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Come fiori nel cemento
La prima personale di David Romelli non poteva non essere una dedica d’amore a lei, e tramite lei
anche a tutte le persone che credono che gli ideali della resistenza, personale, politica, umanitaria,
continuino a vivere nelle lotte per i diritti umani e civili
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Necci è lieto di presentare
Preview stampa su invito // 13 febbraio ore 18:30
Dal 14 al 16 febbraio 2025 // dalle ore 15:00 alle ore 20:00
La mostra rientra nella rassegna #PignetoInLove
Ipogeo Pigneto presso Necci dal 1924
Via Fanfulla da Lodi, 68, 00176 Roma RM
In collaborazione con Ùtol Ceramica
I fiori sono un paradosso vivente. Fragili e delicati, sembrano soccombere al minimo soffio di vento,
eppure racchiudono una forza che sfida il tempo, la terra e le avversità. Sono il simbolo perfetto della
resistenza: non quella rumorosa e visibile, ma quella silenziosa, paziente e tenace. Quando
sbocciano “fuori luogo” sono ancora più potenti, perché raccontano una storia di lotta. Ed è proprio
questo il messaggio simbolico della prima personale di David Romelli negli spazi dell’Ipogeo di
Necci: 1095 sono i fiori in ceramica che svettano in un luogo inospitale, dove non può crescere nulla,
un fiore per ogni giorno di prigionia di Maria Piaz de Pavarin, trisavola di David, indiscussa
capostipite della sua famiglia, che dal 1915 al 1918 è stata reclusa nel campo di internamento di
Katzenau per aver aiutato due “disertori” ad oltrepassare il confine presso il Passo Fedaia, in una
notte d’inverno, in mezzo a una tormenta di neve.
I fiori ci ricordano che la resistenza non è sempre un atto di ribellione clamoroso. Resistere è anche
adattarsi, reinventarsi, aggrappandosi alla speranza di un raggio di sole. Così la miriade di creazioni
di David diventa una metafora potente per chi combatte battaglie silenziose, per chi cerca di far
fronte alle difficoltà senza perdere la propria essenza. E la fonte di ispirazione è stata proprio la vita
incredibile di Maria Piaz soprannominata la Mere de Pordoi, che in lingua ladina vuol dire la Madre
del Pordoi, diventata un’icona d’altri tempi, simbolo di forza femminile e resilienza.
Nata alla fine dell’800 Maria Piaz cresce determinata e ribelle rispetto alle convenzioni del tempo:
viene mandata, come era usanza, ad allevare bestiame nei masi tirolesi, da qui scapperà ben 7 volte.
Si aggrega ad una compagnia filodrammatica e si reinventa teatrante, sebbene sia un’attività
socialmente poco accettata per una donna, e per giunta vietata dalla Chiesa. Contro ogni regola
Maria Piaz si separa per incompatibilità caratteriali dal marito. Nel 1902 sale al passo Pordoi con il
padre e si innamora di quell’anfiteatro naturale attorniato da montagne meravigliose. È qui che inizia
la sua carriera di albergatrice che la porterà ad essere tra le prime imprenditrici donne del tempo e
pioniera del turismo in val di Fassa. Nel corso della sua vita è mentore per i figli, esempio di forza e
indipendenza, una roccia, un rifugio sicuro, un esempio per chiunque avesse la fortuna di incrociare
il suo cammino. Ha vissuto con passione, rendendo ogni difficoltà un’occasione per crescere. E
come se non bastasse, all’età 80 anni, insieme al figlio Francesco, ebbe una grande idea: costruire la
funivia che dal Passo Pordoi porta al Sasso Pordoi, quella che ad oggi resta una delle prime funivie
delle Dolomiti. Maria Piaz la inaugurò con grande orgoglio nel 1963. *
Questa è stata Maria Piaz, imprenditrice sempre all’avanguardia, donna coraggiosa e indomita,
tutt’oggi esempio e riferimento per la gente e per le donne delle valli dolomitiche. Un fiore tra le nevi.
La prima personale di David Romelli non poteva non essere una dedica d’amore a lei, e tramite lei
anche a tutte le persone che credono che gli ideali della resistenza, personale, politica, umanitaria,
continuino a vivere nelle lotte per i diritti umani e civili.
Così, intrecciando memorie individuali e percorsi collettivi, David Romelli suggerisce un dialogo
poetico tra resistenza e rinascita. Ogni fiore è simbolo di lotta silenziosa e trasformazione: un inno
alla capacità umana di generare luce e significato anche nelle condizioni più avverse, contro ogni
previsione e convenzione. Un inno all’amore, questa mostra si inserisce nella quarta edizione della
rassegna Pigneto in Love, che quest’anno coinvolge 21 realtà del Pigneto.
Come fiori nel cemento propone così un’esplorazione artistica del dualismo tra la delicatezza e la
forza, l’oblio e la persistenza, la tenacia e l’arrendevolezza, attraverso l’uso di un materiale, la
ceramica, che, come la memoria, è al tempo stesso fragile ed estremamente resistente.
Tutti i fiori sono in vendita, i visitatori della mostra sono invitati a sceglierli, raccoglierli e portarli con
sé in occasione dell’ultimo giorno di mostra.
* Per la storia completa di Maria Piaz de Pavarin si rimanda al libro Dal Pordoi a Katzenau. Il
racconto di una vita in Val di Fassa nel primo Novecento, a cura di Piaz de Pavarin Maria Palla,
edizioni Istituto Culturale Ladino, 2015.
David Romelli / Nota biografica
Nato nel 1979 a Canazei, in Val di Fassa, appena maggiorenne si trasferisce a Roma per lavorare
nella moda. Da qui ha inizio una personale ricerca stilistica che caratterizzerà tutte le sue future
scelte professionali. Dopo aver lavorato come chef per oltre 10 anni, al design e all’artigianato artistico con il progetto Ùtol. Con uno sguardo alle nuove tecniche di lavorazione della materia,
studia e imprime la sua visione della vita in ogni progetto. La montagna, come la natura, restano per
lui fonte di ispirazione primaria. Come fiori nel cemento è la sua prima personale.
Preview stampa su invito // 13 febbraio ore 18:30
Dal 14 al 16 febbraio 2025 // dalle ore 15:00 alle ore 20:00
La mostra rientra nella rassegna #PignetoInLove
Ipogeo Pigneto presso Necci dal 1924
Via Fanfulla da Lodi, 68, 00176 Roma RM
In collaborazione con Ùtol Ceramica
I fiori sono un paradosso vivente. Fragili e delicati, sembrano soccombere al minimo soffio di vento,
eppure racchiudono una forza che sfida il tempo, la terra e le avversità. Sono il simbolo perfetto della
resistenza: non quella rumorosa e visibile, ma quella silenziosa, paziente e tenace. Quando
sbocciano “fuori luogo” sono ancora più potenti, perché raccontano una storia di lotta. Ed è proprio
questo il messaggio simbolico della prima personale di David Romelli negli spazi dell’Ipogeo di
Necci: 1095 sono i fiori in ceramica che svettano in un luogo inospitale, dove non può crescere nulla,
un fiore per ogni giorno di prigionia di Maria Piaz de Pavarin, trisavola di David, indiscussa
capostipite della sua famiglia, che dal 1915 al 1918 è stata reclusa nel campo di internamento di
Katzenau per aver aiutato due “disertori” ad oltrepassare il confine presso il Passo Fedaia, in una
notte d’inverno, in mezzo a una tormenta di neve.
I fiori ci ricordano che la resistenza non è sempre un atto di ribellione clamoroso. Resistere è anche
adattarsi, reinventarsi, aggrappandosi alla speranza di un raggio di sole. Così la miriade di creazioni
di David diventa una metafora potente per chi combatte battaglie silenziose, per chi cerca di far
fronte alle difficoltà senza perdere la propria essenza. E la fonte di ispirazione è stata proprio la vita
incredibile di Maria Piaz soprannominata la Mere de Pordoi, che in lingua ladina vuol dire la Madre
del Pordoi, diventata un’icona d’altri tempi, simbolo di forza femminile e resilienza.
Nata alla fine dell’800 Maria Piaz cresce determinata e ribelle rispetto alle convenzioni del tempo:
viene mandata, come era usanza, ad allevare bestiame nei masi tirolesi, da qui scapperà ben 7 volte.
Si aggrega ad una compagnia filodrammatica e si reinventa teatrante, sebbene sia un’attività
socialmente poco accettata per una donna, e per giunta vietata dalla Chiesa. Contro ogni regola
Maria Piaz si separa per incompatibilità caratteriali dal marito. Nel 1902 sale al passo Pordoi con il
padre e si innamora di quell’anfiteatro naturale attorniato da montagne meravigliose. È qui che inizia
la sua carriera di albergatrice che la porterà ad essere tra le prime imprenditrici donne del tempo e
pioniera del turismo in val di Fassa. Nel corso della sua vita è mentore per i figli, esempio di forza e
indipendenza, una roccia, un rifugio sicuro, un esempio per chiunque avesse la fortuna di incrociare
il suo cammino. Ha vissuto con passione, rendendo ogni difficoltà un’occasione per crescere. E
come se non bastasse, all’età 80 anni, insieme al figlio Francesco, ebbe una grande idea: costruire la
funivia che dal Passo Pordoi porta al Sasso Pordoi, quella che ad oggi resta una delle prime funivie
delle Dolomiti. Maria Piaz la inaugurò con grande orgoglio nel 1963. *
Questa è stata Maria Piaz, imprenditrice sempre all’avanguardia, donna coraggiosa e indomita,
tutt’oggi esempio e riferimento per la gente e per le donne delle valli dolomitiche. Un fiore tra le nevi.
La prima personale di David Romelli non poteva non essere una dedica d’amore a lei, e tramite lei
anche a tutte le persone che credono che gli ideali della resistenza, personale, politica, umanitaria,
continuino a vivere nelle lotte per i diritti umani e civili.
Così, intrecciando memorie individuali e percorsi collettivi, David Romelli suggerisce un dialogo
poetico tra resistenza e rinascita. Ogni fiore è simbolo di lotta silenziosa e trasformazione: un inno
alla capacità umana di generare luce e significato anche nelle condizioni più avverse, contro ogni
previsione e convenzione. Un inno all’amore, questa mostra si inserisce nella quarta edizione della
rassegna Pigneto in Love, che quest’anno coinvolge 21 realtà del Pigneto.
Come fiori nel cemento propone così un’esplorazione artistica del dualismo tra la delicatezza e la
forza, l’oblio e la persistenza, la tenacia e l’arrendevolezza, attraverso l’uso di un materiale, la
ceramica, che, come la memoria, è al tempo stesso fragile ed estremamente resistente.
Tutti i fiori sono in vendita, i visitatori della mostra sono invitati a sceglierli, raccoglierli e portarli con
sé in occasione dell’ultimo giorno di mostra.
* Per la storia completa di Maria Piaz de Pavarin si rimanda al libro Dal Pordoi a Katzenau. Il
racconto di una vita in Val di Fassa nel primo Novecento, a cura di Piaz de Pavarin Maria Palla,
edizioni Istituto Culturale Ladino, 2015.
David Romelli / Nota biografica
Nato nel 1979 a Canazei, in Val di Fassa, appena maggiorenne si trasferisce a Roma per lavorare
nella moda. Da qui ha inizio una personale ricerca stilistica che caratterizzerà tutte le sue future
scelte professionali. Dopo aver lavorato come chef per oltre 10 anni, al design e all’artigianato artistico con il progetto Ùtol. Con uno sguardo alle nuove tecniche di lavorazione della materia,
studia e imprime la sua visione della vita in ogni progetto. La montagna, come la natura, restano per
lui fonte di ispirazione primaria. Come fiori nel cemento è la sua prima personale.
14
febbraio 2025
Come fiori nel cemento
Dal 14 al 16 febbraio 2025
arte contemporanea
Location
NECCI
Roma, Via Fanfulla Da Lodi, 68, (Roma)
Roma, Via Fanfulla Da Lodi, 68, (Roma)
Orario di apertura
15-20
Ufficio stampa
PNS PRESS
Autore
Curatore
Autore testo critico
Progetto grafico
Media partner
Produzione organizzazione







