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Aquì y Ahora. Qui e adesso
“Aquì y Ahora” è un progetto collettivo, composto da tredici interpretazioni personali dei temi, antichi e moderni, che definiscono la Spagna contemporanea: immigrazione, tori, turismo, acqua, territorio, gente, abitazioni, matrimoni, memoria familiare, terrorismo, moto, religione e bar.
Comunicato stampa
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“Aquì y Ahora” è un progetto collettivo, composto da tredici interpretazioni personali dei temi, antichi e moderni, che definiscono la Spagna contemporanea: immigrazione, tori, turismo, acqua, territorio, gente, abitazioni, matrimoni, memoria familiare, terrorismo, moto, religione e bar.
NOPHOTO ha rivisitato la Spagna contemporanea, è giunto in quel luogo
intimo per percorrerlo, abitarlo, camminarvi e popolarlo. La Spagna oltre i propri limiti geografici e politici. Quattordici fotografi che hanno preferito non essere turisti, né intrepidi reporter, né ironici; non hanno cercato la notizia, e neanche la verità. Casomai, l'onestà. Tredici progetti che demoliscono i luoghi comuni avvicinandosi a essi e che saccheggiano gli archetipi usando qualcosa di tanto semplice come la prima persona.
Il progetto è stato già esposto nell’Hubei Museum nella città di Wuhan in Cina nel settembre 2008.
Seguono la descrizione delle opere e le biografie degli autori
***
Per informazioni alla stampa:
Ufficio Stampa Raer
email: ufficiostampa.raer@gmail.com
tel: 339.1834504 - tel. 339.1290387
www.accademiaspagnaroma.wordpress.com
“Extraños” di Matìas Costa
Progetto fotografico che documenta l’arrivo dell’immigrazione clandestina in Europa. L’autore ha lavorato a questa serie per quattro anni, viaggiando tra Francia, Italia e Spagna e raccogliendo un ampio materiale fotografico riguardante le frontiere tra questi paesi, dove si producono le tensioni territoriali che conosciamo come il fenomeno dell’immigrazione.
Matias Costa (1973, Buenos Aires, Argentina) è giornalista per l’Universidad Complutense di Madrid. Ha ricevuto due volte il premio World Press Photo. Ha collaborato con le agenzie Vu a Parigi e Panos Pictures a Londra. Collaboratore abituale del New York Times, Geo, La Repubblica, Newsweek e Time Magazine. Ha esposto in molte città europee e le sue opere sono presenti, tra gli altri, al Ministero della Cultura, all’Istituto Fotografico di Rotterdam, al Museo della Fotografia di Mosca e in molte collezioni private.
I suoi progetti trattano della ricostruzione personale dopo la perdita e la ricerca dell’identità attraverso la geografia e la storia.
“Vìa de la Cruz” di Iñaki Domingo
Fin dalla mia infanzia, la casa di Vìa de la Cruz, a Mallorca, è stata il luogo in cui la mia famiglia trascorreva le vacanze estive. Era uno spazio, fisico e mentale, che ci permetteva di mettere da parte le preoccupazioni del resto dell’anno e dedicarci alle cose semplici della vita: prendere il sole, ridere, condividere i pasti, fare il bagno, passeggiare e riposarci …
La scorsa estate abbiamo dovuto vendere la casa. Queste immagini sono frutto dell’ultimo viaggio che ho fatto, insieme alle mie sorelle, in questo luogo. Lo spazio non era rilevante di per sé, ma lo erano tutti i ricordi che conteneva, la memoria della mia infanzia, di cui sono l’erede.
Iñaki Domingo (1978, Madrid, Spagna) si è laureato in Scienze dell’Informazione all’UNNE di Madrid, ha conseguito un Master in Forografia all’EFTI (Madrid). Finalista nella sezione “Descrubrimientos” a PhotoEspaña nel 2002. Nominato per il KLM Paul Huf Award del FOAM Fotofrafiemuseum dell’Olanda nel 2007. Borsista per Joop Swart Masterclass. Collabora abitualmente con diversi media, case editrici, agenzie pubblicitarie e istituzioni.
I suoi progetti riguardano l’uso della fotografia come mezzo per l’introspezione, utilizzando il suo proprio contesto per affrontare la fragilità dell’esistenza contemporanea.
“Mares de interior” di Paco Gómez
La Spagna sta vivendo uno dei più lunghi periodi di siccità. Aspettando le piogge, le speranze sono riposte nelle grandi dighe di cui la Spagna è costellata, piccoli mari interni dove la gente anela al mare.
Paco Gómez (1971, Madrid, Spagna è ingegnere civile per l’UPM di Madrid. Ha lavorato otto anni nel laboratorio di Juan Manuel Castro Prieto, stampando le opere di importanti fotografi (Ramón Massats, García Alix, Cristina García Rodero, Chema Madoz o Augustín Cassola). Ha ricevuto molti premi ed è collaboratore abituale de El Pais Semanal, Vanity Fair, Rolling Stone, e molte altre riviste. Le sue opere sono parte di molte collezioni private.
I suoi progetti personali riguardano la creazione di mondi paralleli attraverso i sogni, la ricerca documentaristica e la finzione che appare come realtà.
“Metro de Madrid” di Jorquera
Il compito è semplice: fotografare coloro che entrano nella stazione della metro Legazpi di Madrid. Dallo stesso punto, le scale di accesso, ogni giorno tra le sette e le otto della mattina. Contemporaneamente, registrare suoni, i commenti, i passi di chi scende le scale, il click della camera; con il proposito di unire immagini e suoni in una proiezione.
Jorquera (1972, Porriño, Pontevedra, Spagna) è ingegnere agronomo per l’Università Politecnica di Madrid. Ha lavorato con Luis Asín e nel laboratorio di Juan Manuel Castro Prieto per due anni, stampando le opere di fotografi molto importanti (Ramón Massats, García Alix, Cristina García Rodero, Chema Madoz o Augustín Cassola. Borsista FotoPres 2007, Ángel de Fotografia 2007. Ha esposto nell’Escaparate de San Pedro (Madrid) e al Festival Fotonoviembre (Tenerife). Nel 2002 lavora sulla Cina, centrando il suo progetto nel 2008 sulla città di Wuhan.
Le sue opere riguardano l’esperienza soggettiva, la notte e la difficile relazione con gli universi in fase di sparizione o mutazione. Si definisce editore di progetti impossibili, in forma di libri unici come “Caderne Número Cero” o “Quaderno de China y Tao”.
“Tardes de toros” di Carlos Luján
Nel Medioevo era un divertimento dell’aristocrazia, torear a cavallo. Veniva chiamata Suerte de Cañas. Intorno al XVIII secolo questa tradizione fu abbandonata e la gente del popolo inventò il torero a piedi. Francisco Romero ne fu la figura chiave, che pose le basi e le regole per questo nuovo sport. Per gli appassionati della corrida, questa è per definizione un’arte, più che uno sport, che sottintende la sfida tra l’uomo e la bestia.
Alle cinque del pomeriggio, tre matadores, i loro aiutanti e i picadores entrano nella Plaza al ritmo di un pasodoble. A partire da questo momento, tutto quello che succede, è sacro …
Carlos Luján (1975, Valencia, Spagna) ha studiato Immagine e Suono e, successivamente, Fotografia nella Escuela de Artes y Oficios a Valencia. Premio Injuve 2002, Nuevo Talento Fnac di Fotografia 2004, borsista per il Collegio de España a Parigi e per Art Visual. Collabora abitualmente con riviste nazionali e internazionali. Ha esposto le sue opere in diverse città europee.
I suoi progetti riguardano sempre l’attualità, confrontandosi con diversi ambiti sociali.
“Península” di Eduardo Nave e Juan Millás
Península è un viaggio intrapreso da questi due fotografi che fu concepito non come uno spostamento, ma come un viaggio contemplativo. Entrambi hanno viaggiato da un estremo all’altro della penisola iberica, da Valencia a Lisbona. Hanno voluto spostarsi e plasmare in fotografia l’esperienza di un viaggio pensato per fermarsi a osservare, anche quando l’oggetto dell’osservazione non è poi così rilevante. Il tracciato del percorso è stato disegnato a caso, e il caso, ancora, li ha guidati, prendendosi il tempo necessario. Senza fretta. Perché il desiderio non ha cartografia e l’importante è essere aperti agli incontri. Le coordinate geografiche sono una risorsa per dare un nome alle cose viste. Latitudine e longitudine per catalogare l’oggetto fotografato e risalire alla localizzazione di quel luogo, dove si fermarono a osservare. Il GPS, per i due fotografi, è stato un arbitro, che ha offerto soluzioni quando il viaggio si fermava, sospeso, in un punto morto.
Eduardo Nave (1976, Valencia, Spagna) ha studiato fotografia alla Escuela de Artes y Oficios di Valencia. Vincitore di molti premi, è stato borsista della Scuola Nazionale di Fotografia di Arles (Francia), e di altre istituzioni. Le sue opere sono state esposte in molte città europee e fanno parte di numerose collezioni, pubbliche e private.
I suoi progetti riguardano i luoghi dove sono avvenuti fatti importanti e la possibilità che gli spazi conservino i ricordi di ciò che vi è accaduto.
Juan Millás (1975, Madrid, Spagna) si è laureato in Storia dell’Arte alla UAM di Madrid. Nominato per il premio KLM Paul Huf 2007 del FOAM Fotografiemuseum di Amsterdam. Rappresentato dall’agenia italiana Grazia Neri di Milano. Ha esposto in Spagna, in varie occasioni.
Le sue opere riguardano il caso, il disordine e la possibilità di tracciare sentieri sensoriali attraverso il mezzo fotografico.
“Esposas” di Tanit Plana
Esposas è un progetto che vuole dare voce all’esperienza femminile del matrimonio.
Nasce come risposta ad un momento di commozione personale, in cui l’autore prende coscienza, attraverso la sua propria esperienza, del fatto che essere una donna sposata non ha niente a che vedere con le fantasie elaborate fino al giorno del matrimonio. Nasce anche dalla necessità di condividere questa inquietudine e di cercare risposte ina ltre donne con più esperienza, attraverso la fotografia.
L’obiettivo del progetto è plasmare, con una serie di ritratti, la trasformazione emozionale nel periodo trascorso tra il giorno del matrimonio e l’oggi. Per adempiere a questo scopo, l’autrice propone a diverse donne sposate di effettuare un rito che ruota attorno al vestito da sposa. Quest’abito diventa un oggetto feticcio nel quale si materializzano tutte le fantasie culturali e personali che le donne hanno, o hanno ereditato, rispetto al matrimonio.
Tanit Plana (1975, Barcelona, Spagna) si è laureata in Comunicazione Audiovisiva all’Università Pompeu Fabra di Barcellona. Ha ricevuto la menzione d’onore per Prótesis, come miglior libro di fotografia a PHotoEspaña 2006, così come diversi altri premi e borse di studio. Commissario e membro organizzatore del Festival Scan 2008 (Tarragona). Collabora abitualmente con agenzie pubblicitarie. Professoressa di “espressione fotografica” per il corso di laurea in Pubblicità dell’Università Pompeu Fabra, per il Trinity College e per il master in Pubblicità della scuola Elisava, a Barcellona.
Le sue opere riguardano l’essere umano, con particolare interesse per le relazioni familiari e i vincoli e le necessità affettive che si instaurano tra le persone.
“Letanía” di Eva Sala
1. Orazione cristiana che si fa invocando Gesù Cristo, la Vergine o i Santi come mediatori, secondo una numerazione ordinata
2. Processione che si fa regolarmente per una rogazione, cantando le litanie.
La Settimana Santa è la festività cristiana che si celebra per ricordare la passione e la morte di Cristo. Sono famose le processioni, nelle quali gruppi di persone camminano solennemente e lentamente portando con sé immagini della passione di Cristo. Particolarmente famose sono le celebrazioni in Andalucia, e queste immagini sono state scattate nella città di Granata.
Le donne partecipano alle sfilate vestite totalmente di nero, e coprono il capo e le spalle con una mantiglia,un panno di pizzo nero. Nelle mani portano un rosario, un insieme di perle che si utilizza per pregare ordinatamente.
Eva Sala (1974, Madrid, Spagna) si è laureata in Pubblicità e Relazioni Pubbliche all’Universidad Complutense di Madrid. Ha proseguito gli studi fotografici all’IMEFE di Madrid. Collabora con l’Area di Edizione e Produzione di Auviodisivi del Circolo di Belle Arti di Madrid. Collabora con Minerva, Marie Claire, Elle, Mia, El Duende, Roda Iberia. Le sue proiezioni sono state esposte in Spagna e in Messico. Il suo lavoro è rappresentato dalla Galería de Fotografia Contemporánea Luzdia di Madrid.
Le sue opere riguardano le relazioni tra il corpo umano e la natura, così come gli equilibri e le tensioni che si possono creare tra questi. Negli ogetti fotografati cerca le storie intime che essi evocano.
“Naturaleza muerta” di Juan Santos
Il paesaggio interrotto: la semplice inclusione di un’icona così poderosa come una croce in un punto chilometrico è un segno talmente forte, che la nostra percezione riguardo questo spazio naturale cambia immediatamente, producendo un’interruzione nel paesaggio, dettata da un fatto tragico o dalla sua rappresentazione.
Juan Santos (1968, Cáceres, Spagna) è ingegnere informatico all’Università di Valladolid. Ha vinto il Premio Culturas 2008 del Ministero della Cultura. Ha pubblicato le sue opere su El País Semana, Público, Newsweek. Ha esposto in Spagna in diverse occasioni.
I suoi progetti riguardano la comunicazione e i segni, affrontando i diversi livelli concettuali e le chiavi di lettura delle immagini.
“49 c.c.” di Carlos Sanva
È un progetto che mette insieme i concetti praticamente indissolubili dei ciclomotori e dell’adolescenza nella penisola iberica. Il ciclomotore (quasi una moto), è il minimo sistema di trasporto motorizzato omologato per le attuali normative del traffico. Allo stesso modo, l’adolescente (quasi un adulto) nel suo transito verso la maturità comincia ad essere riconosciuto dal resto della società come un’unità sociale indipendente.
Il ciclomotore sottolinea la vicinanza dell’entrata nell’età adulta, espande le possibilità di spostamento permettendo al giovane di allontanarsi autonomamente dall’epicentro familiare, agisce come catalizzatore delle relazioni sociali, generando una sensazione di appartenenza a un gruppo concreto e ridefinendo lo spazio pubblico in un contesto relazionale spontaneo, esclusivo del gruppo.
Carlos Sanva (1978, Madrid, Spagna) si è laureato in Scienze della Comunicazione all’UNNE di Madrid. Ha conseguito il master in fotografia alla EFTI (Madrid). Ha ricevuto il Premio INJUVE di fotografia nel 2006 ed è stato selezionato per il concorso Purificación García 2007. Le sue opere sono state esposte in Spagna e fanno parte di diverse collezioni.
Il suo lavoro si concentra sulla certezza che il mondo sia molto strano ed che sia caratterizzato da una profonda ironia che mette in dubbio alcuni codici sociali.
“Nuevas familias” di Marta Soul
La famiglia continua ad essere il nucleo base dello sviluppo vitale. Un tema sempre al centro del dibattito politico, a partire dal modello tradizione che affronta i cambiamenti che, senza dubbio, avvengono in qualsiasi società in sviluppo. In questa serie di fotografie, si documenta semplicemente la presenzia di diversi tipi di famiglia in un quartiere di Madris, Legazpi, in piena trasformazione urbanistica. E così abbiamo dalla coppia senza figli, a quella che ne ha tre, che già viene considerata una famiglia numerosa. Ho scelto un modo di ritrarli ispirato al ritratto dell’Ottocento, nel quale la famiglia posava in maniera sobria e altezzosa, allontanandosi dalla naturalezza, per riflettere una certa rispettabilità e status sociale. Con piccole variazioni che traducono la realtà attuale, come il fatto di posare tutti nelle proprie abitazioni, invece che in uno studio, oppure la variazione nella posizione della donna, che non appare necessariamente seduta con il bambino in braccio.
Marta Soul (1974, Madrid, Spagna) ha studiato Fotografia e Disegno. Ha ricevuto numerosi premi e borse di studio. Le sue opere sono state esposte in molte occasioni in Spagna e in altre città europee. È rappresentata dalla galleria Visor di Valencia.
Il suo lavoro si identifica in una riflessione sull’interazione tra l’immagine e la realtà, nel senso di una mutua influenza tra questi due piani, partendo da ruoli stabiliti dell’identità, della sessualità e dell’apparenza nella società moderna.
“Madre” di Juan Valbuena
Una (ri)costruzione dell’album familiare del fotografo che racconta, tra le righe, la storia della Spagna e la storia della fotografia, attraverso la vita di sua madre: la sua infanzia in una zona rurale, i suoi sforzi per diventare maestra, la sua emigrazione, insieme alla sua nuova famiglia, a Madrid, il suo lavoro di più di 25 anni in un prestigioso liceo e il suo attuale ritorno al paese ogni fine settimana, per prendersi cura dei nonni materni.
Juan Valbuena (1973, Madrid, Spagna) si è laureato in Fisica Teorica alla UAM di Madrid. Coordinatore di Proyecta, professore dell’atelier La Fotografia come Proyecto Personal e direttore della rivista Phree. Commissario della sezione di proiezioni Naturalezza (PHotoEspaña 2007), foto editor del n°7 della rivista Ojo de Pez. Ha ricevuto diversi premi ed ha esposto le sue opere in Europa e Libano.
Il suo lavoro riguarda il territorio, il viaggio e la memoria ed è contaminato da altre discipline, come l’edizione, il videomaking e la letteratura.
“El Palentino” di Jonás Bel
La Spagna è piena di bar, in concreto ce n’è uno ogni 134 abitanti, il doppio della media dell’Unione Europea. La vita degli spagnoli ruota intorno ai bar. E c’è sempre un bar vicino, dove mangiare qualcosa, prendere un caffè dopo aver mangiato o un bicchiere la sera.
Tutte le mattine, la gente va a prendere un caffè al bar El Palentino. Niente fuori dal comune, semplicemente quello che si fa ogni giorno in un tipico bar di Madrid. Il luogo non nasconde niente di particolare, però da molti anni mi posiziono di fronte a questo bar, come uno scrittore che si confronta con la pagina bianca, e lo vedo come una superficie sulla quale lanciare le mie inquietudini e proiettare il tema del lavoro: l’ordinario, quello che abitualmente si omette nel discorso documentaristico storiografico, il rumore di fondo.
Jonás Bel (1978, Madrid, Spagna) si è laureato in Storia dell’Arte alla UAM di Madrid. Studia Fotografia Professionale e digitale alla EFTI (Madrid) e si diploma in Scrittura e Direzione cinematografica di documentari all’Istituto del Cine-NIC di Madrid. Regista e produttore di trasmissioni televisive sportive, collaboratore abituale delle case di produzione Zeppelin TV, Guardiana Producciones e Vector-3. Finalista nel concorso di fotografia de Purificación Carcía 2003. Proiezioni a Siviglia, Fete, PHotoEspaña,Getxophoto. Ha esposto in diverse occasioni in Europa.
Le sue opere riguardano il quotidiano, attraverso la ricerca di formati documentali intermedi tra la fotografia e il video.
NOPHOTO ha rivisitato la Spagna contemporanea, è giunto in quel luogo
intimo per percorrerlo, abitarlo, camminarvi e popolarlo. La Spagna oltre i propri limiti geografici e politici. Quattordici fotografi che hanno preferito non essere turisti, né intrepidi reporter, né ironici; non hanno cercato la notizia, e neanche la verità. Casomai, l'onestà. Tredici progetti che demoliscono i luoghi comuni avvicinandosi a essi e che saccheggiano gli archetipi usando qualcosa di tanto semplice come la prima persona.
Il progetto è stato già esposto nell’Hubei Museum nella città di Wuhan in Cina nel settembre 2008.
Seguono la descrizione delle opere e le biografie degli autori
***
Per informazioni alla stampa:
Ufficio Stampa Raer
email: ufficiostampa.raer@gmail.com
tel: 339.1834504 - tel. 339.1290387
www.accademiaspagnaroma.wordpress.com
“Extraños” di Matìas Costa
Progetto fotografico che documenta l’arrivo dell’immigrazione clandestina in Europa. L’autore ha lavorato a questa serie per quattro anni, viaggiando tra Francia, Italia e Spagna e raccogliendo un ampio materiale fotografico riguardante le frontiere tra questi paesi, dove si producono le tensioni territoriali che conosciamo come il fenomeno dell’immigrazione.
Matias Costa (1973, Buenos Aires, Argentina) è giornalista per l’Universidad Complutense di Madrid. Ha ricevuto due volte il premio World Press Photo. Ha collaborato con le agenzie Vu a Parigi e Panos Pictures a Londra. Collaboratore abituale del New York Times, Geo, La Repubblica, Newsweek e Time Magazine. Ha esposto in molte città europee e le sue opere sono presenti, tra gli altri, al Ministero della Cultura, all’Istituto Fotografico di Rotterdam, al Museo della Fotografia di Mosca e in molte collezioni private.
I suoi progetti trattano della ricostruzione personale dopo la perdita e la ricerca dell’identità attraverso la geografia e la storia.
“Vìa de la Cruz” di Iñaki Domingo
Fin dalla mia infanzia, la casa di Vìa de la Cruz, a Mallorca, è stata il luogo in cui la mia famiglia trascorreva le vacanze estive. Era uno spazio, fisico e mentale, che ci permetteva di mettere da parte le preoccupazioni del resto dell’anno e dedicarci alle cose semplici della vita: prendere il sole, ridere, condividere i pasti, fare il bagno, passeggiare e riposarci …
La scorsa estate abbiamo dovuto vendere la casa. Queste immagini sono frutto dell’ultimo viaggio che ho fatto, insieme alle mie sorelle, in questo luogo. Lo spazio non era rilevante di per sé, ma lo erano tutti i ricordi che conteneva, la memoria della mia infanzia, di cui sono l’erede.
Iñaki Domingo (1978, Madrid, Spagna) si è laureato in Scienze dell’Informazione all’UNNE di Madrid, ha conseguito un Master in Forografia all’EFTI (Madrid). Finalista nella sezione “Descrubrimientos” a PhotoEspaña nel 2002. Nominato per il KLM Paul Huf Award del FOAM Fotofrafiemuseum dell’Olanda nel 2007. Borsista per Joop Swart Masterclass. Collabora abitualmente con diversi media, case editrici, agenzie pubblicitarie e istituzioni.
I suoi progetti riguardano l’uso della fotografia come mezzo per l’introspezione, utilizzando il suo proprio contesto per affrontare la fragilità dell’esistenza contemporanea.
“Mares de interior” di Paco Gómez
La Spagna sta vivendo uno dei più lunghi periodi di siccità. Aspettando le piogge, le speranze sono riposte nelle grandi dighe di cui la Spagna è costellata, piccoli mari interni dove la gente anela al mare.
Paco Gómez (1971, Madrid, Spagna è ingegnere civile per l’UPM di Madrid. Ha lavorato otto anni nel laboratorio di Juan Manuel Castro Prieto, stampando le opere di importanti fotografi (Ramón Massats, García Alix, Cristina García Rodero, Chema Madoz o Augustín Cassola). Ha ricevuto molti premi ed è collaboratore abituale de El Pais Semanal, Vanity Fair, Rolling Stone, e molte altre riviste. Le sue opere sono parte di molte collezioni private.
I suoi progetti personali riguardano la creazione di mondi paralleli attraverso i sogni, la ricerca documentaristica e la finzione che appare come realtà.
“Metro de Madrid” di Jorquera
Il compito è semplice: fotografare coloro che entrano nella stazione della metro Legazpi di Madrid. Dallo stesso punto, le scale di accesso, ogni giorno tra le sette e le otto della mattina. Contemporaneamente, registrare suoni, i commenti, i passi di chi scende le scale, il click della camera; con il proposito di unire immagini e suoni in una proiezione.
Jorquera (1972, Porriño, Pontevedra, Spagna) è ingegnere agronomo per l’Università Politecnica di Madrid. Ha lavorato con Luis Asín e nel laboratorio di Juan Manuel Castro Prieto per due anni, stampando le opere di fotografi molto importanti (Ramón Massats, García Alix, Cristina García Rodero, Chema Madoz o Augustín Cassola. Borsista FotoPres 2007, Ángel de Fotografia 2007. Ha esposto nell’Escaparate de San Pedro (Madrid) e al Festival Fotonoviembre (Tenerife). Nel 2002 lavora sulla Cina, centrando il suo progetto nel 2008 sulla città di Wuhan.
Le sue opere riguardano l’esperienza soggettiva, la notte e la difficile relazione con gli universi in fase di sparizione o mutazione. Si definisce editore di progetti impossibili, in forma di libri unici come “Caderne Número Cero” o “Quaderno de China y Tao”.
“Tardes de toros” di Carlos Luján
Nel Medioevo era un divertimento dell’aristocrazia, torear a cavallo. Veniva chiamata Suerte de Cañas. Intorno al XVIII secolo questa tradizione fu abbandonata e la gente del popolo inventò il torero a piedi. Francisco Romero ne fu la figura chiave, che pose le basi e le regole per questo nuovo sport. Per gli appassionati della corrida, questa è per definizione un’arte, più che uno sport, che sottintende la sfida tra l’uomo e la bestia.
Alle cinque del pomeriggio, tre matadores, i loro aiutanti e i picadores entrano nella Plaza al ritmo di un pasodoble. A partire da questo momento, tutto quello che succede, è sacro …
Carlos Luján (1975, Valencia, Spagna) ha studiato Immagine e Suono e, successivamente, Fotografia nella Escuela de Artes y Oficios a Valencia. Premio Injuve 2002, Nuevo Talento Fnac di Fotografia 2004, borsista per il Collegio de España a Parigi e per Art Visual. Collabora abitualmente con riviste nazionali e internazionali. Ha esposto le sue opere in diverse città europee.
I suoi progetti riguardano sempre l’attualità, confrontandosi con diversi ambiti sociali.
“Península” di Eduardo Nave e Juan Millás
Península è un viaggio intrapreso da questi due fotografi che fu concepito non come uno spostamento, ma come un viaggio contemplativo. Entrambi hanno viaggiato da un estremo all’altro della penisola iberica, da Valencia a Lisbona. Hanno voluto spostarsi e plasmare in fotografia l’esperienza di un viaggio pensato per fermarsi a osservare, anche quando l’oggetto dell’osservazione non è poi così rilevante. Il tracciato del percorso è stato disegnato a caso, e il caso, ancora, li ha guidati, prendendosi il tempo necessario. Senza fretta. Perché il desiderio non ha cartografia e l’importante è essere aperti agli incontri. Le coordinate geografiche sono una risorsa per dare un nome alle cose viste. Latitudine e longitudine per catalogare l’oggetto fotografato e risalire alla localizzazione di quel luogo, dove si fermarono a osservare. Il GPS, per i due fotografi, è stato un arbitro, che ha offerto soluzioni quando il viaggio si fermava, sospeso, in un punto morto.
Eduardo Nave (1976, Valencia, Spagna) ha studiato fotografia alla Escuela de Artes y Oficios di Valencia. Vincitore di molti premi, è stato borsista della Scuola Nazionale di Fotografia di Arles (Francia), e di altre istituzioni. Le sue opere sono state esposte in molte città europee e fanno parte di numerose collezioni, pubbliche e private.
I suoi progetti riguardano i luoghi dove sono avvenuti fatti importanti e la possibilità che gli spazi conservino i ricordi di ciò che vi è accaduto.
Juan Millás (1975, Madrid, Spagna) si è laureato in Storia dell’Arte alla UAM di Madrid. Nominato per il premio KLM Paul Huf 2007 del FOAM Fotografiemuseum di Amsterdam. Rappresentato dall’agenia italiana Grazia Neri di Milano. Ha esposto in Spagna, in varie occasioni.
Le sue opere riguardano il caso, il disordine e la possibilità di tracciare sentieri sensoriali attraverso il mezzo fotografico.
“Esposas” di Tanit Plana
Esposas è un progetto che vuole dare voce all’esperienza femminile del matrimonio.
Nasce come risposta ad un momento di commozione personale, in cui l’autore prende coscienza, attraverso la sua propria esperienza, del fatto che essere una donna sposata non ha niente a che vedere con le fantasie elaborate fino al giorno del matrimonio. Nasce anche dalla necessità di condividere questa inquietudine e di cercare risposte ina ltre donne con più esperienza, attraverso la fotografia.
L’obiettivo del progetto è plasmare, con una serie di ritratti, la trasformazione emozionale nel periodo trascorso tra il giorno del matrimonio e l’oggi. Per adempiere a questo scopo, l’autrice propone a diverse donne sposate di effettuare un rito che ruota attorno al vestito da sposa. Quest’abito diventa un oggetto feticcio nel quale si materializzano tutte le fantasie culturali e personali che le donne hanno, o hanno ereditato, rispetto al matrimonio.
Tanit Plana (1975, Barcelona, Spagna) si è laureata in Comunicazione Audiovisiva all’Università Pompeu Fabra di Barcellona. Ha ricevuto la menzione d’onore per Prótesis, come miglior libro di fotografia a PHotoEspaña 2006, così come diversi altri premi e borse di studio. Commissario e membro organizzatore del Festival Scan 2008 (Tarragona). Collabora abitualmente con agenzie pubblicitarie. Professoressa di “espressione fotografica” per il corso di laurea in Pubblicità dell’Università Pompeu Fabra, per il Trinity College e per il master in Pubblicità della scuola Elisava, a Barcellona.
Le sue opere riguardano l’essere umano, con particolare interesse per le relazioni familiari e i vincoli e le necessità affettive che si instaurano tra le persone.
“Letanía” di Eva Sala
1. Orazione cristiana che si fa invocando Gesù Cristo, la Vergine o i Santi come mediatori, secondo una numerazione ordinata
2. Processione che si fa regolarmente per una rogazione, cantando le litanie.
La Settimana Santa è la festività cristiana che si celebra per ricordare la passione e la morte di Cristo. Sono famose le processioni, nelle quali gruppi di persone camminano solennemente e lentamente portando con sé immagini della passione di Cristo. Particolarmente famose sono le celebrazioni in Andalucia, e queste immagini sono state scattate nella città di Granata.
Le donne partecipano alle sfilate vestite totalmente di nero, e coprono il capo e le spalle con una mantiglia,un panno di pizzo nero. Nelle mani portano un rosario, un insieme di perle che si utilizza per pregare ordinatamente.
Eva Sala (1974, Madrid, Spagna) si è laureata in Pubblicità e Relazioni Pubbliche all’Universidad Complutense di Madrid. Ha proseguito gli studi fotografici all’IMEFE di Madrid. Collabora con l’Area di Edizione e Produzione di Auviodisivi del Circolo di Belle Arti di Madrid. Collabora con Minerva, Marie Claire, Elle, Mia, El Duende, Roda Iberia. Le sue proiezioni sono state esposte in Spagna e in Messico. Il suo lavoro è rappresentato dalla Galería de Fotografia Contemporánea Luzdia di Madrid.
Le sue opere riguardano le relazioni tra il corpo umano e la natura, così come gli equilibri e le tensioni che si possono creare tra questi. Negli ogetti fotografati cerca le storie intime che essi evocano.
“Naturaleza muerta” di Juan Santos
Il paesaggio interrotto: la semplice inclusione di un’icona così poderosa come una croce in un punto chilometrico è un segno talmente forte, che la nostra percezione riguardo questo spazio naturale cambia immediatamente, producendo un’interruzione nel paesaggio, dettata da un fatto tragico o dalla sua rappresentazione.
Juan Santos (1968, Cáceres, Spagna) è ingegnere informatico all’Università di Valladolid. Ha vinto il Premio Culturas 2008 del Ministero della Cultura. Ha pubblicato le sue opere su El País Semana, Público, Newsweek. Ha esposto in Spagna in diverse occasioni.
I suoi progetti riguardano la comunicazione e i segni, affrontando i diversi livelli concettuali e le chiavi di lettura delle immagini.
“49 c.c.” di Carlos Sanva
È un progetto che mette insieme i concetti praticamente indissolubili dei ciclomotori e dell’adolescenza nella penisola iberica. Il ciclomotore (quasi una moto), è il minimo sistema di trasporto motorizzato omologato per le attuali normative del traffico. Allo stesso modo, l’adolescente (quasi un adulto) nel suo transito verso la maturità comincia ad essere riconosciuto dal resto della società come un’unità sociale indipendente.
Il ciclomotore sottolinea la vicinanza dell’entrata nell’età adulta, espande le possibilità di spostamento permettendo al giovane di allontanarsi autonomamente dall’epicentro familiare, agisce come catalizzatore delle relazioni sociali, generando una sensazione di appartenenza a un gruppo concreto e ridefinendo lo spazio pubblico in un contesto relazionale spontaneo, esclusivo del gruppo.
Carlos Sanva (1978, Madrid, Spagna) si è laureato in Scienze della Comunicazione all’UNNE di Madrid. Ha conseguito il master in fotografia alla EFTI (Madrid). Ha ricevuto il Premio INJUVE di fotografia nel 2006 ed è stato selezionato per il concorso Purificación García 2007. Le sue opere sono state esposte in Spagna e fanno parte di diverse collezioni.
Il suo lavoro si concentra sulla certezza che il mondo sia molto strano ed che sia caratterizzato da una profonda ironia che mette in dubbio alcuni codici sociali.
“Nuevas familias” di Marta Soul
La famiglia continua ad essere il nucleo base dello sviluppo vitale. Un tema sempre al centro del dibattito politico, a partire dal modello tradizione che affronta i cambiamenti che, senza dubbio, avvengono in qualsiasi società in sviluppo. In questa serie di fotografie, si documenta semplicemente la presenzia di diversi tipi di famiglia in un quartiere di Madris, Legazpi, in piena trasformazione urbanistica. E così abbiamo dalla coppia senza figli, a quella che ne ha tre, che già viene considerata una famiglia numerosa. Ho scelto un modo di ritrarli ispirato al ritratto dell’Ottocento, nel quale la famiglia posava in maniera sobria e altezzosa, allontanandosi dalla naturalezza, per riflettere una certa rispettabilità e status sociale. Con piccole variazioni che traducono la realtà attuale, come il fatto di posare tutti nelle proprie abitazioni, invece che in uno studio, oppure la variazione nella posizione della donna, che non appare necessariamente seduta con il bambino in braccio.
Marta Soul (1974, Madrid, Spagna) ha studiato Fotografia e Disegno. Ha ricevuto numerosi premi e borse di studio. Le sue opere sono state esposte in molte occasioni in Spagna e in altre città europee. È rappresentata dalla galleria Visor di Valencia.
Il suo lavoro si identifica in una riflessione sull’interazione tra l’immagine e la realtà, nel senso di una mutua influenza tra questi due piani, partendo da ruoli stabiliti dell’identità, della sessualità e dell’apparenza nella società moderna.
“Madre” di Juan Valbuena
Una (ri)costruzione dell’album familiare del fotografo che racconta, tra le righe, la storia della Spagna e la storia della fotografia, attraverso la vita di sua madre: la sua infanzia in una zona rurale, i suoi sforzi per diventare maestra, la sua emigrazione, insieme alla sua nuova famiglia, a Madrid, il suo lavoro di più di 25 anni in un prestigioso liceo e il suo attuale ritorno al paese ogni fine settimana, per prendersi cura dei nonni materni.
Juan Valbuena (1973, Madrid, Spagna) si è laureato in Fisica Teorica alla UAM di Madrid. Coordinatore di Proyecta, professore dell’atelier La Fotografia come Proyecto Personal e direttore della rivista Phree. Commissario della sezione di proiezioni Naturalezza (PHotoEspaña 2007), foto editor del n°7 della rivista Ojo de Pez. Ha ricevuto diversi premi ed ha esposto le sue opere in Europa e Libano.
Il suo lavoro riguarda il territorio, il viaggio e la memoria ed è contaminato da altre discipline, come l’edizione, il videomaking e la letteratura.
“El Palentino” di Jonás Bel
La Spagna è piena di bar, in concreto ce n’è uno ogni 134 abitanti, il doppio della media dell’Unione Europea. La vita degli spagnoli ruota intorno ai bar. E c’è sempre un bar vicino, dove mangiare qualcosa, prendere un caffè dopo aver mangiato o un bicchiere la sera.
Tutte le mattine, la gente va a prendere un caffè al bar El Palentino. Niente fuori dal comune, semplicemente quello che si fa ogni giorno in un tipico bar di Madrid. Il luogo non nasconde niente di particolare, però da molti anni mi posiziono di fronte a questo bar, come uno scrittore che si confronta con la pagina bianca, e lo vedo come una superficie sulla quale lanciare le mie inquietudini e proiettare il tema del lavoro: l’ordinario, quello che abitualmente si omette nel discorso documentaristico storiografico, il rumore di fondo.
Jonás Bel (1978, Madrid, Spagna) si è laureato in Storia dell’Arte alla UAM di Madrid. Studia Fotografia Professionale e digitale alla EFTI (Madrid) e si diploma in Scrittura e Direzione cinematografica di documentari all’Istituto del Cine-NIC di Madrid. Regista e produttore di trasmissioni televisive sportive, collaboratore abituale delle case di produzione Zeppelin TV, Guardiana Producciones e Vector-3. Finalista nel concorso di fotografia de Purificación Carcía 2003. Proiezioni a Siviglia, Fete, PHotoEspaña,Getxophoto. Ha esposto in diverse occasioni in Europa.
Le sue opere riguardano il quotidiano, attraverso la ricerca di formati documentali intermedi tra la fotografia e il video.
16
febbraio 2011
Aquì y Ahora. Qui e adesso
Dal 16 febbraio al 15 marzo 2011
fotografia
Location
REAL ACADEMIA DE ESPANA – ACCADEMIA REALE DI SPAGNA
Roma, Via Di San Pietro In Montorio, 3, (Roma)
Roma, Via Di San Pietro In Montorio, 3, (Roma)
Vernissage
16 Febbraio 2011, ore 19
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