“Il Novecento mostra come rughe le sue epoche e se ne fa vanto per quello che di straordinario e memorabile il suo tempo è stato. Un secolo attraversato da pochi, adamantini giganti, capaci, peraltro, di condurre per mano una considerevole parte degli uomini a guardare dove prima neppure essi avrebbero immaginato, e sovente, comunque, più dentro che fuori di sé.” Così il critico Giovanni Faccenda nel catalogo della mostra c’introduce a “Da de Chirico a Ferroni - Il Novecento tra epoche, ipotesi e provocazioni”, la grande esposizione di ottanta opere di cinquanta autori del XX secolo che aprirà i battenti l’11 settembre prossimo a Sansepolcro presso la Galleria d’arte La Loggia e nel Museo Civico per restare visibile fino al 14 novembre. La mostra, di cui lo stesso Faccenda è il curatore si impone all’attenzione di pubblico e critica come uno degli eventi principali della stagione. I nomi degli artisti danno da soli conto del livello di assoluta eccellenza dell’iniziativa: Carrà, Campigli, Dalì, de Chirico, de Pisis, Morandi, Guttuso, Rosai, Sironi, Soffici, Utrillo, tanto per citare alcuni degli autori che hanno segnato in maniera definitiva il Novecento, si inseriscono nella vita ormai densa di eventi importanti della Galleria La Loggia che sotto la guida del suo titolare Ugo Agostinelli ha saputo nel tempo diventare un punto di riferimento importante per tutto il Centro Italia. Altri grandi come Sassu, Sughi, Ferroni, Accardi, Modica, Bueno, Borghese, Annigoni, Chia, Schifano definiscono ancora meglio allora il senso dell’operazione, che in fondo sta nel rapporto fra il lavoro degli artisti e la città che ne ospita gli esiti creativi. Sansepolcro assieme ad Arezzo, Urbino e Perugia ha visto nascere un movimento fondamentale del Rinascimento, capace di far lievitare assieme arte visiva, matematica, geometria e invenzione della prospettiva. Piero della Francesca fu motore pulsante e genio ispiratore di questa ricerca e la portò a conclusioni artistiche decisive. Grazie a Roberto Longhi e all’adesione ideale di alcuni artisti del suo tempo e ad altri a lui successivi, la tensione verso una superiore armonia e l’equilibrio tra figura umana e spazio circostante hanno trovato nella prima metà del secolo una sintesi perfetta nella pittura italiana moderna. Da allora in poi i maestri dell’arte del XX secolo sono tornati a guardare a Piero e al Quattrocento, ma anche al Manierismo che proprio qui visse una stagione d’oro testimoniata anche nel Museo Civico, la cui collezione com’è noto si incentra innanzitutto su quattro capolavori di Piero, a cominciare dalla potentissima “Resurrezione”. Questo speciale rapporto fra luogo e opere esposte è la chiave per interpretare una mostra di valenza eccezionale e di immediata godibilità. A siglare nel suo irripetibile stile l’evento l’11 settembre sarà a Sansepolcro anche Vittorio Sgarbi, che ama sia Piero sia l’arte italiana novecentesca.