Brillante, ironico, interessante: Gerardo Gimona è stato selezionato da casTiNg sulla base della sua capacità di esprimere una personalità coerente e significativa che possa completare con efficacia la promozione delle sue opere. Se per un artista è importante il valore e il senso intrinseco dell'opera, tuttavia non è da sottovalutare l'attitudine a disporre di un discreto capitale relazionale e di una strategia che renda il personaggio impresso nella memoria degli addetti ai lavori e facilmente individuabile.

Gerardo Gimona è un artista visivo nato a Buenos Aires, di origini italiane, residente a Valencia; Gerardo Gimona è il volto che vedete riprodotto sui muri di Venezia per ricevere il premio offerto da casTiNg: visibilità! casTiNg si è aperto ufficialmente il 20 dicembre 2004 con l'uscita del bando di concorso, lo scopo era quello di scegliere un artista solamente per la sua personalità e la sua immagine, caratteristiche certamente utili per farsi strada all'interno del sistema dell'arte contemporanea, almeno secondo una delle strategie praticabili. Tra i moltissimi candidati, 12 finalisti sono stati esaminati da una giuria composta da artisti, critici, curatori ed altre personalità competenti: Angela Vettese, Cesare Pietroiusti, Pierluigi Sacco, Carlo Montanaro, Sebastiano Giorgi, Saverio Simi de Burgis.
Interrogandosi sui meccanismi promozionali interni al sistema dell'arte, casTiNg vuole essere una riflessione attuale sul ruolo e sull'immagine dell'artista: la strada verso il successo passa davvero attraverso la visibilità mediatica? Il miglior investimento è effettivamente il capitale relazionale? In altre parole, spesso si discute di una presunta degenerazione del sistema dell'arte verso strategie che promuovono, con successo, il personaggio dell'artista visivo, alla stregua di quanto avviene per le star dell'industria culturale: dove si trova, allora, il valore dell'opera? Per cercare di rispondere a queste e ad altre domande casting propone un esperimento paradossale, cerca di offrire alta visibilità al personaggio in assenza dell'opera. Attraverso quest'estremo tentativo di assimilare il mondo dell'arte alla dilagante spettacolarizzazione, emerge una considerazione sullo sfumare dei confini tra i due campi pur nell'intrinseca e, forse, irriducibile differenza.