Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- Servizi
- Sezioni
- container colonna1
Antonio Schiavano – Il Silenzio delle Ombre
Circa 140 opere distribuite su 12 sale che esplorano la transitorietà della bellezza e la fragilità delle sue convenzioni. Un percorso immersivo e materico, dove fotografia e manipolazione si fondono in visioni evocative, intime e simboliche, tra luce, ombra e percezione.
Segnala l'evento
20
luglio 2025
Antonio Schiavano – Il Silenzio delle Ombre
Dal 20 luglio al 10 settembre 2025
arte contemporanea
fotografia
fotografia
Location
PALAZZO GRANAFEI-NERVEGNA
Brindisi, Via Duomo, 16-20, (Brindisi)
Brindisi, Via Duomo, 16-20, (Brindisi)
Orario di apertura
da lunedì a domenica dalle ore 08:00 alle ore 19:30
Vernissage
20 Luglio 2025, 19:00
Sito web
Autore
Sponsor





Qualche giorno fa, uscendo da Il Silenzio delle Ombre, ho sentito che ogni passo verso l’uscita era un’eco, un residuo dolce-amaro di ciò che ho visto, sentito, percepito. È come se fossi uscito da un romanzo e quel romanzo è “La campana di vetro” di Sylvia Plath, o forse qualcosa di più visionario come “Il Buio oltre la siepe”, ma capace di trapassare il visibile e scavare nell’anima.
Mi ha colpito come Antonio Schiavano alla fine non mostri luce contro buio, non costruisca contrapposizioni nette, ma intrecci ombra e bellezza, imperfezione e verità. L’ombra, quella che normalmente assoceremmo a qualcosa che nasconde, qui diventa materia viva, protagonista. Le sue opere, dialogando con la matericità, con i riflessi, le imperfezioni, le attese, sono come pagine non scritte in un diario segreto che aspetta solo che io, spettatore, le completi con la mia memoria, il mio sguardo.
“Fotomorfia”, questo neologismo inventato da Schiavano, per me è la parola che racchiude tutta la tensione del romanzo interiore: l’immagine che si trasforma, che si spezza e si ricompone, che oscilla tra realtà e rappresentazione. In ogni sala ho sentito che l’artista mi invitava a guardare non solo con gli occhi, ma con le mani interiori, con ciò che resta dopo che il visibile si ritira: la tensione, la fragilità, il desiderio di bellezza che sopravvive nell’ombra.
Come il protagonista che resta sospeso tra due mondi, quello che appare e quello che intimamente siamo, anch’io ho provato la vertigine di riconoscermi nelle sfumature, nelle attese, nei riflessi deformati. È un’esperienza che non si dimentica, una narrazione fatta di silenzi e ombre che parla di me, di te, di noi.
Grazie, Antonio, per averci mostrato che l’ombra non è assenza, ma racconto silenzioso, rivelazione.
Caro Salvatore, ti ringrazio sinceramente per aver voluto condividere la tua esperienza in modo così profondo.
Ci sono testi che non si leggono soltanto: si ascoltano, si respirano. Il tuo è uno di questi.
Hai saputo restituire l’essenza profonda di Il Silenzio delle Ombre con una sensibilità rara, con uno sguardo che non si è fermato alla superficie ma ha saputo entrare nel non detto, nel fragile, nel riflesso che sfugge.
Leggere i nomi di Sylvia Plath o di Harper Lee accostati a questo percorso è per me un onore inatteso e profondamente sentito.
Hai colto in pieno ciò che cerco da anni di costruire: un’estetica che non separi luce e ombra, ma le faccia convivere, confondere, fondere. Dove la materia racconta più della forma, e l’immagine non impone ma suggerisce.
Fotomorfia per me è proprio questo: un processo vivo, una ferita che si fa linguaggio.
Spero che le mie opere continuino a parlarti anche fuori da quelle sale, nel silenzio fertile delle cose che ci accompagnano a lungo, quando non ce lo aspettiamo più.