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Analogon
Con la mostra “Analogon” si chiude la stagione espositiva della galleria Civico 23. L’esposizione in oggetto, realizzata in partnership con l’A60 International Art e l’artista/curatore Pengpeng Wang.
Comunicato stampa
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Con la mostra "Analogon" si chiude la stagione espositiva della galleria Civico 23. L'esposizione in oggetto, realizzata in partnership con l’A60 International Art e l'artista/curatore Pengpeng Wang, prevede la presenza di due artisti di alto profilo internazionale, il catalano Joaquim Chancho e l'artista cinese Yan Chengbin.
Del primo si può dire che ci troviamo in presenza di un'artista straordinario, un’icona dell'arte catalana, in bilico tra minimalismo e linguaggio informale, materico. La sua "scrittura" infatti pur nella semplicità, quasi geometrica, della composizione si rivela altamente lirica. ll segno nei dipinti, come pure nelle grafiche, di Joaquim Chancho è "esistenzialista" e nonostante si sia modificato nel corso degli anni è rimasto, fondamentalmente, uguale a se stesso. Si tratta di una scrittura dell’anima è, alla stregua di quest'ultima, acquista di volta in volta confini slabbrati, imprecisi, direzioni impreviste, volutamente incongrue rispetto ad una linearità che ci aspetteremmo di vedere. Ed è proprio questo gioco delle parti a rendere l'opera dell'artista catalano accattivante, coinvolgente. Saremmo tentati, come dicevo, di dare una lettura dell'opera di Chancho, in termini di geometria e linearità ma siamo subito smentiti da un'impostazione spazio temporale riconducibile ad una realtà tutt'altro che razionale: siamo vicini ad una "linea analitica dell'arte" che non preclude l'aspetto emotivo sebbene ammantato da un reticolo di linee finemente disposte sulla superficie del quadro.
Per Yan Chengbin si profila un discorso diverso, sebbene tra I due si possano intravedere delle analogie non dal punto di vista della forma quanto, piuttosto, sotto l'aspetto contenutistico. Chengbin realizza le sue opere creando mondi evanescenti, al cospetto dei suoi lavori si viene inghiottiti in una dimensione molecolare dove l'assenza di un ancoraggio sicuro ci infonde un senso di instabilità. La vertigineprovocata dai dipinti dell'artista cinese fa capolino con il tentativo di oltrepassare la barriera della materia per accedere a quella multiforme dello spirito. Tale tentativo, però, appare vano, o meglio ci si accorge che è la materia stessa ad essere unica depositaria di un mondo, quello spirituale, che pretende di eccedere tanto se stessa quanto il mondo fisico.
Una materia che se da un lato si fa artificio, illusione, dall'altro ci offre la possibilità di riflettere, pensare, sognare. Anche per Chengbin come per Chancho la pittura, dunque, appare mezzo di ricerca e scoperta. Ad entrambi va il nostro plauso per averci indicato la via verso una dimensione Altra, pur rimanendo ancorati con i "piedi per terra”.
Del primo si può dire che ci troviamo in presenza di un'artista straordinario, un’icona dell'arte catalana, in bilico tra minimalismo e linguaggio informale, materico. La sua "scrittura" infatti pur nella semplicità, quasi geometrica, della composizione si rivela altamente lirica. ll segno nei dipinti, come pure nelle grafiche, di Joaquim Chancho è "esistenzialista" e nonostante si sia modificato nel corso degli anni è rimasto, fondamentalmente, uguale a se stesso. Si tratta di una scrittura dell’anima è, alla stregua di quest'ultima, acquista di volta in volta confini slabbrati, imprecisi, direzioni impreviste, volutamente incongrue rispetto ad una linearità che ci aspetteremmo di vedere. Ed è proprio questo gioco delle parti a rendere l'opera dell'artista catalano accattivante, coinvolgente. Saremmo tentati, come dicevo, di dare una lettura dell'opera di Chancho, in termini di geometria e linearità ma siamo subito smentiti da un'impostazione spazio temporale riconducibile ad una realtà tutt'altro che razionale: siamo vicini ad una "linea analitica dell'arte" che non preclude l'aspetto emotivo sebbene ammantato da un reticolo di linee finemente disposte sulla superficie del quadro.
Per Yan Chengbin si profila un discorso diverso, sebbene tra I due si possano intravedere delle analogie non dal punto di vista della forma quanto, piuttosto, sotto l'aspetto contenutistico. Chengbin realizza le sue opere creando mondi evanescenti, al cospetto dei suoi lavori si viene inghiottiti in una dimensione molecolare dove l'assenza di un ancoraggio sicuro ci infonde un senso di instabilità. La vertigineprovocata dai dipinti dell'artista cinese fa capolino con il tentativo di oltrepassare la barriera della materia per accedere a quella multiforme dello spirito. Tale tentativo, però, appare vano, o meglio ci si accorge che è la materia stessa ad essere unica depositaria di un mondo, quello spirituale, che pretende di eccedere tanto se stessa quanto il mondo fisico.
Una materia che se da un lato si fa artificio, illusione, dall'altro ci offre la possibilità di riflettere, pensare, sognare. Anche per Chengbin come per Chancho la pittura, dunque, appare mezzo di ricerca e scoperta. Ad entrambi va il nostro plauso per averci indicato la via verso una dimensione Altra, pur rimanendo ancorati con i "piedi per terra”.
13
giugno 2025
Analogon
Dal 13 al 22 giugno 2025
arte contemporanea
Location
Civico 23
Salerno, Via Parmenide, 23, (SA)
Salerno, Via Parmenide, 23, (SA)
Orario di apertura
dal martedì al sabato ore 18-20
Sito web
Autore
Curatore










