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African Icons
Con l’Esposizione AFRICAN ICONS sono rivelate per la prima volta al pubblico alcune grandi sculture provenienti da una collezione privata di un illustre pioniere della cooperazione nel Continente nero: non si tratta di oggetti già esposti e presenti nel circuito dell’arte africana, ma di meravigliose autentiche inedite testimonianze di importanti culture.
Comunicato stampa
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La Galleria AFRICAN HERITAGE in Via dei Banchi Nuovi 22 a Roma, presenta dal 5 al 22 dicembre 2009 l’esposizione AFRICAN ICONS – GREAT ANCESTRAL SCULPTURES.
Con l’Esposizione AFRICAN ICONS sono rivelate per la prima volta al pubblico alcune grandi sculture provenienti da una collezione privata di un illustre pioniere della cooperazione nel Continente nero: non si tratta di oggetti già esposti e presenti nel circuito dell’arte africana, ma di meravigliose autentiche inedite testimonianze di importanti culture.
Il vernissage dell’esposizione si terrà alle ore 19.30 del 5 dicembre 2009 e sarà inaugurato dalla giornalista RAI Isabella Mezza che presenterà interventi dell’Onorevole Jean Leonard Touadì, deputato e straordinario conoscitore e promotore della cultura e della storia africana e dello scrittore ed esperto Giovanni Maria Incorpora, studioso d’arti e tradizioni africane ed autore del libro “Sculture D’Africa” edito da Polaris.
Quella africana è stata definita “ARTE” da noi occidentali, ma per le popolazioni africane scolpire è una NECESSITA’, espletata attraverso grandi sintesi artistiche e mirabile ispirazione, ma pur sempre una NECESSITA’.
La necessità di onorare i propri antenati e la propria religione, la necessità di tramandare la storia e l’identità culturale del popolo che le utilizza, la necessità di onorare i propri re e capi attraverso oggetti che ne esaltino la ricchezza e la potenza e ne ricordino le gesta.
In questa necessità, sia pur incardinata dai canoni stilistici di appartenenza e dal rispetto delle tradizioni, lo scultore africano esprime tutta la sua creatività e ci regala opere che coniugano la sintesi dell’appartenenza ad una sensibilità che percorre l’uomo e lo mette in contatto con la natura, il mito ed il sovrannaturale.
L’esposizione vedrà tra i pezzi esposti uno straordinario CAVALIERE DOGON di grandi dimensioni ed alcune rare grandi maschere ADONE’ dei Kurumba del nord del Burkina Faso.
La rappresentazione equestre dei Dogon del Mali è una delle espressioni più note ed importanti dell’arte africana, e rappresenta un personaggio di alto lignaggio anche se molti studiosi la collegano all’antenato primordiale Lebe, il primo dei sacerdoti “Hogon” del popolo Dogon.
Le maschere antilope “ADONE’ “ sono utilizzate dai Kurumba del Nord del Burkina Faso, nella regione di Aribinda, per accompagnare i defunti nell’aldilà alla fine dei riti funebri ed onorare le memorie degli antenati illustri. Analogamente ad alcune culture vicine, le maschere antilope ADONE’ sono anche utilizzate in riti agresti che precedono la stagione delle piogge ed incarnano gli spiriti degli antenati e quello dell’antilope equina (Hippotragus Koba), totem protettivo dei Kurumba.
African Heritage vuole rendere nuovamente omaggio alla Grande Madre Africa richiamando l’attenzione del pubblico verso importanti testimonianze della cultura del continente nero. Le opere esposte rappresentano vere e proprie ICONE dell’arte africana, grandi sculture ancestrali di cui esistono solo pochissimi esemplari al mondo, custoditi in musei o in importanti collezioni internazionali.
www.africanheritage.eu
I DOGON ED I KURUMBA
I Dogon sono una etnia agricola africana che abita l’area della falesia di Bandiagara in Mali, occupata a partire dal 15°secolo, e divenuta ormai celeberrima per la propria arte e cultura.
Tra le testimonianze che più hanno contribuito a rendere famosi i Dogon, le ricerche dell’etnologo francese Marcel Griaule, che – a capo di numerose spedizioni di ricerca in Africa a cavallo fra gli anni 30 e 40 del secolo scorso - pubblicò nel 1948 il libro “Dio d’Acqua”, in cui ricostruisce l’intera mitologia e cosmogonia dei Dogon basandosi sui racconti del sacerdote cieco Ogotemmêli. La conoscenza dei Dogon, secondo Ogotemmêli, deriverebbe da una divinità metà uomo e metà pesce, chiamata Nommo, disceso da un’arca volante per aiutare gli uomini, ed ai quali avrebbe rivelato alcune conoscenze scientifiche altrimenti inspiegabili in cui si accenna nel libro di Griaule (la posizione delle stelle nane Sirio B e C, invisibili ad occhio nudo, ed alcuni fondamenti di fisica atomica e di genetica).
Al di là di queste affascinanti ipotesi, i Dogon sono universalmente riconosciuti come una delle etnie che ci hanno consegnato sculture ai livelli più alti di ciò che in occidente chiamiamo ARTE AFRICANA. Nell’ambito dell’Arte Dogon, oggetto di memorabili esposizioni internazionali, la rappresentazione equestre, il CAVALIERE, ne è senz’altro il punto più alto.
Vicino ai Dogon, nel nord del Burkina Faso, vivono oggi i Kurumba, discendenti degli antichi Tellem, gli originari abitanti della Falesia di Bandiagara (“Tellem” è il nome con cui oggi li chiamano i Dogon). Anche i Kurumba tramandano antichi miti tra cui quello dell’uomo antilope, Sawadougou (nuvola), sceso sulla terra con la sua famiglia per aiutare l’uomo. La leggenda reale Kurumba, derivata da canti tradizionali, racconta, analogamente ai miti dell’arca Dogon, che un giorno una casa di ferro, fatta da mani non umane, atterrò sulla terra con il rumore di un aereo….
Le maschere ADONE’, dalla forma di antilope, sono indossate da un preciso clan di eletti e servono ad accompagnare i defunti nel loro viaggio ultraterreno. Questo approccio alla morte è pressoché identico nella maggior parte dei riti funerari africani: le anime dei morti devono trovare la pace nell’aldilà, e non restare nei pressi del villaggio.
L’antilope equina divinizzata è un mito che è fortemente radicato nella zona, anche presso i riti agricoli dei vicini maliani Bambara, ma la forma naturalistica e l’utilizzo prevalente per riti funerari rendono le maschere Adonè uniche nel loro genere…
Le affinità elettive tra Dogon e Kurumba superano di gran lunga possibili vecchi antagonismi. Le loro rappresentazioni scultoree che oggi abbiamo la fortuna di ammirare ne sono fra le più belle testimonianze: in tal senso vorremmo agganciare l’antico, ancestrale mondo del divino che in maniera così forte è in essi, con quella materia, antilope e cavallo, che ne fa da tramite e che raggiunge il cuore dell’uomo di oggi solo che si lasci trasportare dal loro più profondo, arcaico linguaggio.
Con l’Esposizione AFRICAN ICONS sono rivelate per la prima volta al pubblico alcune grandi sculture provenienti da una collezione privata di un illustre pioniere della cooperazione nel Continente nero: non si tratta di oggetti già esposti e presenti nel circuito dell’arte africana, ma di meravigliose autentiche inedite testimonianze di importanti culture.
Il vernissage dell’esposizione si terrà alle ore 19.30 del 5 dicembre 2009 e sarà inaugurato dalla giornalista RAI Isabella Mezza che presenterà interventi dell’Onorevole Jean Leonard Touadì, deputato e straordinario conoscitore e promotore della cultura e della storia africana e dello scrittore ed esperto Giovanni Maria Incorpora, studioso d’arti e tradizioni africane ed autore del libro “Sculture D’Africa” edito da Polaris.
Quella africana è stata definita “ARTE” da noi occidentali, ma per le popolazioni africane scolpire è una NECESSITA’, espletata attraverso grandi sintesi artistiche e mirabile ispirazione, ma pur sempre una NECESSITA’.
La necessità di onorare i propri antenati e la propria religione, la necessità di tramandare la storia e l’identità culturale del popolo che le utilizza, la necessità di onorare i propri re e capi attraverso oggetti che ne esaltino la ricchezza e la potenza e ne ricordino le gesta.
In questa necessità, sia pur incardinata dai canoni stilistici di appartenenza e dal rispetto delle tradizioni, lo scultore africano esprime tutta la sua creatività e ci regala opere che coniugano la sintesi dell’appartenenza ad una sensibilità che percorre l’uomo e lo mette in contatto con la natura, il mito ed il sovrannaturale.
L’esposizione vedrà tra i pezzi esposti uno straordinario CAVALIERE DOGON di grandi dimensioni ed alcune rare grandi maschere ADONE’ dei Kurumba del nord del Burkina Faso.
La rappresentazione equestre dei Dogon del Mali è una delle espressioni più note ed importanti dell’arte africana, e rappresenta un personaggio di alto lignaggio anche se molti studiosi la collegano all’antenato primordiale Lebe, il primo dei sacerdoti “Hogon” del popolo Dogon.
Le maschere antilope “ADONE’ “ sono utilizzate dai Kurumba del Nord del Burkina Faso, nella regione di Aribinda, per accompagnare i defunti nell’aldilà alla fine dei riti funebri ed onorare le memorie degli antenati illustri. Analogamente ad alcune culture vicine, le maschere antilope ADONE’ sono anche utilizzate in riti agresti che precedono la stagione delle piogge ed incarnano gli spiriti degli antenati e quello dell’antilope equina (Hippotragus Koba), totem protettivo dei Kurumba.
African Heritage vuole rendere nuovamente omaggio alla Grande Madre Africa richiamando l’attenzione del pubblico verso importanti testimonianze della cultura del continente nero. Le opere esposte rappresentano vere e proprie ICONE dell’arte africana, grandi sculture ancestrali di cui esistono solo pochissimi esemplari al mondo, custoditi in musei o in importanti collezioni internazionali.
www.africanheritage.eu
I DOGON ED I KURUMBA
I Dogon sono una etnia agricola africana che abita l’area della falesia di Bandiagara in Mali, occupata a partire dal 15°secolo, e divenuta ormai celeberrima per la propria arte e cultura.
Tra le testimonianze che più hanno contribuito a rendere famosi i Dogon, le ricerche dell’etnologo francese Marcel Griaule, che – a capo di numerose spedizioni di ricerca in Africa a cavallo fra gli anni 30 e 40 del secolo scorso - pubblicò nel 1948 il libro “Dio d’Acqua”, in cui ricostruisce l’intera mitologia e cosmogonia dei Dogon basandosi sui racconti del sacerdote cieco Ogotemmêli. La conoscenza dei Dogon, secondo Ogotemmêli, deriverebbe da una divinità metà uomo e metà pesce, chiamata Nommo, disceso da un’arca volante per aiutare gli uomini, ed ai quali avrebbe rivelato alcune conoscenze scientifiche altrimenti inspiegabili in cui si accenna nel libro di Griaule (la posizione delle stelle nane Sirio B e C, invisibili ad occhio nudo, ed alcuni fondamenti di fisica atomica e di genetica).
Al di là di queste affascinanti ipotesi, i Dogon sono universalmente riconosciuti come una delle etnie che ci hanno consegnato sculture ai livelli più alti di ciò che in occidente chiamiamo ARTE AFRICANA. Nell’ambito dell’Arte Dogon, oggetto di memorabili esposizioni internazionali, la rappresentazione equestre, il CAVALIERE, ne è senz’altro il punto più alto.
Vicino ai Dogon, nel nord del Burkina Faso, vivono oggi i Kurumba, discendenti degli antichi Tellem, gli originari abitanti della Falesia di Bandiagara (“Tellem” è il nome con cui oggi li chiamano i Dogon). Anche i Kurumba tramandano antichi miti tra cui quello dell’uomo antilope, Sawadougou (nuvola), sceso sulla terra con la sua famiglia per aiutare l’uomo. La leggenda reale Kurumba, derivata da canti tradizionali, racconta, analogamente ai miti dell’arca Dogon, che un giorno una casa di ferro, fatta da mani non umane, atterrò sulla terra con il rumore di un aereo….
Le maschere ADONE’, dalla forma di antilope, sono indossate da un preciso clan di eletti e servono ad accompagnare i defunti nel loro viaggio ultraterreno. Questo approccio alla morte è pressoché identico nella maggior parte dei riti funerari africani: le anime dei morti devono trovare la pace nell’aldilà, e non restare nei pressi del villaggio.
L’antilope equina divinizzata è un mito che è fortemente radicato nella zona, anche presso i riti agricoli dei vicini maliani Bambara, ma la forma naturalistica e l’utilizzo prevalente per riti funerari rendono le maschere Adonè uniche nel loro genere…
Le affinità elettive tra Dogon e Kurumba superano di gran lunga possibili vecchi antagonismi. Le loro rappresentazioni scultoree che oggi abbiamo la fortuna di ammirare ne sono fra le più belle testimonianze: in tal senso vorremmo agganciare l’antico, ancestrale mondo del divino che in maniera così forte è in essi, con quella materia, antilope e cavallo, che ne fa da tramite e che raggiunge il cuore dell’uomo di oggi solo che si lasci trasportare dal loro più profondo, arcaico linguaggio.
05
dicembre 2009
African Icons
Dal 05 al 22 dicembre 2009
arte etnica
Location
GALLERIA AFRICAN HERITAGE
Roma, Via Dei Banchi Nuovi, 22, (Roma)
Roma, Via Dei Banchi Nuovi, 22, (Roma)
Vernissage
5 Dicembre 2009, ore 19:30