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Cabaret del niente
Una grazia inafferrabile e un’essenzialità che riesce a essere intensamente espressiva accomunano il lavoro di Arturo Bonfanti a quelli di Julius Bisser e Victor Pasmore.
Comunicato stampa
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Cabaret du néant è il titolo di un’opera del 1955 di Arturo Bonfanti dal quale traspaiono due elementi peculiari della poetica di questo artista, nato a Bergamo nel 1905 e scomparso esattamente quarant’anni fa. Anzitutto il singolare “senso dello spettacolo” che contraddistingue la sua pittura astratta. Nei dipinti di Bonfanti – soprattutto in quelli degli anni Quaranta e Cinquanta – è come se si aprisse il sipario e andasse in scena una pièce ironica ed enigmatica, con un sottofondo musicale sottile ma percettibile. Bonfanti d’altra parte, anche in quanto genero del grande attore milanese Edoardo Ferravilla, ha conosciuto e frequentato il mondo dello spettacolo internazionale. La chiave di Calandrino, il film di marionette con cui ha vinto un premio al Festival di Cannes, testimonia quanto la sua creatività superasse di gran lunga i confini del più ortodosso astrattismo, e permette di comprendere la teatralità sottesa a certe sue composizioni dal sapore giocoso e allo stesso tempo metafisico.
Il niente evocato dal titolo invece potrebbe essere mutato in quasi niente: o ancor meglio in il non-so-che e il quasi niente di cui parla l'omonimo libro dato alle stampe nel 1957 da Vladimir Jankélévitch. In quel testo epocale, il pensatore francese, mentre il dibattito filosofico europeo era dominata dall'ontologia fenomenologica o dal materialismo marxista, affrontava questioni felicemente inattuali come l'impalpabilità della grazia e l'efficacia della semplicità.
Una grazia inafferrabile e un'essenzialità che riesce a essere intensamente espressiva accomunano il lavoro di Bonfanti a quello di due rilevanti esponenti della scena astratta internazionale del secondo Novecento. Tra il pittore italiano e Julius Bissier (Friburgo in Brisgovia 1893 - Ascona 1965) e Victor Pasmore (Chelsham 1908 - Malta 1998) intercorre una fitta rete di rimandi estetici all'insegna dell'allusività, della sottigliezza, della capacità di dipingere la vaghezza con un'estrema e paradossale precisione. Un non-so-che ineffabile congiunge trasversalmente questi tre artisti che si sono personalmente conosciuti, e poeticamente riconosciuti, grazie alla galleria Lorenzelli facendo nascere un sodalizio che è durato nel tempo.
In mostra sarà presentato un consistente nucleo di opere di Bonfanti che spazia dagli oli su tela della Biennale del 1968 ai Rilievi e ai Pavatex, questi ultimi trascurati dalla critica sino a oggi anche se di eclatante contemporaneità. Per evidenziare il reciproco scambio creativo fra gli artisti, saranno presenti in mostra tra l'altro due fra le più grandi tele di Pasmore (alte circa 4 metri), realizzate ed esposte nel 1974 per il Museo della Valletta, e un gruppo di acquarelli e oli della prima metà degli anni Sessanta di Julius Bissier.
La mostra è a cura di Matteo Lorenzelli insieme con Roberto Borghi. Il catalogo include testi di Matteo Lorenzelli, Michel Seuphor (un bellissimo scritto critico-poetico dedicato a Bonfanti nel 1962), Roberto Borghi e un'antologia di interventi di vari autori.
Il niente evocato dal titolo invece potrebbe essere mutato in quasi niente: o ancor meglio in il non-so-che e il quasi niente di cui parla l'omonimo libro dato alle stampe nel 1957 da Vladimir Jankélévitch. In quel testo epocale, il pensatore francese, mentre il dibattito filosofico europeo era dominata dall'ontologia fenomenologica o dal materialismo marxista, affrontava questioni felicemente inattuali come l'impalpabilità della grazia e l'efficacia della semplicità.
Una grazia inafferrabile e un'essenzialità che riesce a essere intensamente espressiva accomunano il lavoro di Bonfanti a quello di due rilevanti esponenti della scena astratta internazionale del secondo Novecento. Tra il pittore italiano e Julius Bissier (Friburgo in Brisgovia 1893 - Ascona 1965) e Victor Pasmore (Chelsham 1908 - Malta 1998) intercorre una fitta rete di rimandi estetici all'insegna dell'allusività, della sottigliezza, della capacità di dipingere la vaghezza con un'estrema e paradossale precisione. Un non-so-che ineffabile congiunge trasversalmente questi tre artisti che si sono personalmente conosciuti, e poeticamente riconosciuti, grazie alla galleria Lorenzelli facendo nascere un sodalizio che è durato nel tempo.
In mostra sarà presentato un consistente nucleo di opere di Bonfanti che spazia dagli oli su tela della Biennale del 1968 ai Rilievi e ai Pavatex, questi ultimi trascurati dalla critica sino a oggi anche se di eclatante contemporaneità. Per evidenziare il reciproco scambio creativo fra gli artisti, saranno presenti in mostra tra l'altro due fra le più grandi tele di Pasmore (alte circa 4 metri), realizzate ed esposte nel 1974 per il Museo della Valletta, e un gruppo di acquarelli e oli della prima metà degli anni Sessanta di Julius Bissier.
La mostra è a cura di Matteo Lorenzelli insieme con Roberto Borghi. Il catalogo include testi di Matteo Lorenzelli, Michel Seuphor (un bellissimo scritto critico-poetico dedicato a Bonfanti nel 1962), Roberto Borghi e un'antologia di interventi di vari autori.
27
settembre 2018
Cabaret del niente
Dal 27 settembre al 17 novembre 2018
arte moderna e contemporanea
Location
LORENZELLI ARTE
Milano, Corso Buenos Aires, 2, (Milano)
Milano, Corso Buenos Aires, 2, (Milano)
Orario di apertura
da martedì a domenica ore 10-13 e 15-19
Vernissage
27 Settembre 2018, ore 18,00
Autore
Curatore