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Daniele Camaioni – Planet food
La sua visione ruota attorno all’idea di cibo come materia polivalente e materiale elaborativo
Comunicato stampa
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DANIELE CAMAIONI (1978) vive e lavora ad Ascoli Piceno.
Nel 2005 viene selezionato per la mostra SERRONE BIENNALE GIOVANI presso la Villa Reale di Monza. A gennaio 2005 una sua personale, dal titolo PLANET FOOD, prende forma a Palazzo dei Capitani di Ascoli Piceno. E’ finalista nella seconda edizione del PREMIO CELESTE. Partecipa al progetto multilinguistico I PRIMI D’ITALIA. Del 2004 ricordiamo la personale LANDSCAPES presso la Palazzina Azzurra di San Benedetto del Tronto. E’ invece di questi giorni la personale presso la Galerie De Meerse di Hoofddorp (Olanda).
La sua visione ruota attorno all’idea di cibo come materia polivalente e materiale elaborativo.
Camaioni costruisce inquadrature minuziose attraverso l’uso architettonico di svariati alimenti. Plasma paesaggi sospesi, territori di natura metafisica, visioni di un limbo galleggiante dalla pelle iperreale. Crea mondi che non esistono ma che evocano le molteplici derive dell’ecosistema in pericolo. Quei luoghi hanno molto di veritiero e sempre qualcosa di estremo, quasi una sfida allo sguardo didascalico del quotidiano. E allora ecco che la cosa più ovvia del nostro vivere, il cibo, trasforma lo sguardo verso il mondo in un assurdo viaggio tra panna, zucchero, pane, cioccolato e una molteplicità di elementi commestibili.
Come nascono quei paesaggi? L’autore immagina un determinato paesaggio e cerca i cibi che possano soddisfare le sue esigenze costruttive. A quel punto, modella i cibi come una materia scultorea, spostando così la forma e la funzione degli alimenti impiegati. Subito dopo fotografa la struttura reale, quindi la rielabora digitalmente e la stampa sui supporti adeguati. L’osservatore si troverà davanti a qualcosa di inclassificabile e spiazzante, un mondo tanto possibile quanto assurdo, strano e fascinoso, ora attraente ora turbativo. Un mondo che potrebbe non esserci ma che sottolinea una chiave interpretativa del paesaggio nell’arte contemporanea.
Il risultato dichiara la divina artificiosità del cibo: ambienti glaciali, dimensioni magmatiche di una natura dagli echi neoromantici. Luoghi magici ma anche inquietanti, spazi di improvvise apparizioni. Un’ecologia del mistero dove il micro diventa macro e viceversa, dove la falsificazione sembra più viva del vero, dove il flusso biologico converte le sue consuete fisionomie. Una contaminazione globale che re inventa il mondo (pensiamo ad artisti come Thomas Demand o Paolo Consorti) secondo una visionarietà plausibile e ibrida. A conferma che la nuova astrazione nasce da forme reali e da richiami realistici, creando contaminazioni linguistiche che confondono la percezione tra vero e impossibile.
Gianluca Marziani
Nel 2005 viene selezionato per la mostra SERRONE BIENNALE GIOVANI presso la Villa Reale di Monza. A gennaio 2005 una sua personale, dal titolo PLANET FOOD, prende forma a Palazzo dei Capitani di Ascoli Piceno. E’ finalista nella seconda edizione del PREMIO CELESTE. Partecipa al progetto multilinguistico I PRIMI D’ITALIA. Del 2004 ricordiamo la personale LANDSCAPES presso la Palazzina Azzurra di San Benedetto del Tronto. E’ invece di questi giorni la personale presso la Galerie De Meerse di Hoofddorp (Olanda).
La sua visione ruota attorno all’idea di cibo come materia polivalente e materiale elaborativo.
Camaioni costruisce inquadrature minuziose attraverso l’uso architettonico di svariati alimenti. Plasma paesaggi sospesi, territori di natura metafisica, visioni di un limbo galleggiante dalla pelle iperreale. Crea mondi che non esistono ma che evocano le molteplici derive dell’ecosistema in pericolo. Quei luoghi hanno molto di veritiero e sempre qualcosa di estremo, quasi una sfida allo sguardo didascalico del quotidiano. E allora ecco che la cosa più ovvia del nostro vivere, il cibo, trasforma lo sguardo verso il mondo in un assurdo viaggio tra panna, zucchero, pane, cioccolato e una molteplicità di elementi commestibili.
Come nascono quei paesaggi? L’autore immagina un determinato paesaggio e cerca i cibi che possano soddisfare le sue esigenze costruttive. A quel punto, modella i cibi come una materia scultorea, spostando così la forma e la funzione degli alimenti impiegati. Subito dopo fotografa la struttura reale, quindi la rielabora digitalmente e la stampa sui supporti adeguati. L’osservatore si troverà davanti a qualcosa di inclassificabile e spiazzante, un mondo tanto possibile quanto assurdo, strano e fascinoso, ora attraente ora turbativo. Un mondo che potrebbe non esserci ma che sottolinea una chiave interpretativa del paesaggio nell’arte contemporanea.
Il risultato dichiara la divina artificiosità del cibo: ambienti glaciali, dimensioni magmatiche di una natura dagli echi neoromantici. Luoghi magici ma anche inquietanti, spazi di improvvise apparizioni. Un’ecologia del mistero dove il micro diventa macro e viceversa, dove la falsificazione sembra più viva del vero, dove il flusso biologico converte le sue consuete fisionomie. Una contaminazione globale che re inventa il mondo (pensiamo ad artisti come Thomas Demand o Paolo Consorti) secondo una visionarietà plausibile e ibrida. A conferma che la nuova astrazione nasce da forme reali e da richiami realistici, creando contaminazioni linguistiche che confondono la percezione tra vero e impossibile.
Gianluca Marziani
23
febbraio 2006
Daniele Camaioni – Planet food
Dal 23 febbraio al 23 marzo 2006
giovane arte
Location
BAG GALLERY MILANO – BOSCOLO EXEDRA
Milano, Corso Giacomo Matteotti, 4, (Milano)
Milano, Corso Giacomo Matteotti, 4, (Milano)
Orario di apertura
dal martedì al sabato 16-23
Vernissage
23 Febbraio 2006, ore 18.30
Autore
Curatore




