Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- Servizi
- Sezioni
- container colonna1
Annalisa Ramondino – Fabbriche
Le microarchitetture di Annalisa sono, più che modelli di edifici o di prototipi di mobili, singolarmente, un suggerimento ad una identità ambigua e ricca, piena di storia.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La costruzione di un edificio impone una profonda interrogazione sull’identità di chi vi abiterà, cioè del modo in cui si vuole vivere, di chi vi si vuole incontrare al suo interno, di come lo si vuole far apparire all’esterno. La costruzione è un atto certo di identificazione.
Alla domanda: di dove sei? da dove vieni? piccoli pezzi di metallo di scarto, già colorati, si riassemblano assieme per ricostruire il loro luogo di origine. Una piccola fabbrica. Riprodotta ovviamente come si può riprodurre un’architettura della memoria, con una forma semplificata e alcuni nitidi dettagli. Fabbriche che fanno pensare al lavoro, duro, sebbene utile, ma anche alle stesse costruzioni, ferme, di domenica, viste da lontane. Piccoli oggetti composti, ordinati, con la stessa regolarità delle costruzioni di Heinrich Tessenow. Per Tessenow l’architettura era il lavoro di progettare e costruire assieme, un mestiere che univa artigianato e disegno secondo principi semplici. Ad esempio suggerisce di suddividere e di ricomporre gli oggetti: “Quanto più riusciamo a suddividere e a comporre, tanto migliore sarà il risultato; per fare questo la natura ci potrà sempre essere d’esempio: in essa tutto si articola fin nei minimi particolari e tutto si compone in un insieme unitario.” Annalisa fa questo, suddivide, ricompone, si interroga sull’origine delle cose e su come possono riprendere forma, possono riassumere una identità importante, significativa, anche se non perfettamente definita, con la poesia di una verità che viene dalla memoria. Un ricordo filtrato da un pensiero un po’ ironico, che dà una risposta e ti sussurra altre domande, aggiungendo piccole note di instabilità e fragilità, materiali che non nascondano la loro stanchezza, anzi, si portano dietro la loro storia, su una struttura fatta da trame fragili, leggermente sproporzionate. Le microarchitetture di Annalisa sono, più che modelli di edifici o di prototipi di mobili, singolarmente, un suggerimento ad una identità ambigua e ricca, piena di storia.
DONATA TCHOU
Alla domanda: di dove sei? da dove vieni? piccoli pezzi di metallo di scarto, già colorati, si riassemblano assieme per ricostruire il loro luogo di origine. Una piccola fabbrica. Riprodotta ovviamente come si può riprodurre un’architettura della memoria, con una forma semplificata e alcuni nitidi dettagli. Fabbriche che fanno pensare al lavoro, duro, sebbene utile, ma anche alle stesse costruzioni, ferme, di domenica, viste da lontane. Piccoli oggetti composti, ordinati, con la stessa regolarità delle costruzioni di Heinrich Tessenow. Per Tessenow l’architettura era il lavoro di progettare e costruire assieme, un mestiere che univa artigianato e disegno secondo principi semplici. Ad esempio suggerisce di suddividere e di ricomporre gli oggetti: “Quanto più riusciamo a suddividere e a comporre, tanto migliore sarà il risultato; per fare questo la natura ci potrà sempre essere d’esempio: in essa tutto si articola fin nei minimi particolari e tutto si compone in un insieme unitario.” Annalisa fa questo, suddivide, ricompone, si interroga sull’origine delle cose e su come possono riprendere forma, possono riassumere una identità importante, significativa, anche se non perfettamente definita, con la poesia di una verità che viene dalla memoria. Un ricordo filtrato da un pensiero un po’ ironico, che dà una risposta e ti sussurra altre domande, aggiungendo piccole note di instabilità e fragilità, materiali che non nascondano la loro stanchezza, anzi, si portano dietro la loro storia, su una struttura fatta da trame fragili, leggermente sproporzionate. Le microarchitetture di Annalisa sono, più che modelli di edifici o di prototipi di mobili, singolarmente, un suggerimento ad una identità ambigua e ricca, piena di storia.
DONATA TCHOU
23
febbraio 2005
Annalisa Ramondino – Fabbriche
Dal 23 febbraio al 15 marzo 2005
arte contemporanea
Location
LIBERALARTE
Roma, Borgo Vittorio, 6, (Roma)
Roma, Borgo Vittorio, 6, (Roma)
Orario di apertura
dal lunedì al venerdì 18-20. Sabato 11-13 e 17-20
Vernissage
23 Febbraio 2005, ore 18,30
Autore




