Presso la Sala Carlo Di Leva di Sorrento viene presentata la personale di Alessandro Vasapolli (Torino, 1988), dedicata a una
selezione del ciclo Dance Notes (2019–2021), una delle ricerche più significative dell’artista. La mostra, curata da Carola
Allemandi, nasce con l’intento di portare a Sorrento una delle ricerche più radicali dell’autore, in occasione della rassegna
culturale Surriento Gentile, diretta artisticamente da Marisa Laurito.
L’esposizione è incentrata su un’indagine fotografica che combina sperimentazione tecnica, riflessione teorica e un
approccio profondamente innovativo al rapporto tra corpo, immagine e percezione. Dance Notes, articolato in sei capitoli
(Grace, Dynamics, Strength, Movement, Impetus, Time), segna un momento di svolta nella poetica di Vasapolli: la danza
diventa l’espediente ideale per interrogare la natura sfuggente della realtà e la sua impossibilità di essere pienamente
afferrata dallo sguardo.
L’iniziativa è promossa da Fondazione Sorrento, Federalberghi Penisola Sorrentina, Confcommercio Sorrento, Sorrento
Travel Agents Association, Ristoratori Sorrentini, e realizzata grazie al contributo di Alilauro, Banca di Credito Popolare,
Deutsche Bank, European Brokers Mediterranea, Navigazione Libera del Golfo, SNAV Collegamenti Marittimi.
Le opere selezionate mostrano come la figura umana, dapprima presente e riconoscibile, si sottragga progressivamente allo
sguardo fino a dissolversi, lasciando spazio soltanto alle traiettorie del movimento, alle sue persistenze luminose, ai segni
che attestano un passaggio. Nella ricerca di Vasapolli il corpo è al tempo stesso protagonista e assenza, origine del gesto e
scia che ne conserva l’eco: ciò che rimane visibile non è l’identità della figura, ma il ritmo del suo attraversare lo spazio. In
questo processo di sottrazione, l’immagine si svincola dalla necessità di rappresentare, trasformandosi in un dispositivo che
registra ciò che il tempo imprime e non ciò che l’occhio coglie. La percezione viene continuamente messa in discussione,
mentre la presenza umana sopravvive unicamente nei residui del gesto, frammenti di un’apparizione che non può più essere
ricostruita.
In Dance Notes la fotografia si allontana da ogni funzione descrittiva e si apre a un territorio di ambiguità, in cui ciò che
appare non coincide più con ciò che vediamo. Il gesto diventa struttura, il tempo si fa materia, e l’immagine si trasforma in
una soglia che invita a ripensare la relazione tra visione e realtà. Ciò che permane è una presenza senza volto, un’energia
che si rivela attraverso le sue tracce, trasformando l’atto del guardare in un’esperienza di attraversamento più che di
osservazione.