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Arnaldo Bruschi – L’antico, la tradizione, il moderno. Da Arnolfo a Peruzzi
Il nuovo volume della collana Architetti & Architetture propone una raccolta di saggi di Arnaldo Bruschi, uno dei più autorevoli storici dell’architettura rinascimentale.
Comunicato stampa
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Il nuovo volume della collana Architetti & Architetture propone una raccolta di saggi di Arnaldo Bruschi, uno dei più autorevoli storici dell'architettura rinascimentale.
I saggi qui scelti ricompongono, nella sequenza proposta, la lettura critica di un’appassionante vicenda: la nascita e progressiva costruzione, a partire dalla fine del XIII secolo, di un nuovo modo di intendere, progettare, costruire e rappresentare l’architettura.
Teoria e pratica architettonica, progressivamente ricondotte, accanto alla pittura e alla scultura, nell’ambito "alto" delle arti del disegno, si configurano come espressione di un più generale contesto culturale, caratterizzato dal richiamo all’antichità, non più analogicamente riecheggiata ma studiata e indagata con mezzi tendenzialmente "scientifici" e risultati "moderni". Nell’arco cronologico preso in considerazione – dalla fine del XIII secolo al pontificato di Clemente VII (1523-34) – la ricerca di Arnaldo Bruschi segue un percorso coerente volto a individuare contesti, momenti, opere e personaggi che, attraverso scarti, cambiamenti, passaggi critici, evidenziano in modo esemplare andamenti, ragioni ed esiti del processo. La prima tappa di questo ideale viaggio è rappresentata dalle opere degli scultori architetti come Arnolfo di Cambio, dei marmorari romani di tradizione cosmatesca e dei pittori come Giotto e Taddeo Gaddi che, muovendo dalle origini della cultura rinascimentale, già individuate da Vasari nell’attività di Nicola e Giovanni Pisano, cominciano a delineare una nuova visione architettonica, fondata sul disegno e sull’antico.
Un secondo momento di accumulazione di esperienze significative è individuato nei primi anni trenta del Quattrocento, quando Brunelleschi, insieme a Donatello, si reca forse di nuovo a Roma dove, nello stesso arco di tempo o immediatamente dopo, saranno presenti altri artisti, tra i quali, soprattutto, Leon Battista Alberti.
Secondo Bruschi è, questo, un "periodo […] cruciale per il futuro dell’architettura rinascimentale". Egli, infatti, colloca l’esperienza diretta dei ruderi della Roma imperiale alla base della sostanziale trasformazione della concezione spaziale e architettonica di Brunelleschi da una parte e dell’ampliamento del linguaggio per opera di pittori e soprattutto scultori, dall’altra. A partire dal Santo Spirito, fino alla progettazione della lanterna della cupola di Santa Maria del Fiore, Bruschi rintraccia nelle opere di Filippo un percorso volto a trasformare l’iniziale contrapposizione, ancora "gotica", tra membrature idealmente portanti e superfici di tamponamento, in una continuità muraria, caratterizzata da ordini e pareti solidalmente articolati a definire uno spazio organico. Dopo la morte di Brunelleschi, l’apporto delle botteghe degli scultori e le straordinarie "invenzioni" di Donatello, il contributo teorico e pratico di Alberti, di Filarete, Francesco di Giorgio, Luca Pacioli e la diffusione di modelli diversi e diversamente intesi e impiegati, preludono alla nuova e definitiva riscoperta e classificazione dei "veri" ordini vitruviani già sottesa all’opera di Giuliano da Sangallo e, soprattutto, alle sperimentazioni dell’ultimo Bramante milanese.
Ed ecco, allora, delinearsi un altro fondamentale passaggio: gli ultimi anni del pontificato di Alessandro VI, quando la presenza a Roma di Antonio da Sangallo il Vecchio, architetto delle fortificazioni papali, e di Bramante "sottoarchitettore", concretizza e indirizza le istanze borgiane di un forte richiamo all’antichità classica, emblema e sostegno dell’ideologia politica del papa e del figlio Cesare.
I saggi ripubblicati nel volume rappresentano vere e proprie pietre miliari per la storiografia del Rinascimento, ma risultavano ormai di difficile reperibilità. Si è pertanto deciso di riproporne i testi corredati da note di aggiornamento dell'autore.
Arnaldo Bruschi (Roma, 1928), Accademico di San Luca dal 1970, è stato ordinario di Storia dell’architettura presso l’Università degli Studi di Roma "La Sapienza" dal 1972 al 2003.
Direttore prima dell’Istituto di Storia dell’architettura (1982-84), poi del Dipartimento di Storia dell’architettura, restauro e conservazione dei beni architettonici dello stesso ateneo (1988-93), Presidente del consiglio scientifico del Centro Internazionale di Studi di Architettura "Andrea Palladio" di Vicenza (1992-93), ha pubblicato, tra l’altro: Bramante architetto, Bari 1969; (Borromini: manierismo spaziale oltre il Barocco, Bari 1978); Oltre il Rinascimento, Milano 2000. Per i tipi di Electa ha recentemente curato il volume
Storia dell’architettura italiana. Il primo Cinquecento, Milano 2002.
Testi di:
Arnaldo Bruschi. A cura di: Maurizio Ricci, Paola Zampa. Editore: Electa
I saggi qui scelti ricompongono, nella sequenza proposta, la lettura critica di un’appassionante vicenda: la nascita e progressiva costruzione, a partire dalla fine del XIII secolo, di un nuovo modo di intendere, progettare, costruire e rappresentare l’architettura.
Teoria e pratica architettonica, progressivamente ricondotte, accanto alla pittura e alla scultura, nell’ambito "alto" delle arti del disegno, si configurano come espressione di un più generale contesto culturale, caratterizzato dal richiamo all’antichità, non più analogicamente riecheggiata ma studiata e indagata con mezzi tendenzialmente "scientifici" e risultati "moderni". Nell’arco cronologico preso in considerazione – dalla fine del XIII secolo al pontificato di Clemente VII (1523-34) – la ricerca di Arnaldo Bruschi segue un percorso coerente volto a individuare contesti, momenti, opere e personaggi che, attraverso scarti, cambiamenti, passaggi critici, evidenziano in modo esemplare andamenti, ragioni ed esiti del processo. La prima tappa di questo ideale viaggio è rappresentata dalle opere degli scultori architetti come Arnolfo di Cambio, dei marmorari romani di tradizione cosmatesca e dei pittori come Giotto e Taddeo Gaddi che, muovendo dalle origini della cultura rinascimentale, già individuate da Vasari nell’attività di Nicola e Giovanni Pisano, cominciano a delineare una nuova visione architettonica, fondata sul disegno e sull’antico.
Un secondo momento di accumulazione di esperienze significative è individuato nei primi anni trenta del Quattrocento, quando Brunelleschi, insieme a Donatello, si reca forse di nuovo a Roma dove, nello stesso arco di tempo o immediatamente dopo, saranno presenti altri artisti, tra i quali, soprattutto, Leon Battista Alberti.
Secondo Bruschi è, questo, un "periodo […] cruciale per il futuro dell’architettura rinascimentale". Egli, infatti, colloca l’esperienza diretta dei ruderi della Roma imperiale alla base della sostanziale trasformazione della concezione spaziale e architettonica di Brunelleschi da una parte e dell’ampliamento del linguaggio per opera di pittori e soprattutto scultori, dall’altra. A partire dal Santo Spirito, fino alla progettazione della lanterna della cupola di Santa Maria del Fiore, Bruschi rintraccia nelle opere di Filippo un percorso volto a trasformare l’iniziale contrapposizione, ancora "gotica", tra membrature idealmente portanti e superfici di tamponamento, in una continuità muraria, caratterizzata da ordini e pareti solidalmente articolati a definire uno spazio organico. Dopo la morte di Brunelleschi, l’apporto delle botteghe degli scultori e le straordinarie "invenzioni" di Donatello, il contributo teorico e pratico di Alberti, di Filarete, Francesco di Giorgio, Luca Pacioli e la diffusione di modelli diversi e diversamente intesi e impiegati, preludono alla nuova e definitiva riscoperta e classificazione dei "veri" ordini vitruviani già sottesa all’opera di Giuliano da Sangallo e, soprattutto, alle sperimentazioni dell’ultimo Bramante milanese.
Ed ecco, allora, delinearsi un altro fondamentale passaggio: gli ultimi anni del pontificato di Alessandro VI, quando la presenza a Roma di Antonio da Sangallo il Vecchio, architetto delle fortificazioni papali, e di Bramante "sottoarchitettore", concretizza e indirizza le istanze borgiane di un forte richiamo all’antichità classica, emblema e sostegno dell’ideologia politica del papa e del figlio Cesare.
I saggi ripubblicati nel volume rappresentano vere e proprie pietre miliari per la storiografia del Rinascimento, ma risultavano ormai di difficile reperibilità. Si è pertanto deciso di riproporne i testi corredati da note di aggiornamento dell'autore.
Arnaldo Bruschi (Roma, 1928), Accademico di San Luca dal 1970, è stato ordinario di Storia dell’architettura presso l’Università degli Studi di Roma "La Sapienza" dal 1972 al 2003.
Direttore prima dell’Istituto di Storia dell’architettura (1982-84), poi del Dipartimento di Storia dell’architettura, restauro e conservazione dei beni architettonici dello stesso ateneo (1988-93), Presidente del consiglio scientifico del Centro Internazionale di Studi di Architettura "Andrea Palladio" di Vicenza (1992-93), ha pubblicato, tra l’altro: Bramante architetto, Bari 1969; (Borromini: manierismo spaziale oltre il Barocco, Bari 1978); Oltre il Rinascimento, Milano 2000. Per i tipi di Electa ha recentemente curato il volume
Storia dell’architettura italiana. Il primo Cinquecento, Milano 2002.
Testi di:
Arnaldo Bruschi. A cura di: Maurizio Ricci, Paola Zampa. Editore: Electa
27
gennaio 2005
Arnaldo Bruschi – L’antico, la tradizione, il moderno. Da Arnolfo a Peruzzi
27 gennaio 2005
presentazione
Location
ACCADEMIA NAZIONALE DI SAN LUCA – PALAZZO CARPEGNA
Roma, Piazza Dell'accademia Di San Luca, 77, (Roma)
Roma, Piazza Dell'accademia Di San Luca, 77, (Roma)
Vernissage
27 Gennaio 2005, ore 18
Curatore