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Adolfo Angelucci – Il corpo come metafora esistenziale
Per l’artista il confronto con la figura umana, e col nudo in particolare, rinnova ogni volta una sfida che ha radici profonde e significati nascosti: fermare l’immagine sulla carta o sulla tela è un gesto di grande responsabilità soprattutto quando evidenzia il desiderio di catturare non solo il corpo ma anche l’anima.
Comunicato stampa
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Lo sanno bene soprattutto quegli autori che non si sono fermati all’esteriorità ma sono penetrati nei pensieri più reconditi degli effigiati avvalendosi proprio del veicolo della carne. Gli esempi più significativi in merito ci provengono dall’espressionismo e dalle sue derivazioni e ramificazioni che hanno attraversato e interpretato i travagli esistenziali del Novecento.
Entrati nel nuovo secolo e nel nuovo millennio, è ancora artisticamente opportuno e/o corretto insistere su tale tema? Lo è, se si vuol leggere attraverso le opere quei problemi del nostro tempo assorbiti e macerati nello spirito, riflessi in un’atmosfera che circonda e sottolinea un comportamento. Lo è soprattutto in un tempo come il nostro che ha accantonato gli sperimentalismi per confrontarsi ancora in varia misura con la vita, con le sue seduzioni, con le sue contraddizioni, con i suoi problemi. Adolfo Angelucci entra efficacemente in tale contesto grazie a una pittura che si avvale di una tecnica sperimentata dalla tradizione per piegarla agli impulsi, alle sollecitazioni anche timbriche dettate dalle occasioni. I suoi personaggi espongono le loro nudità come un debito di espiazione, i ritratti a mezzo busto si infrangono nello smarrimento di uno sguardo o si sciolgono in una deriva accelerata di percezioni. I corpi, trattati in modo da far risaltare la materia, non nascono con intento descrittivo ma si effondono nello spazio cercando i propri limiti, la propria intima misura. Lo vediamo nel “ Nudo sdraiato” immerso nell’azzurro metafisico di un drappo proiettato contro la notturna assenza del fondo: la modella si abbandona mollemente al sonno e forse al sogno costruito sull’inconsistenza aerea o liquida del giagiglio.
I pensieri viaggiano altrove dietro gli occhi chiusi mentre l’evidenza palpabile del corpo si protende e si espande verso di noi, al di là del limite fisico del quadro. Tranquillità e preoccupazione, manifestazione e mistero giocano coi toni allusivi e con la dichiarata consistenza delle immagini. Il concetto si ripropone con “ Nudo di donna”, nell’intenso primo piano del volto, in un riposo provvisorio che sa di attesa, di sospensione (quel braccio vicino al viso così simile nell’intenzione al braccio abbandonato contro il nero dell’opera precedente)…
Entrati nel nuovo secolo e nel nuovo millennio, è ancora artisticamente opportuno e/o corretto insistere su tale tema? Lo è, se si vuol leggere attraverso le opere quei problemi del nostro tempo assorbiti e macerati nello spirito, riflessi in un’atmosfera che circonda e sottolinea un comportamento. Lo è soprattutto in un tempo come il nostro che ha accantonato gli sperimentalismi per confrontarsi ancora in varia misura con la vita, con le sue seduzioni, con le sue contraddizioni, con i suoi problemi. Adolfo Angelucci entra efficacemente in tale contesto grazie a una pittura che si avvale di una tecnica sperimentata dalla tradizione per piegarla agli impulsi, alle sollecitazioni anche timbriche dettate dalle occasioni. I suoi personaggi espongono le loro nudità come un debito di espiazione, i ritratti a mezzo busto si infrangono nello smarrimento di uno sguardo o si sciolgono in una deriva accelerata di percezioni. I corpi, trattati in modo da far risaltare la materia, non nascono con intento descrittivo ma si effondono nello spazio cercando i propri limiti, la propria intima misura. Lo vediamo nel “ Nudo sdraiato” immerso nell’azzurro metafisico di un drappo proiettato contro la notturna assenza del fondo: la modella si abbandona mollemente al sonno e forse al sogno costruito sull’inconsistenza aerea o liquida del giagiglio.
I pensieri viaggiano altrove dietro gli occhi chiusi mentre l’evidenza palpabile del corpo si protende e si espande verso di noi, al di là del limite fisico del quadro. Tranquillità e preoccupazione, manifestazione e mistero giocano coi toni allusivi e con la dichiarata consistenza delle immagini. Il concetto si ripropone con “ Nudo di donna”, nell’intenso primo piano del volto, in un riposo provvisorio che sa di attesa, di sospensione (quel braccio vicino al viso così simile nell’intenzione al braccio abbandonato contro il nero dell’opera precedente)…
15
novembre 2003
Adolfo Angelucci – Il corpo come metafora esistenziale
Dal 15 novembre al 03 dicembre 2003
arte contemporanea
Location
SATURA – PALAZZO STELLA
Genova, Piazza Stella, 5/1, (Genova)
Genova, Piazza Stella, 5/1, (Genova)
Orario di apertura
dal martedì al sabato ore 16.30 - 19.00
chiuso lunedì e festivo
Vernissage
15 Novembre 2003, ore 17.00



