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Archema Studio – Senza pietre non c’è arco.
Lo studio di architettura ARCHEMA, nello spazio della galleria Label201, propone un itinerario antologico alla scoperta del lavoro svolto negli ultimi tre decenni. coniugando “innovazione e conservazione” per trasformare l’ambiente, a partire dalla memoria e dalla storia del luogo.
Comunicato stampa
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ARCHEMA STUDIO
presenta
“…Senza pietre non c’è arco.”
“Marco Polo descrive un ponte, pietra per pietra.
-Ma qual è la pietra che sostiene il ponte? – chiede Kublai Kan.
-Il ponte non è sostenuto da questa o quella pietra - risponde Marco,
- ma dalla linea dell’arco che esse formano.
Kublai Kan rimane silenzioso, riflettendo. Poi soggiunge:
-Perché mi parli delle pietre? E’ solo dell’arco che mi importa.
Polo risponde: -Senza pietre non c’è arco.”
(da “Le città invisibili” di Italo Calvino)
Il 19 dicembre 2013, lo studio di architettura ARCHEMA, nello spazio della galleria Label201, all’interno del cortile di una ex fattoria in via di recupero, propone un itinerario antologico alla scoperta del lavoro svolto negli ultimi tre decenni.
La data del 19 dicembre, a ridosso del solstizio d’inverno, coincide con gli antichi festeggiamenti dei Saturnali romani in onore del dio Saturno, il Kronos greco, padre di Zeus, che simboleggia la ciclicità della natura, il tempo che scorre.
Il tempo che scorre in un flusso continuo ed uno spazio in continua trasformazione insieme a concetti come “movimento”, “relazione” e “medietà”, costituiscono le idee portanti del lavoro dello studio:
lavoro nel campo della realizzazione di un “nuovo artigianato”; lavoro nel disegno di oggetti domestici mobili, trasformabili, pluriuso; lavoro intorno alla trasformazione di oggetti in altri ri-combinati, ri-associati, ri-composti; lavoro progettuale di interpretazione e recupero della “casa” della campagna romana.
Lavoro che parte dalla lettura della relazione Natura/Cultura nascosta nel nome ARCH E MA.
Un nome che mette in relazione due significati: “ARCH” per architettura e “MA” per materia. E’ un richiamo alla nostra storia: la lingua greca con “archi” (άρχι = principio, primato) e la lingua latina con “materia”(mātĕrĭa).
Vuole unire due azioni: una ancestrale, la presa di coscienza della realtà che ci circonda, la materia: la Natura. Ed una, successiva, del tras-formare la materia in conoscenza: la Cultura.
Un’ immagine in movimento proiettata sulla facciata esterna della galleria, figura archetipa della “casa”, costruisce il marchio Archema, una “metafora della trasformazione”.
La lettura del simbolo grafico parte da una de-costruzione dinamica e circolare per ritrovare gli elementi necessari ad interpretare una possibile metafora della “trasformazione”.
Prende l’avvio dal quadrato. Simbolo, dall’antichità, della Terra, della Madre Natura. Figura base dello spazio, indica stabilità, durata, continuità, memoria, materia originaria.
La base di una colonna classica. Un’ architettura letta come “instabile”, in equilibrio precario, poiché nulla è dato per certo ed immobile, ed il passato non è per sempre ma in continua evoluzione: la realtà costruita dall’uomo, per essere migliore, deve essere mantenuta e trasformata insieme.
La linea d’ombra. Una proiezione, una dissolvenza, un passaggio che indica necessità di trasformazione.
Un’ala. Il simbolo del volo, il sogno dell’uomo di liberarsi dalla gravità. Il mito classico di “Dedalo”, architetto greco, che riesce, al contrario del figlio Icaro, a volare, con sapienza, trovando il giusto equilibrio tra le acque del mare ed il calore del sole: solo così si salverà tornando a terra.
Finalmente la punteggiatura di un prato. La chioma di un albero. Il verde della natura, l’ambiente terra, che dobbiamo rispettare e salvaguardare ed al quale, ciclicamente, dobbiamo tornare per poi ripartire per un nuovo viaggio, un nuovo volo, nella consapevolezza di vivere un’epoca di trasformazione permanente.
All’interno dello spazio espositivo, strutture usate di cantiere costruiscono l’allestimento in modo minimale. Un portale architettonico elementare comunica sinteticamente e simbolicamente l’idea di “soglia”. Quel “vivere la soglia” che è riflessione sul “senso dell’abitare” e sulla “cultura del progetto”, caratteri costanti nell’attività dello studio Archema.
-La continua e “paziente ricerca”, “…pietra per pietra…” come direbbe il Marco Polo calviniano, della “relazione” tra elementi che si esprimono in sistemi di unità duali.
-Il riconoscimento del concetto di “movimento” come segno della volontà di modificare il nostro stato esistenziale e della possibilità di ottenere nuovi rapporti, dinamici, … “diagonali”.
-La consapevolezza che solo il progetto come “processo complesso” può portare alla definizione di semplici configurazioni, capaci di veicolare, accanto al dato funzionale, significati e valenze simboliche.
-L’assunzione di un “atteggiamento eclettico”, capace di includere linee di ricerca parallele e dialettiche, che possano stabilire nuove relazioni e nuove conciliazioni.
-L’attribuzione di valore al “frammento”, al piccolo gesto, alla “normalità” del quotidiano, al segno elementare e semplice, al meno invece che al più.
-L’identificare come necessaria la riscoperta, oggi, di “valori artigianali”, capaci, con semplicità, di recuperare capacità manuali, di esercitarsi in un laboratorio continuo che stimoli le piccole imprese a confluire in un “nuovo artigianato” per diffondere una cultura nuova.
-La volontà di esprimere la nostra “territorialità”, i segni della cultura mediterranea alla quale apparteniamo, pensata come grande luogo di scambio tra culture diverse che dialogano tra identità e differenze.
-La necessità di coniugare “innovazione e conservazione” per trasformare l’ambiente, a partire dalla memoria e dalla storia del luogo.
Questi gli elementi costituenti la costruzione concettuale della nostra identità che ci vede operare come architetti, restauratori e disegnatori d’artigianato: sono espressione di una cultura “intermedia” e tramite per una definizione del concetto di “soglia”.
La soglia o “limen” è per noi quel limite spazio-temporale tra le cose, quel muro o meglio quello “spazio-muro”, che divide ed unisce e in cui è possibile aprire una “porta”, un “passaggio”, tra il dentro e il fuori, tra il pubblico e il privato, quel “luogo delle relazioni” tra passato e futuro, tra natura e cultura, quel luogo della comunicazione in cui dovrà avvenire inevitabilmente la vita.
E non nella fissità dello stare, ma nella dinamicità delle relazioni, indagando territori diversi ed opposti, cercando di integrare più che di escludere.
L’”equilibrio dinamico” e ciclico attraverso la “soglia” è garanzia di vera “trasformazione”: la ricerca dentro e fuori di noi, può cogliere così, anche se solo per un attimo, i segni di una “unità”, di una“bellezza” in cui coesistono nel dialogo tutti i “contrari”.
presenta
“…Senza pietre non c’è arco.”
“Marco Polo descrive un ponte, pietra per pietra.
-Ma qual è la pietra che sostiene il ponte? – chiede Kublai Kan.
-Il ponte non è sostenuto da questa o quella pietra - risponde Marco,
- ma dalla linea dell’arco che esse formano.
Kublai Kan rimane silenzioso, riflettendo. Poi soggiunge:
-Perché mi parli delle pietre? E’ solo dell’arco che mi importa.
Polo risponde: -Senza pietre non c’è arco.”
(da “Le città invisibili” di Italo Calvino)
Il 19 dicembre 2013, lo studio di architettura ARCHEMA, nello spazio della galleria Label201, all’interno del cortile di una ex fattoria in via di recupero, propone un itinerario antologico alla scoperta del lavoro svolto negli ultimi tre decenni.
La data del 19 dicembre, a ridosso del solstizio d’inverno, coincide con gli antichi festeggiamenti dei Saturnali romani in onore del dio Saturno, il Kronos greco, padre di Zeus, che simboleggia la ciclicità della natura, il tempo che scorre.
Il tempo che scorre in un flusso continuo ed uno spazio in continua trasformazione insieme a concetti come “movimento”, “relazione” e “medietà”, costituiscono le idee portanti del lavoro dello studio:
lavoro nel campo della realizzazione di un “nuovo artigianato”; lavoro nel disegno di oggetti domestici mobili, trasformabili, pluriuso; lavoro intorno alla trasformazione di oggetti in altri ri-combinati, ri-associati, ri-composti; lavoro progettuale di interpretazione e recupero della “casa” della campagna romana.
Lavoro che parte dalla lettura della relazione Natura/Cultura nascosta nel nome ARCH E MA.
Un nome che mette in relazione due significati: “ARCH” per architettura e “MA” per materia. E’ un richiamo alla nostra storia: la lingua greca con “archi” (άρχι = principio, primato) e la lingua latina con “materia”(mātĕrĭa).
Vuole unire due azioni: una ancestrale, la presa di coscienza della realtà che ci circonda, la materia: la Natura. Ed una, successiva, del tras-formare la materia in conoscenza: la Cultura.
Un’ immagine in movimento proiettata sulla facciata esterna della galleria, figura archetipa della “casa”, costruisce il marchio Archema, una “metafora della trasformazione”.
La lettura del simbolo grafico parte da una de-costruzione dinamica e circolare per ritrovare gli elementi necessari ad interpretare una possibile metafora della “trasformazione”.
Prende l’avvio dal quadrato. Simbolo, dall’antichità, della Terra, della Madre Natura. Figura base dello spazio, indica stabilità, durata, continuità, memoria, materia originaria.
La base di una colonna classica. Un’ architettura letta come “instabile”, in equilibrio precario, poiché nulla è dato per certo ed immobile, ed il passato non è per sempre ma in continua evoluzione: la realtà costruita dall’uomo, per essere migliore, deve essere mantenuta e trasformata insieme.
La linea d’ombra. Una proiezione, una dissolvenza, un passaggio che indica necessità di trasformazione.
Un’ala. Il simbolo del volo, il sogno dell’uomo di liberarsi dalla gravità. Il mito classico di “Dedalo”, architetto greco, che riesce, al contrario del figlio Icaro, a volare, con sapienza, trovando il giusto equilibrio tra le acque del mare ed il calore del sole: solo così si salverà tornando a terra.
Finalmente la punteggiatura di un prato. La chioma di un albero. Il verde della natura, l’ambiente terra, che dobbiamo rispettare e salvaguardare ed al quale, ciclicamente, dobbiamo tornare per poi ripartire per un nuovo viaggio, un nuovo volo, nella consapevolezza di vivere un’epoca di trasformazione permanente.
All’interno dello spazio espositivo, strutture usate di cantiere costruiscono l’allestimento in modo minimale. Un portale architettonico elementare comunica sinteticamente e simbolicamente l’idea di “soglia”. Quel “vivere la soglia” che è riflessione sul “senso dell’abitare” e sulla “cultura del progetto”, caratteri costanti nell’attività dello studio Archema.
-La continua e “paziente ricerca”, “…pietra per pietra…” come direbbe il Marco Polo calviniano, della “relazione” tra elementi che si esprimono in sistemi di unità duali.
-Il riconoscimento del concetto di “movimento” come segno della volontà di modificare il nostro stato esistenziale e della possibilità di ottenere nuovi rapporti, dinamici, … “diagonali”.
-La consapevolezza che solo il progetto come “processo complesso” può portare alla definizione di semplici configurazioni, capaci di veicolare, accanto al dato funzionale, significati e valenze simboliche.
-L’assunzione di un “atteggiamento eclettico”, capace di includere linee di ricerca parallele e dialettiche, che possano stabilire nuove relazioni e nuove conciliazioni.
-L’attribuzione di valore al “frammento”, al piccolo gesto, alla “normalità” del quotidiano, al segno elementare e semplice, al meno invece che al più.
-L’identificare come necessaria la riscoperta, oggi, di “valori artigianali”, capaci, con semplicità, di recuperare capacità manuali, di esercitarsi in un laboratorio continuo che stimoli le piccole imprese a confluire in un “nuovo artigianato” per diffondere una cultura nuova.
-La volontà di esprimere la nostra “territorialità”, i segni della cultura mediterranea alla quale apparteniamo, pensata come grande luogo di scambio tra culture diverse che dialogano tra identità e differenze.
-La necessità di coniugare “innovazione e conservazione” per trasformare l’ambiente, a partire dalla memoria e dalla storia del luogo.
Questi gli elementi costituenti la costruzione concettuale della nostra identità che ci vede operare come architetti, restauratori e disegnatori d’artigianato: sono espressione di una cultura “intermedia” e tramite per una definizione del concetto di “soglia”.
La soglia o “limen” è per noi quel limite spazio-temporale tra le cose, quel muro o meglio quello “spazio-muro”, che divide ed unisce e in cui è possibile aprire una “porta”, un “passaggio”, tra il dentro e il fuori, tra il pubblico e il privato, quel “luogo delle relazioni” tra passato e futuro, tra natura e cultura, quel luogo della comunicazione in cui dovrà avvenire inevitabilmente la vita.
E non nella fissità dello stare, ma nella dinamicità delle relazioni, indagando territori diversi ed opposti, cercando di integrare più che di escludere.
L’”equilibrio dinamico” e ciclico attraverso la “soglia” è garanzia di vera “trasformazione”: la ricerca dentro e fuori di noi, può cogliere così, anche se solo per un attimo, i segni di una “unità”, di una“bellezza” in cui coesistono nel dialogo tutti i “contrari”.
19
dicembre 2013
Archema Studio – Senza pietre non c’è arco.
Dal 19 al 22 dicembre 2013
architettura
design
design
Location
LABEL201
Roma, Via Portuense, 201, (Roma)
Roma, Via Portuense, 201, (Roma)
Orario di apertura
su appuntamento tel. 06 45556521
Vernissage
19 Dicembre 2013, ore 19,00
Autore




