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Ave Maris Stella. Madonne della Manifattura ceramica Minghetti (1850-1967)
La mostra si compone di 19 preziose Madonne ceramiche (sculture a tutto tondo, piccole acquasantiere e targhe dipinte), prodotte dalla celebre Manifattura Minghetti di Bologna a cavaliere tra il ‘800 e i primi tre decenni del ‘900, dalla Galleria d’arte Raffaello Pernici Best Ceramics.
Comunicato stampa
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DIALOGHI | otto piccole mostre per il Giubileo 2025
7/8 Settimo Dialogo
AVE MARIS STELLA
Madonne della Manifattura ceramica Minghetti (1850-1967)
Museo e Pinacoteca Diocesani di Imola
8-30 novembre 2025
I DIALOGHI sono piccole mostre che – partendo dal tema giubilare “Pellegrini di speranza” – mettono a confronto una o più opere provenienti da altri musei, collezionisti privati e chiese della diocesi con una nella raccolta del Museo Diocesano.
Il nostro museo non aderisce, dunque, al modello della mostra blockbuster, l'idea di accogliere in prestito capolavori magari in grado di richiamare il grande pubblico, ma estranei al percorso espositivo, privilegiando la valorizzazione della propria collezione e del patrimonio artistico della Diocesi.
Si tratta di opere scelte intorno ai temi del Dono, della Speranza, della Grazia, che ogni persona, ogni pellegrino, potrà percepire come spunto per una positiva relazione con gli altri.
Queste piccole mostre valorizzano così i temi del Giubileo attraverso la via della bellezza, nel suo significato più profondo, poiché l’arte è una porta aperta verso l’infinito.
Il settimo DIALOGO prosegue la seconda parte del ciclo di otto mostre, che troverà il suo compimento, in sintonia con la chiusura del Giubileo della speranza, il 6 gennaio 2026.
La mostra si compone complessivamente di diciannove preziose Madonne ceramiche (sculture a tutto tondo, piccole acquasantiere e targhe dipinte), prodotte dalla celebre Manifattura Minghetti di Bologna a cavaliere tra la fine del XIX secolo e i primi tre decenni di quello successivo, prestati per l’occasione dalla Galleria d’arte Raffaello Pernici Best Ceramics di Rosignano Marittimo (LI), galleria antiquaria altamente specializzata in ceramiche artistiche italiane di gran firma dei sec. XIX e XX, spaziando dal gusto classico e neorinascimentale delle grandi manifatture ottocentesche quali Ginori, Cantagalli e Minghetti, attraversando il periodo liberty con Galileo Chini e le altre eccellenze toscane fino a giungere al periodo déco con i più grandi nomi quali Gio Ponti, Francesco Nonni, Lenci, Essevi, Rometti e molti altri.
Le ceramiche di Minghetti sono poste in dialogo con la pala dipinta nel 1516 da Innocenzo da Imola (notizie tra il 1490 e il 1545 ca.) raffigurante la Madonna col Bambino e santi da tempo nelle raccolte del Museo Diocesano, il restauro della quale – peraltro previsto in loco – è già stato calendarizzato per la primavera 2026.
Le maioliche artistiche ispirate allo stile neorinascimentale della Manifattura Minghetti sono note in tutto il mondo, in particolare in Francia e negli Stati Uniti. Inconfondibili per i decori a grottesche e a raffaellesche, per i putti e i draghi alati e per i “giochi” di
colore azzurro, verde chiaro e giallo su fondo bianco, trovano nello smisurato servizio (900 pezzi) realizzato da Gennaro Minghetti e dai suoi collaboratori per Antonio di Borbone Orléans duca di Montpensier, in occasione delle sue nozze nel 1886 con l’Infanta Eulalia di Spagna, la prova plastica degli altissimi livelli qualitativi raggiunti dalla fabbrica bolognese sul finire del secolo.
La mostra “AVE MARIS STELLA. Madonne della Manifattura ceramica Minghetti (1850-1967)”, curata da Raffaello Pernici e Marco Violi e allestita nella Sala grande del Museo Diocesano, sarà visibile a partire da sabato 8 novembre nei giorni e negli orari di apertura del museo. Non è previsto un vernissage.
Il titolo di questo settimo DIALOGO – interamente dedicato alla Vergine Maria – riprende direttamente quello di un inno plurisecolare, l’Ave maris stella [“Salve, stella del mare”] appunto, uno dei canti più belli e armoniosi del repertorio liturgico gregoriano. L’origine della preghiera è incerta: alcuni la attribuiscono a Venanzio Fortunato (530-609) o a Paolo Diacono (VIII secolo).
Come scrive Benedetto XVI (Spe salvi 49) “con un inno dell’VIII/IX secolo, quindi da più di mille anni, la Chiesa saluta Maria, la Madre di Dio, come ‘stella del mare’: Ave maris stella. La vita umana è un cammino. Verso quale meta? Come ne troviamo la strada? La vita è come un viaggio sul mare della storia, spesso oscuro ed in burrasca, un viaggio nel quale scrutiamo gli astri che ci indicano la rotta. Le vere stelle della nostra vita sono le persone che hanno saputo vivere rettamente. Esse sono luci di speranza. Certo, Gesù Cristo è la luce per antonomasia, il sole sorto sopra tutte le tenebre della storia. Ma per giungere fino a Lui abbiamo bisogno anche di luci vicine – di persone che donano luce traendola dalla sua luce ed offrono così orientamento per la nostra traversata. E quale persona potrebbe più di Maria essere per noi stella di speranza – lei che con il suo “sì” aprì a Dio stesso la porta del nostro mondo…?”.
Anche Maria, infatti, è al centro del Giubileo 2025 mediante la devozione popolare, attraverso pellegrinaggi, rosari e una spiritualità ampiamente vissuta. La Chiesa, fin dalle sue origini, ha riconosciuto in queste espressioni di fede una porta aperta verso l'essenziale: l'incontro personale con Dio e la conversione del cuore. La Madonna, dunque, ci accompagna nel nostro cammino di speranza: come ci rammentano le parole di papa Francesco “aggrappati a lei come figli, viviamo della speranza che riposa su Gesù”, una speranza che trova in Maria “la sua più alta testimonianza”, e ancora, non “un futile ottimismo, ma un dono di grazia nel realismo della vita” (Spes non confundit).
Veniamo all’esposizione. Le famose e innumerevoli “Madonnine” col manto finemente decorato, prodotte da Minghetti a cavaliere tra la fine dell’800 e l’inizio del secolo successivo, sono rappresentate da ben 13 esemplari. Tra le 11 a figura intera scegliamo di menzionare la splendida “Madonna Assunta” (alt. cm 48,5, sec. XIX-XX), che è l’immagine di mostra, per la complessità della composizione sottolineata dall’alternanza di superfici a monocromo bianco con altre dalla squillante policromia risolta in azzurro e giallo; “Rosa Mystica” (alt. cm 35,5, fine sec. XIX) caratterizzata da un vigoroso rosaio dalle corolle rosa carico che si arrampica sulla tunica della Vergine, divenendone a tratti un tutt’uno con essa (il riferimento iconografico di questa e di alcune altre sculture ceramiche in mostra sono le invocazioni alla Vergine contenute nelle Litanie Lauretane); una “Madonna inginocchiata in preghiera” (alt. cm 35, fine sec. XIX) per la particolarità del soggetto e per la ricca policromia: molto bella la veste decorata a sottili motivi rinascimentali, così come il manto fittamente percorso da un intreccio sinuoso di ramages culminanti con grandi rose violacee, che trovano il loro pendant nel velo della Vergine di una briosa tonalità
lampone; e, infine, una “Madonna con Gesù Bambino in Maestà” (alt. cm 51, fine sec. XIX) in cui la Vergine assisa in trono veste un bellissimo manto verde decorato, finemente e fittamente in ocra, con i tipici motivi rinascimentali del fiore del cardo e melagrane. Delle 2 a mezzo busto citiamo una bella “Mater Admirabilis” (alt. cm 22, sec. XIX-XX), che spicca per il raffinato motivo decorativo ad ampi ramages di piccole roselline canine che si snodano, fittamente intrecciandosi, sul fondo di un brioso azzurro-turchese del velo della Vergine.
In mostra anche 3 acquasantiere, tra le quali scegliamo di menzionare quella nella curiosa forma a crocifisso (alt. cm 32, fine del XIX secolo), decorata sui bracci e sulla vasca a calligrafici motivi vegetali e piccoli delfini di gusto rinascimentale, mentre sui terminali della croce e al centro dell’intersezione degli stessi trovano posto medaglioni, su cui sono raffigurati a monocromo azzurro la Madonna Addolorata e tre cherubini.
Sono poi 2 le targhe dipinte che completano il percorso iconografico dedicato alla Vergine: scegliamo di citare quella in forma di lunetta – grande, rara e bellissima opera realizzata dalla fabbrica a cavaliere tra Otto e Novecento (cm 39x25) – con la Madonna e Gesù Bambino tra le Sante Caterina d’Alessandria e Maria Maddalena evidentemente ripresa dalla tavola dipinta da Giovanni Bellini (1490 ca.) alle Gallerie dell'Accademia di Venezia.
In mostra, infine, anche un interessante San Francesco d’Assisi (alt. cm 38,5, 1920 ca.), poggiante su di un breve basamento dalle movenze barocche dipinto a marmorino, chiara derivazione dalla produzione in terracotta di Giuseppe Maria Mazza (Bologna, 1653-1741). Si è scelto di inserirlo scientemente in mostra poiché San Francesco d'Assisi era profondamente innamorato della Vergine Maria, non in senso romantico ovviamente, ma come figlio devoto e ammiratore fedele, vedendo in essa il modello più alto di accettazione della volontà di Dio. Il suo amore si esprimeva nella preghiera, nel legame spirituale con il santuario di Santa Maria degli Angeli alla Porziuncola e nell'imitazione della vita di Gesù e di Maria, come ricordato anche nelle sue ultime volontà. Francesco scrisse diverse preghiere dedicate a Maria, spesso rivolgendosi a lei con il titolo di "Madre del Signore".
*****************
La manifattura ceramica Minghetti (1850 | 1967)
Fondatore della fabbrica è Angelo Minghetti (Bologna, 1822-1885), che nel 1835 risulta iscritto all‘Accademia di Belle Arti di Bologna nelle classi di elementi d’ornato ed elementi di figura. Nel 1848, inizia una collaborazione con la fabbrica di ceramica Bucci di Imola, fino al 1879, occupandosi anche del restauro di maioliche antiche su commissione di antiquari. Sempre in questo periodo si dedica alla realizzazione di ceramiche fortemente ispirate alla produzione rinascimentale, in particolar modo ai modelli dei Della Robbia. Minghetti, inoltre, nell’arco della sua carriera partecipa a diverse esposizioni nazionali ed internazionali: a Londra nel 1870, a Vienna nel 1873, a Napoli nel 1877 e a Parigi l’anno successivo, a Torino nel 1880 e a Milano nel 1881, ottenendo sempre dei prestigiosi riconoscimenti.
Dal primo laboratorio nei pressi della Montagnola (aperto nel 1850) si sposta nel 1854 a Palazzo Malvasia dove ha anche l’abitazione, e nel 1858 inaugura una fornace a Palazzo Pepoli per poi trasferirsi nel 1877 in via San Vitale 87, dove avevano già fabbricato stoviglie i Roversi e le ceramiche i Rolandi e i Fink a partire dal 1764. In un convegno di ceramisti a Torino, in occasione della mostra ivi tenuta nel 1884, egli fu salutato “felice innovatore dell’arte ceramica italiana”.
Alla sua morte, avvenuta nel 1885, gli subentrano i figli Gennaro e Arturo. Il primo si specializza nel decoro a grottesche e il secondo nella pittura di figure e paesaggi. Gennaro insegna anche alla scuola ceramica di Faenza e stringe buoni rapporti con il suo fondatore Gaetano Ballardini. La Fabbrica di maioliche Minghetti alla fine del XIX secolo diviene, a Bologna, una delle più importanti produttrici di opere di alto artigianato artistico, note ed apprezzate in tutto il mondo. Ai circa 30 lavoranti si affiancano via via artisti locali, quasi tutti insegnanti delle Accademie di Belle Arti (Scorzoni, Massarenti, Colombarini, Pasqualini, Carpigiani e Vincenzi per la scultura e Scabia, Lambertini, Corticelli, Zagni e Santi per la pittura). All’inizio del ‘900 entrano a far parte della Fabbrica anche i figli di Gennaro e di Arturo: Angelo, figlio di Gennaro, diplomato in scultura, Aurelio, che diverrà un apprezzato critico d’arte, e le figlie Margherita e Itala che sono abili decoratrici insieme alle figlie di Arturo, Eleonora e Laura. La produzione media era di circa 4000 pezzi l’anno e l’argilla chiara era fornita dalle cave di Paderno.
Durante e dopo la prima guerra mondiale tuttavia diminuiscono le ordinazioni e la fabbrica attraversa periodi di forti difficoltà economiche. Nel 1925 muore Gennaro e il 15 giugno 1927 la fabbrica si trasferirà fuori Porta Maggiore in Via Filippo Argelati, nel 1929 lascia la fabbrica anche Arturo e nel 1930 lasciano la fabbrica la figlia di Gennaro, Itala, e suo marito Luigi Santi, entrambi decoratori, anche se Arturo fino al 1932 seguiterà a dipingere le sue maioliche nella sua abitazione di via Oriani e a cuocerle in fabbrica. Rimane il prof. Alcino Cesari che, nel 1962, cede fabbrica e negozio di Piazza Galvani alla moglie Dora Nicoli. Nel 1967 cessa definitivamente l’attività della fabbrica, mentre il negozio chiude nel 1989.
******************
Il 7° DIALOGO è realizzato in collaborazione con la:
Galleria d’Arte Raffaello Pernici Best Ceramics | Rosignano Marittimo (LI)
e con il contributo determinante di: CLAI s.c.a. | Sasso Morelli (BO)
----------------
Platinum sponsor 2025: Fondazione Cassa di Risparmio di Imola
Main sponsor 2025: | Fondazione Istituzioni Riunite di Imola | Allianz Bank Private senior partner Gabriele Vassura | Banca di Credito Cooperativo Ravennate Forlivese & Imolese | Normanni Assicurazioni Imola
Sponsor 2025: CNA Imola | ICEA | Stampa & Ricamo di Umberto Sercecchi | Confcommercio ASCOM Imola | Banca di Imola S.p.A. | 8X1000 Chiesa Cattolica | P.M.V.C. Lavori Edili S.r.l. | Alleanza delle Cooperative Italiane Imola | Agenzia Pratiche Auto Express Imola | Decor Casa Imola | Confartigianato Imprese Bologna Metropolitana | Verdarte | Etra s.n.c. Restauri Lugo | Tipografia Fanti Imola
*****************
DIALOGHI | otto piccole mostre per il Giubileo 2025
7/8 Settimo Dialogo
AVE MARIS STELLA
Madonne della Manifattura ceramica Minghetti (1850-1967)
Sala grande del Museo e Pinacoteca Diocesani di Imola
8-30 novembre 2025
Orari di apertura
martedì e giovedì 9-12, 14-17
mercoledì 9-12
sabato 10-13, 15-19
domenica 15-19
Info
0542 25000
museo@imola.chiesacattolica.it
museo121.wixsite.com/ilmuseodiocesi
7/8 Settimo Dialogo
AVE MARIS STELLA
Madonne della Manifattura ceramica Minghetti (1850-1967)
Museo e Pinacoteca Diocesani di Imola
8-30 novembre 2025
I DIALOGHI sono piccole mostre che – partendo dal tema giubilare “Pellegrini di speranza” – mettono a confronto una o più opere provenienti da altri musei, collezionisti privati e chiese della diocesi con una nella raccolta del Museo Diocesano.
Il nostro museo non aderisce, dunque, al modello della mostra blockbuster, l'idea di accogliere in prestito capolavori magari in grado di richiamare il grande pubblico, ma estranei al percorso espositivo, privilegiando la valorizzazione della propria collezione e del patrimonio artistico della Diocesi.
Si tratta di opere scelte intorno ai temi del Dono, della Speranza, della Grazia, che ogni persona, ogni pellegrino, potrà percepire come spunto per una positiva relazione con gli altri.
Queste piccole mostre valorizzano così i temi del Giubileo attraverso la via della bellezza, nel suo significato più profondo, poiché l’arte è una porta aperta verso l’infinito.
Il settimo DIALOGO prosegue la seconda parte del ciclo di otto mostre, che troverà il suo compimento, in sintonia con la chiusura del Giubileo della speranza, il 6 gennaio 2026.
La mostra si compone complessivamente di diciannove preziose Madonne ceramiche (sculture a tutto tondo, piccole acquasantiere e targhe dipinte), prodotte dalla celebre Manifattura Minghetti di Bologna a cavaliere tra la fine del XIX secolo e i primi tre decenni di quello successivo, prestati per l’occasione dalla Galleria d’arte Raffaello Pernici Best Ceramics di Rosignano Marittimo (LI), galleria antiquaria altamente specializzata in ceramiche artistiche italiane di gran firma dei sec. XIX e XX, spaziando dal gusto classico e neorinascimentale delle grandi manifatture ottocentesche quali Ginori, Cantagalli e Minghetti, attraversando il periodo liberty con Galileo Chini e le altre eccellenze toscane fino a giungere al periodo déco con i più grandi nomi quali Gio Ponti, Francesco Nonni, Lenci, Essevi, Rometti e molti altri.
Le ceramiche di Minghetti sono poste in dialogo con la pala dipinta nel 1516 da Innocenzo da Imola (notizie tra il 1490 e il 1545 ca.) raffigurante la Madonna col Bambino e santi da tempo nelle raccolte del Museo Diocesano, il restauro della quale – peraltro previsto in loco – è già stato calendarizzato per la primavera 2026.
Le maioliche artistiche ispirate allo stile neorinascimentale della Manifattura Minghetti sono note in tutto il mondo, in particolare in Francia e negli Stati Uniti. Inconfondibili per i decori a grottesche e a raffaellesche, per i putti e i draghi alati e per i “giochi” di
colore azzurro, verde chiaro e giallo su fondo bianco, trovano nello smisurato servizio (900 pezzi) realizzato da Gennaro Minghetti e dai suoi collaboratori per Antonio di Borbone Orléans duca di Montpensier, in occasione delle sue nozze nel 1886 con l’Infanta Eulalia di Spagna, la prova plastica degli altissimi livelli qualitativi raggiunti dalla fabbrica bolognese sul finire del secolo.
La mostra “AVE MARIS STELLA. Madonne della Manifattura ceramica Minghetti (1850-1967)”, curata da Raffaello Pernici e Marco Violi e allestita nella Sala grande del Museo Diocesano, sarà visibile a partire da sabato 8 novembre nei giorni e negli orari di apertura del museo. Non è previsto un vernissage.
Il titolo di questo settimo DIALOGO – interamente dedicato alla Vergine Maria – riprende direttamente quello di un inno plurisecolare, l’Ave maris stella [“Salve, stella del mare”] appunto, uno dei canti più belli e armoniosi del repertorio liturgico gregoriano. L’origine della preghiera è incerta: alcuni la attribuiscono a Venanzio Fortunato (530-609) o a Paolo Diacono (VIII secolo).
Come scrive Benedetto XVI (Spe salvi 49) “con un inno dell’VIII/IX secolo, quindi da più di mille anni, la Chiesa saluta Maria, la Madre di Dio, come ‘stella del mare’: Ave maris stella. La vita umana è un cammino. Verso quale meta? Come ne troviamo la strada? La vita è come un viaggio sul mare della storia, spesso oscuro ed in burrasca, un viaggio nel quale scrutiamo gli astri che ci indicano la rotta. Le vere stelle della nostra vita sono le persone che hanno saputo vivere rettamente. Esse sono luci di speranza. Certo, Gesù Cristo è la luce per antonomasia, il sole sorto sopra tutte le tenebre della storia. Ma per giungere fino a Lui abbiamo bisogno anche di luci vicine – di persone che donano luce traendola dalla sua luce ed offrono così orientamento per la nostra traversata. E quale persona potrebbe più di Maria essere per noi stella di speranza – lei che con il suo “sì” aprì a Dio stesso la porta del nostro mondo…?”.
Anche Maria, infatti, è al centro del Giubileo 2025 mediante la devozione popolare, attraverso pellegrinaggi, rosari e una spiritualità ampiamente vissuta. La Chiesa, fin dalle sue origini, ha riconosciuto in queste espressioni di fede una porta aperta verso l'essenziale: l'incontro personale con Dio e la conversione del cuore. La Madonna, dunque, ci accompagna nel nostro cammino di speranza: come ci rammentano le parole di papa Francesco “aggrappati a lei come figli, viviamo della speranza che riposa su Gesù”, una speranza che trova in Maria “la sua più alta testimonianza”, e ancora, non “un futile ottimismo, ma un dono di grazia nel realismo della vita” (Spes non confundit).
Veniamo all’esposizione. Le famose e innumerevoli “Madonnine” col manto finemente decorato, prodotte da Minghetti a cavaliere tra la fine dell’800 e l’inizio del secolo successivo, sono rappresentate da ben 13 esemplari. Tra le 11 a figura intera scegliamo di menzionare la splendida “Madonna Assunta” (alt. cm 48,5, sec. XIX-XX), che è l’immagine di mostra, per la complessità della composizione sottolineata dall’alternanza di superfici a monocromo bianco con altre dalla squillante policromia risolta in azzurro e giallo; “Rosa Mystica” (alt. cm 35,5, fine sec. XIX) caratterizzata da un vigoroso rosaio dalle corolle rosa carico che si arrampica sulla tunica della Vergine, divenendone a tratti un tutt’uno con essa (il riferimento iconografico di questa e di alcune altre sculture ceramiche in mostra sono le invocazioni alla Vergine contenute nelle Litanie Lauretane); una “Madonna inginocchiata in preghiera” (alt. cm 35, fine sec. XIX) per la particolarità del soggetto e per la ricca policromia: molto bella la veste decorata a sottili motivi rinascimentali, così come il manto fittamente percorso da un intreccio sinuoso di ramages culminanti con grandi rose violacee, che trovano il loro pendant nel velo della Vergine di una briosa tonalità
lampone; e, infine, una “Madonna con Gesù Bambino in Maestà” (alt. cm 51, fine sec. XIX) in cui la Vergine assisa in trono veste un bellissimo manto verde decorato, finemente e fittamente in ocra, con i tipici motivi rinascimentali del fiore del cardo e melagrane. Delle 2 a mezzo busto citiamo una bella “Mater Admirabilis” (alt. cm 22, sec. XIX-XX), che spicca per il raffinato motivo decorativo ad ampi ramages di piccole roselline canine che si snodano, fittamente intrecciandosi, sul fondo di un brioso azzurro-turchese del velo della Vergine.
In mostra anche 3 acquasantiere, tra le quali scegliamo di menzionare quella nella curiosa forma a crocifisso (alt. cm 32, fine del XIX secolo), decorata sui bracci e sulla vasca a calligrafici motivi vegetali e piccoli delfini di gusto rinascimentale, mentre sui terminali della croce e al centro dell’intersezione degli stessi trovano posto medaglioni, su cui sono raffigurati a monocromo azzurro la Madonna Addolorata e tre cherubini.
Sono poi 2 le targhe dipinte che completano il percorso iconografico dedicato alla Vergine: scegliamo di citare quella in forma di lunetta – grande, rara e bellissima opera realizzata dalla fabbrica a cavaliere tra Otto e Novecento (cm 39x25) – con la Madonna e Gesù Bambino tra le Sante Caterina d’Alessandria e Maria Maddalena evidentemente ripresa dalla tavola dipinta da Giovanni Bellini (1490 ca.) alle Gallerie dell'Accademia di Venezia.
In mostra, infine, anche un interessante San Francesco d’Assisi (alt. cm 38,5, 1920 ca.), poggiante su di un breve basamento dalle movenze barocche dipinto a marmorino, chiara derivazione dalla produzione in terracotta di Giuseppe Maria Mazza (Bologna, 1653-1741). Si è scelto di inserirlo scientemente in mostra poiché San Francesco d'Assisi era profondamente innamorato della Vergine Maria, non in senso romantico ovviamente, ma come figlio devoto e ammiratore fedele, vedendo in essa il modello più alto di accettazione della volontà di Dio. Il suo amore si esprimeva nella preghiera, nel legame spirituale con il santuario di Santa Maria degli Angeli alla Porziuncola e nell'imitazione della vita di Gesù e di Maria, come ricordato anche nelle sue ultime volontà. Francesco scrisse diverse preghiere dedicate a Maria, spesso rivolgendosi a lei con il titolo di "Madre del Signore".
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La manifattura ceramica Minghetti (1850 | 1967)
Fondatore della fabbrica è Angelo Minghetti (Bologna, 1822-1885), che nel 1835 risulta iscritto all‘Accademia di Belle Arti di Bologna nelle classi di elementi d’ornato ed elementi di figura. Nel 1848, inizia una collaborazione con la fabbrica di ceramica Bucci di Imola, fino al 1879, occupandosi anche del restauro di maioliche antiche su commissione di antiquari. Sempre in questo periodo si dedica alla realizzazione di ceramiche fortemente ispirate alla produzione rinascimentale, in particolar modo ai modelli dei Della Robbia. Minghetti, inoltre, nell’arco della sua carriera partecipa a diverse esposizioni nazionali ed internazionali: a Londra nel 1870, a Vienna nel 1873, a Napoli nel 1877 e a Parigi l’anno successivo, a Torino nel 1880 e a Milano nel 1881, ottenendo sempre dei prestigiosi riconoscimenti.
Dal primo laboratorio nei pressi della Montagnola (aperto nel 1850) si sposta nel 1854 a Palazzo Malvasia dove ha anche l’abitazione, e nel 1858 inaugura una fornace a Palazzo Pepoli per poi trasferirsi nel 1877 in via San Vitale 87, dove avevano già fabbricato stoviglie i Roversi e le ceramiche i Rolandi e i Fink a partire dal 1764. In un convegno di ceramisti a Torino, in occasione della mostra ivi tenuta nel 1884, egli fu salutato “felice innovatore dell’arte ceramica italiana”.
Alla sua morte, avvenuta nel 1885, gli subentrano i figli Gennaro e Arturo. Il primo si specializza nel decoro a grottesche e il secondo nella pittura di figure e paesaggi. Gennaro insegna anche alla scuola ceramica di Faenza e stringe buoni rapporti con il suo fondatore Gaetano Ballardini. La Fabbrica di maioliche Minghetti alla fine del XIX secolo diviene, a Bologna, una delle più importanti produttrici di opere di alto artigianato artistico, note ed apprezzate in tutto il mondo. Ai circa 30 lavoranti si affiancano via via artisti locali, quasi tutti insegnanti delle Accademie di Belle Arti (Scorzoni, Massarenti, Colombarini, Pasqualini, Carpigiani e Vincenzi per la scultura e Scabia, Lambertini, Corticelli, Zagni e Santi per la pittura). All’inizio del ‘900 entrano a far parte della Fabbrica anche i figli di Gennaro e di Arturo: Angelo, figlio di Gennaro, diplomato in scultura, Aurelio, che diverrà un apprezzato critico d’arte, e le figlie Margherita e Itala che sono abili decoratrici insieme alle figlie di Arturo, Eleonora e Laura. La produzione media era di circa 4000 pezzi l’anno e l’argilla chiara era fornita dalle cave di Paderno.
Durante e dopo la prima guerra mondiale tuttavia diminuiscono le ordinazioni e la fabbrica attraversa periodi di forti difficoltà economiche. Nel 1925 muore Gennaro e il 15 giugno 1927 la fabbrica si trasferirà fuori Porta Maggiore in Via Filippo Argelati, nel 1929 lascia la fabbrica anche Arturo e nel 1930 lasciano la fabbrica la figlia di Gennaro, Itala, e suo marito Luigi Santi, entrambi decoratori, anche se Arturo fino al 1932 seguiterà a dipingere le sue maioliche nella sua abitazione di via Oriani e a cuocerle in fabbrica. Rimane il prof. Alcino Cesari che, nel 1962, cede fabbrica e negozio di Piazza Galvani alla moglie Dora Nicoli. Nel 1967 cessa definitivamente l’attività della fabbrica, mentre il negozio chiude nel 1989.
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Il 7° DIALOGO è realizzato in collaborazione con la:
Galleria d’Arte Raffaello Pernici Best Ceramics | Rosignano Marittimo (LI)
e con il contributo determinante di: CLAI s.c.a. | Sasso Morelli (BO)
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Platinum sponsor 2025: Fondazione Cassa di Risparmio di Imola
Main sponsor 2025: | Fondazione Istituzioni Riunite di Imola | Allianz Bank Private senior partner Gabriele Vassura | Banca di Credito Cooperativo Ravennate Forlivese & Imolese | Normanni Assicurazioni Imola
Sponsor 2025: CNA Imola | ICEA | Stampa & Ricamo di Umberto Sercecchi | Confcommercio ASCOM Imola | Banca di Imola S.p.A. | 8X1000 Chiesa Cattolica | P.M.V.C. Lavori Edili S.r.l. | Alleanza delle Cooperative Italiane Imola | Agenzia Pratiche Auto Express Imola | Decor Casa Imola | Confartigianato Imprese Bologna Metropolitana | Verdarte | Etra s.n.c. Restauri Lugo | Tipografia Fanti Imola
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DIALOGHI | otto piccole mostre per il Giubileo 2025
7/8 Settimo Dialogo
AVE MARIS STELLA
Madonne della Manifattura ceramica Minghetti (1850-1967)
Sala grande del Museo e Pinacoteca Diocesani di Imola
8-30 novembre 2025
Orari di apertura
martedì e giovedì 9-12, 14-17
mercoledì 9-12
sabato 10-13, 15-19
domenica 15-19
Info
0542 25000
museo@imola.chiesacattolica.it
museo121.wixsite.com/ilmuseodiocesi
08
novembre 2025
Ave Maris Stella. Madonne della Manifattura ceramica Minghetti (1850-1967)
Dall'otto al 30 novembre 2025
arte moderna
Location
MUSEO E PINACOTECA DIOCESANI DI IMOLA E DELLE CARROZZE
Imola, Piazza Del Duomo, 1, (Bologna)
Imola, Piazza Del Duomo, 1, (Bologna)
Orario di apertura
martedì e giovedì 9-12 e 14-17
mercoledì 9-12
sabato 10-13 e 15-19
domenica 15-19
Sito web
Autore
Curatore
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