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Bertrand Lavier incontra Giorgio Verzotti
Con grande lucidità e consapevolezza, oltre ad un certo senso della sovversione frammista a spirito ludico, Lavier tende a perturbare la nostra percezione dell’arte e del reale, creando quelle che chiama “zone di turbolenza” o d’incontro inatteso e incongruo.
Comunicato stampa
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L’artista, nato a Châtillon-sur-Seine nel 1949, vive e lavora tra Parigi e Aignay-le-Duc, presso Digione. Ha esposto in mostre personali a partire dal 1973, fra cui, tra le più recenti, al Centre Georges Pompidou di Parigi nel 1991, al Moderner Kunst Stiftung Ludwig di Vienna nel 1992, al Castello di Rivoli nel 1996, al Museum of Contemporary Art di San Diego nel 1999, al Musée d’Art moderne et Contemporain di Ginevra nel 2001. Ha inoltre partecipato a numerose rassegne internazionali (Biennale di Parigi 1971 e 1985, Biennale di Venezia 1976, 1993 e 1997, Documenta di Kassel 1982 e 1987, Biennale di Sydney del 1982, 1986 e 1992, la Biennale di Valencia e la Biennale di Lione nel 2003. Tra le ultime esposizioni collettive ricordiamo Playlist al Palais de Tokyo di Parigi nel 2004.
Il suo lavoro è un ripensamento critico della tradizione del ready-made, dell’oggetto comune presentato in veste d’opera d’arte. Nei primi anni '80 la scelta di presentare oggetti comuni interamenti ricoperti di dense pennellate di pittura acrilica inaugura una svolta decisiva nel suo lavoro e consacra Lavier alla notorietà internazionale. Altrettanto interesse suscitano le opere costituite da oggetti sovrapposti, nate dal confronto volutamente provocatorio tra il linguaggio aulico della scultura e il mondo delle forme anonime degli oggetti.
Con grande lucidità e consapevolezza, oltre ad un certo senso della sovversione frammista a spirito ludico, Lavier tende a perturbare la nostra percezione dell’arte e del reale, creando quelle che chiama “zone di turbolenza” o d’incontro inatteso e incongruo. L’artista mina le certezze e stimola la visione dello spettatore, ma riflette altresì sulla stessa pratica artistica, indagandone i processi di attribuzione di valore e la loro legittimità.
Il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato inaugura il 14 novembre un importante mostra dedicata all’artista (fino al 6 febbraio 2005) che sarà inoltre presente a Milano nel 2005 con una mostra a cura della galleria Massimo Di Carlo.
Il suo lavoro è un ripensamento critico della tradizione del ready-made, dell’oggetto comune presentato in veste d’opera d’arte. Nei primi anni '80 la scelta di presentare oggetti comuni interamenti ricoperti di dense pennellate di pittura acrilica inaugura una svolta decisiva nel suo lavoro e consacra Lavier alla notorietà internazionale. Altrettanto interesse suscitano le opere costituite da oggetti sovrapposti, nate dal confronto volutamente provocatorio tra il linguaggio aulico della scultura e il mondo delle forme anonime degli oggetti.
Con grande lucidità e consapevolezza, oltre ad un certo senso della sovversione frammista a spirito ludico, Lavier tende a perturbare la nostra percezione dell’arte e del reale, creando quelle che chiama “zone di turbolenza” o d’incontro inatteso e incongruo. L’artista mina le certezze e stimola la visione dello spettatore, ma riflette altresì sulla stessa pratica artistica, indagandone i processi di attribuzione di valore e la loro legittimità.
Il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato inaugura il 14 novembre un importante mostra dedicata all’artista (fino al 6 febbraio 2005) che sarà inoltre presente a Milano nel 2005 con una mostra a cura della galleria Massimo Di Carlo.
29
novembre 2004
Bertrand Lavier incontra Giorgio Verzotti
29 novembre 2004
incontro - conferenza
Location
CENTRE CULTUREL FRANÇAIS
Milano, Corso Magenta, 63, (Milano)
Milano, Corso Magenta, 63, (Milano)
Vernissage
29 Novembre 2004, ore 19.00