari ma li vira verso il fluo. Notevoli anche il contenitore Pod in salice intrecciato di Siepa Gradauskaité, non tanto per la tecnica ma per la forma morbida e vagamente antropomorfa; la lampada da tavolo di Dorian Renard designer francese di base a Marsiglia; il Side book table di Mantas Leusauskas con delle orecchie da mostriciattolo-androide.
Secondo piano
Al secondo piano si dipana la sezione Dialogue, a cura di Jean-François Jespers, che propone il confronto tra pezzi ormai iconici e le opere delle generazioni contemporanee. Ne è esempio il connubio tra Rei Kawakubo, stilista giapponese fondatrice di Comme des Garçons la cui relazione con il design è però poco nota, e Wolfgang Laubersheimer – uno dei fondatori del gruppo Pentagon, che ebbe grande successo alla Documenta 8 di Kassel per il Cafè Casinò, grazie allo stile minimale dei mobili e delle strutture, in acciaio e alluminio. Nello stand di Atelier Jespers si incontrano degli oggetti di Benjamin Foucaud come un side table con un curioso contenitore per le ceneri e una sedia, ispirati dall’opera di Ettore Sottsass.
Tra gli altri, spicca poi il lavoro di Amca Oval. Il duo di base a Parigi – Amca è un assemblaggio delle lettere iniziali di nome e cognome di entrambi i fondatori – viene dal mondo del fashion. Il termine Oval ricorda il modulo base in alluminio che viene moltiplicato e assemblato per creare librerie, vasi e svariati oggetti.
Da Shak Gallery colpiscono le lampade da tavolo del messicano Adrian Cruz in onice e resina trasparente e il tavolo, con un particolare effetto di degradazione tonale dal lilla verso il bianco della resina che riveste la struttura in legno, realizzato in collaborazione con il designer di base a Roma Sandro Giulianelli.
Il designer Taras Yoom di base a Bangkok si distingue per il suo stile effervescente – come nella doppia tavola “Don’t Play with Food” o nella tavola da scacchi -. Il suo Yoomoota Universe è un’esplosione di colori, popolato da personaggi come Candy Lady che rappresenta la dipendenza da zucchero, Pillman che simboleggia la dipendenza da pillole, Fast Money, Gameboy, Pure Love. Molto briosa risulta anche la selezione della galleria svizzera Mobilab con un particolare allestimento: la natura morta in pelle è opera di Valentine Huyghues Despointes.
Relay design Project è invece una piattaforma londinese che commissiona pezzi d’arredamento sperimentali ad alcuni artisti e designer come Niveau Zero Atelier, studio composto da quattro artisti che ha realizzato una chaise-longue. Il materasso (che rievoca i gonfiabili per il mare) ha un imbottitura insolita: argilla liquida. Jihyun Kim, artista sud coreana basata a Londra, ha concepito per Relay Design Project particolari vasi in terracotta che possono contenere frutta e pietanze.
Terzo, quarto e quinto piano
Al terzo piano, incontriamo Curated (di cui abbiamo già parlato) e la sezione a cura di Formae, mini fiera nella fiera, che propone l’uso inedito di alcuni materiali. Oltre ad avere una loro pubblicazione, Formae aprirà una galleria a Parigi (marzo 2024). Sempre al terzo piano, nella sezione ARCHITECT <=> DESIGNER, dedicata al connubio tra queste figure professionali, incontriamo due italiane. Giulia Cosenzo parte dalle ampolle per essenze. Luisa Grasso presenta invece il tavolo Mecano, un ricordo del padre morto da qualche anno, persona che la designer definisce molto cervellotica e che le ha ispirato il gioco di incastri delle gambe del tavolo. Interessante anche la figura di Pieterjan, collezionista e architetto di interni.
La Sezione Clearing of Objects è curata dal landscape architect Bas Smets e dall’Artist director Eliane Le Roux. Al centro troviamo una piccola fontana creata da Ccontinua + MAMT. Monsters Shed Tears of Pearls omaggia la figura della sirena come creatura ibrida, inno a ciò che è dentro di noi, una miscela dei caratteri femminile e maschile, del selvatico e del rigore. La fontana di ceramica è composta da una collezione di cilindri fatti con il tornio e la parte superiore fruttosi un lavoro più manuale. MAMT è tatuatore e visual artist qundi “tatua la ceramica” creando lo stesso effetto che si ottiene sulla pelle, il disegno è infatti eseguito sotto la cristallina.
Al quarto piano segnaliamo la collaborazione tra il produttore di materassi e designer svizzero di quarta generazione Daniel Heer e l’architetto d’interni e imprenditore belga Gert Voorjans. Tra le nuove proposte della New Garde, colpisce l’energia dello stand con i lavori di Prisca Razafindrakoto, Simon Geringer & Jean-Baptiste Durand ma anche quello di TOGIGI con una bella tavola in legno dalle venature, le transizioni morbide e dei rigonfiamenti che ricordano il tronco di un albero con i suoi noduli. Tanti sono gli spunti presenti anche al quinto e ultimo piano.