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Del Pezzo | Moreni | Nespolo – La sottile arte dell’ironia
Sarà una selezione di opere dalla collezione Zoli il cuore della nuova esposizione della Fondazione Dino Zoli Arte Contemporanea a Forlì. Filo conduttore: il sentimento dell’ironia nell’opera di tre artisti contemporanei, Lucio Del Pezzo, Mattia Moreni e Ugo Nespolo. Un viaggio attraverso oltre 80 opere dei tre artisti per rappresentare questo tratto dell’animo umano come una vera e propria conquista, arma al contempo di difesa e di attacco, in grado di rovesciare i luoghi comuni.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Forlì, 10 ottobre 2008 – Sarà una selezione di opere dalla collezione Zoli il cuore della nuova esposizione della Fondazione Dino Zoli Arte Contemporanea a Forlì. Filo conduttore: il sentimento dell’ironia nell’opera di tre artisti contemporanei, Lucio Del Pezzo, Mattia Moreni e Ugo Nespolo. Ironia come rovesciamento di codici di comunicazione prestabiliti, come volontà di manifestare la realtà attraverso ottiche differenti, ma soprattutto come desiderio di sperimentare la vanità delle passioni e dei sentimenti. Un viaggio attraverso oltre 80 opere dei tre artisti per rappresentare questo tratto dell’animo umano come una vera e propria conquista, arma al contempo di difesa e di attacco, in grado di rovesciare i luoghi comuni.
Dopo il confronto-dialogo tra arte pittorica e genialità creativa di due grandi protagonisti del movimento futurista, proposto con la mostra “Baldessari e Depero. Futurismi a confronto”, dopo le visionarie suggestioni del ciclo di “televisori” di Mario Schifano, protagoniste della seconda mostra del museo forlivese, con il nuovo evento espositivo la Fondazione Dino Zoli si accinge ad entrare nel secondo anno di attività con una proposta di “fruizione totale”: apertura gratuita al pubblico della mostra, con accesso libero all’area lounge della Fondazione dove è possibile consultare libri e riviste d’arte, collegarsi a internet tramite wi-fi, darsi appuntamento in un luogo d’arte da vivere in piena libertà.
Intitolata “Del Pezzo, Moreni e Nespolo. La sottile arte dell’ironia” e curata da Maurizio Vanni e Flora Rovigo, la mostra sarà aperta al pubblico da sabato 14 marzo a sabato 13 giugno 2009, con il seguente orario: dal martedì al sabato dalle 10 alle 13, dalle 15 alle 19.
Dalle Avanguardie storiche a oggi, il ricorso all’ironia è stato piuttosto frequente, appannaggio di quei periodi e di quegli artisti che hanno scelto di utilizzare uno strumento di analisi non necessariamente legato ai consueti mezzi espressivi. Nel lavoro dei tre artisti rappresentati in mostra, pur nella specificità dei rispettivi percorsi, è possibile rintracciare un comune filo conduttore che conduce all’ironia.
Lucio Del Pezzo ricorre a una sorta di stordimento delle immagini, attraverso combinazioni ardite di oggetti decontestualizzati o re-inventati. L’artista ri-scrive, modifica, altera, sovrappone oggetti che rimangono collegati alla realtà solamente attraverso il ricordo di ciò che erano in origine o attraverso un gioco di somiglianze e di evocazioni. Quella di Del Pezzo potrebbe essere considerata un’ironia originale e profonda, mai fine a se stessa, in grado di esaltare la metamorfosi universale che trasforma la consistenza di tutte le cose. Quanto a Mattia Moreni, i suoi segni ci riportano all’essenzialità dell’arte rupestre, alla sintesi estrema del primordiale, alla regressione verso l’origine di tutte le cose. Le sue forme gridano, le sue angurie riconducono al disfacimento e alla decadenza dell’uomo contemporaneo che ha perso di vista i valori veri della vita e la sensibilità nei confronti della natura. L’ironia di Moreni si trasforma in grottesco, in satira linguistica, in estetica del sociale: alternativa del proprio modo di essere nel mondo.
Ugo Nespolo nasce invece con una curiosità insaziabile, che lo porta a indagare l’anima delle cose, a raccontare una storia, più o meno verosimile, sull’uomo, sui suoi sentimenti e sulle sue debolezze. Nelle sue opere, i particolari legati alla realtà vengono assorbiti dal complesso della composizione attraverso un linguaggio raffinato, sintetico e, talvolta, volutamente enigmatico.
Con questa nuova mostra, la Fondazione Dino Zoli rilancia e rinnova la propria programmazione artistica con l’obiettivo di consolidarsi nel ruolo di istituzione culturale eclettica e versatile rivolta a costruire, attraverso sollecitazioni diverse, un dialogo continuo col pubblico e il territorio. Anche in occasione di questa esposizione proseguiranno le attività collaterali, dedicate al tema della mostra: dai laboratori didattici per i più piccoli agli incontri aperti al pubblico.
“Del Pezzo, Moreni e Nespolo. La sottile arte dell’ironia”
Opere dalla Collezione Zoli.
A cura di Maurizio Vanni e Flora Rovigo
Fondazione Dino Zoli Arte Contemporanea
viale Bologna, 288
47100 – Forlì
Sabato 14 marzo 2009 – Sabato 13 giugno 2009.
Orari: Da martedì a sabato, dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19.
Ingresso libero.
Info e prenotazioni. Tel: +39 0543.75.57.70
mail: info@fondazionedinozoli.com
www.fondazionedinozoli.com
Ufficio stampa
Paola C. Manfredi Comunicazione
Corso Italia 8
20122 Milano
Tel: +39 02 45 48 50 93
Fax: +39 02 45 48 50 94
Contatti
Paola C. Manfredi
press@paolamanfredi.com
Andrea Della Valentina
Cell: +39 338 61 59 539
andrea.dellavalentina@paolamanfredi.com
Del Pezzo, Moreni e Nespolo. La sottile arte dell’ironia
Testo di Maurizio Vanni
Molte forme d’arte della nostra contemporaneità prendono le mosse dal doppio movimento della profondità e della superficie: la prima trova riscontro nell’istinto, nel totale coinvolgimento incontrollato delle pulsioni più profonde, la seconda è legata all’esito finale del lavoro, al premeditato luogo di destinazione dei pensieri e degli stati d’animo che vengono disciplinati in un insieme formale.
L’artista contemporaneo, solitamente, persegue una via intermedia che permette all’istinto di non essere appiattito dalla ragione, ma al tempo stesso si concentra sull’esaltazione del pensiero attraverso l’utilizzo di simboli, di codici non convenzionali, di metafore e di tutte quelle sottigliezze filologiche in grado di comunicare un pensiero in modo non prevedibile.
L’ironia potrebbe corrispondere proprio a una sorta di linguaggio alternativo, o complementare a quello convenzionale capace di definire un limite a sé e alle cose. L’ironia, agendo sul rovesciamento dei codici dati, è il mezzo più sottile ed elastico per contestare, per prendere le distanze, per approfondire aspetti inediti e per insinuare nuovi sospetti sulla realtà.
Dalle Avanguardie storiche ai giorni nostri, l’utilizzo dell’arte dell’ironia è stato piuttosto ricco, appannaggio di quei momenti storici e di quegli artisti che hanno avuto bisogno di usare uno strumento critico e di analisi non necessariamente legato al consueto mezzo espressivo. L’ironia espressionista è grottesca, deforma, esaspera e all’uomo sostituisce una maschera o la sua maschera. L’ironia futurista si sviluppa attraverso “veloci” scherzi istigatori legati alle provocazioni moderniste mentre quella dadaista è una provocazione sull’arte stessa. Ma potrebbero essere considerati linguaggi riferiti all’ironia anche quelli del Surrealismo, dell’Astrattismo geometrico, dell’arte Pop e di ogni forma di arte concettuale.
Per artisti come Lucio Del Pezzo, Mattia Moreni e Ugo Nespolo, l’ironia corrisponde al rovesciamento di un codice di comunicazione prestabilito, alla volontà di manifestare la realtà attraverso ottiche differenti, ma soprattutto trova riscontro nel desiderio di sperimentare la vanità delle passioni e dei sentimenti. Nelle loro opere, spesso, il più o meno sottile utilizzo dell’ironia non è percepito come un dono, ma come una vera e propria conquista, come un’arma di attacco e di difesa che destabilizza i luoghi comuni.
L’archetipo, tradizionalmente, trasmette significati forti ed è ben radicato nell’immaginario collettivo con una icona difficilmente scalfibile. Per scardinare questa sudditanza, Lucio Del Pezzo ricorre a una specie di stordimento delle immagini attraverso combinazioni ardite di oggetti decontestualizzati o re-inventati. L’artista ri-scrive, modifica, altera, sovrappone oggetti che rimangono collegati alla realtà solamente attraverso il ricordo di ciò che erano in origine o attraverso un gioco di somiglianze e di evocazioni. Ne scaturisce una pittura oggettuale che, avvalendosi dell’utilizzo di reali elementi tridimensionali, ribalta i ruoli tradizionali dei volumi, degli spazi, dei fondi e delle prospettive. Quella di Del Pezzo potrebbe essere considerata un’ironia originale e profonda, mai fine a se stessa, in grado di esaltare quella metamorfosi universale che trasforma la consistenza di tutte le cose del mondo.
Il senso dell’umorismo è un qualcosa di innato in un pittore: è possibile affinare la tecnica della propria espressione artistica, educare il gusto estetico, aumentare il livello della preparazione culturale, ma di certo non possiamo migliorare l’acutezza percettiva, la sagacia di spirito, la fantasia e l’estro che determinano un qualcosa di veramente unico e speciale. Ugo Nespolo nasce con quella curiosità che lo porta a creare sulla creazione, a indagare l’anima delle cose, a raccontarci una storia, più o meno verosimile, sull’uomo, sui suoi sentimenti e sulle sue debolezze. Nelle sue opere, i particolari legati alla realtà vengono assorbiti dal complesso della composizione attraverso un linguaggio raffinato, sintetico e, talvolta, volutamente enigmatico. Lavori che si predispongono all’interazione con un osservatore che è invitato a partecipare, mentalmente, alla definizione dell’opera. Ironia sull’ironia: attraverso l’interpretazione soggettiva del pubblico, ogni oggetto rappresentato viene restituito alla sua primitiva vocazione, sempre ben lontana dall’utilizzo improprio legato a una società sempre più veloce e vorace.
Gli “artisti” del Paleolitico, ovvero quelle persone che in modo ardito e cosciente graffiavano le pareti e coloravano i volumi delle grotte, proponevano rappresentazioni direttamente rapportate ai loro desideri e ai loro bisogni: individui che raccontavano timori, che rappresentavano bisogni ed esigenze di un’intera comunità per mezzo di un’attitudine proiettivo-fantastica dell’immaginazione. In alcune composizioni, i segni di Mattia Moreni ci riportano all’essenzialità dell’arte rupestre, alla sintesi estrema del primordiale, alla regressione verso l’origine di tutte le cose. Le sue forme gridano, le sue angurie ci riconducono al disfacimento e alla decadenza di quell’uomo contemporaneo che ha perso di vista i valori veri della vita e la sensibilità nei confronti della natura. Quello di Moreni è un approccio all’ironia che si trasforma in grottesco, in satira linguistica, in estetica del sociale: alternativa del proprio modo di essere nel mondo e con il mondo. Immagini essenziali, schernitrici, condotte su grandi dimensioni con una tecnica pittoriche che prevede, tra le altre cose, l’utilizzo del colore direttamente dal tubetto alla tela.
Ironia come alternativa, come denuncia, come grido di allarme, ma anche come codice alternativo, come strumento critico di coscienza e autocoscienza, come immagine replicata di una realtà contemplata, violata, ri-definita e restituita alla sua originale purezza. Ironia intesa come segno della vita o, forse, come sogno di una nuova vita.
Biografie degli artisti
Lucio Del Pezzo
Nasce a Napoli nel 1933, ma vive e lavora a Milano. Nel 1955 si diploma nel corso di Arte applicata, all’Istituto d’arte di Stato di Napoli. Frequenta, allievo di Emilio Notte, il corso di pittura all’Accademia di Belle Arti di Napoli. Tiene la sua prima personale a Padova.
Nel 1958 partecipa alla fondazione del Gruppo 58 di Napoli, collegato con il Movimento Nucleare guidato da Enrico Baj a Milano e con i gruppi Phases a Parigi, Spur a Monaco e Boa a Buenos Aires.
Aderisce al “Manifeste de Naples” e partecipa attivamente alla creazione della rivista “Documento Sud”, rassegna di arte e di cultura di avanguardia. Negli anni ’60 si trasferisce a Milano ed espone alla Galleria Schwarz. Nel 1961 presenta la sua prima personale a New York. Nel 1964 realizza insieme ad altri artisti, tra cui Baj e Fontana, il Labirinto del Tempo Libero alla XIII Triennale di Milano, ottenendo uno dei premi internazionali. Partecipa sia alla XXXII che alla XXXIII Biennale di Venezia.
Successivamente espone a Ginevra e Parigi. Lo Stato francese acquisisce due sue opere e gli commissiona due grandi sculture all’aperto. Nel 1969 è invitato a Cuba al Festival Mondiale dei Popoli dove presenta la scultura La Tomba di Marat. L’anno seguente una sua retrospettiva è ospitata all'Università di Parma a cura di Arturo Carlo Quintavalle. Nei primi anni del 1970 collabora con la Olivetti e la Renault, insegna alla “Sorbonne” di Parigi e lavora per il Centre Pompidou.
Negli anni Novanta i lavori importanti gli vengono commissionati dalla casa di moda Ferré e dal Comune di Napoli. Del 2000 è la sua prima grande retrospettiva in Germania.
Mattia Moreni
Nasce a Pavia nel 1920 e muore a Brisighella nel 1999. Si forma all’Accademia Albertina di Torino. Nel ’47 è tra i promotori del “Premio Torino”, prima mostra “di rottura” nel capoluogo piemontese. Dipinge le prime “angurie”, motivi d’elezione della sua iconografia. Attorno al ’50 soggiorna ad Antibes e nelle isole della laguna veneta innestando nella sua pittura più espliciti riferimenti naturalistici. Dal 1953 dipinge opere che traducono le scansioni della fase geometrica in elementi oggettivi di paesaggio e da quella data il suo linguaggio converge verso un ambito astratto informale e gestuale. Dal 1956 al 1966 vive a Parigi. Allestisce una sala personale con nove tele alla Biennale di Venezia del 1956 (vi esporrà ancora nel ’60, nel ’72 e alla mostra del centenario nel ’95). Attorno al ’58 dipinge sul tema di Nuvole: il dato di natura che diventa paesaggio rimane il principale riferimento iconografico di Moreni, anche nelle opere degli anni ’60. Dal 1964 dipinge quasi esclusivamente sul tema dell’anguria: il frutto viene letto in chiave simbolico esistenziale, come segnale di morte, d’incubo, di violenza, di disfacimento. Il motivo diventa progressivamente, lungo gli anni ’70, quello di un sesso femminile, considerato incapace di generare nuovi frutti, puro “oggetto di consumo”. La successiva trasformazione delle “angurie” lo spinge verso una materia sfatta e virulenta. Negli anni ’80 il suo linguaggio recupera una nuova carica di violenta gestualità espressionista che si manifesta in grottesche immagini visionarie. Dal 1983 pratica nella pittura quello che egli stesso definisce “il regressivo consapevole”: ne nasce una figurazione elementare e beffarda, condotta spesso su grandi dimensioni e disegnata direttamente col tubetto del colore, con interventi di scrittura graffita o ripresa a colore. Si tratta di opere fortemente trasgressive e dichiaratamente provocatorie. Vastissimo il curriculum espositivo dell’artista: prime personali al “Milione” di Milano nel 1947 e 1949; ampie antologiche al Kunstverein di Leverkusen e al Museo Civico di Bologna nel 1964-1965; mostre alla Pinacoteca Comunale di Ravenna nel 1975; al Padiglione d’arte contemporanea di Milano nel 1980; antologiche a S. Sofia di Romagna nel 1985, alla Galleria Comunale di Arezzo nel 1989, al Centro d’arte CL di Milano nel 1992.
Ugo Nespolo
È nato a Mosso Santa Maria (Biella) nel 1941. Si diploma all’Accademia Albertina di Belle Arti con Enrico Paulucci. I suoi esordi nel panorama artistico italiano risalgono agli anni Sessanta. La sua produzione si caratterizza subito per un’accentuata impronta ironica, trasgressiva, per un personale senso del divertimento che rappresenterà sempre una sorta di marchio di fabbrica.
Negli anni Settanta Nespolo ha il primo approccio con il cinema e incomincia anche la sperimentazione con diverse tecniche (ricamo, intarsio) e materiali inconsueti (alabastro, ebano, madreperla, avorio, porcellana, argento). Nasce in questo momento L’albero dei cappelli poi prodotto in serie come elemento d’arredo. Negli anni Ottanta l’artista trascorre parte dell’anno negli Stati Uniti. In questi stessi anni si dedica al settore dell’arte applicata: lo testimoniano i circa cinquanta manifesti realizzati per esposizioni ed avvenimenti vari, il calendario Rai dell’86, le scenografie per l’allestimento americano della Turandot di Busoni, le videosigle Rai (come Indietro Tutta con Renzo Arbore). Nel 1990 il Comune di Milano gli dedica una grande mostra a Palazzo Reale. Dello stesso anno è la campagna pubblicitaria per la Campari.
Nel 1991 partecipa in Giappone al Festival internazionale di ceramica. L’anno successivo espone a New York. Del 1995 sono l’antologica Casa d’Arte Nespolo al Palazzo della Permanente di Milano e la personale Pictura si instalatu di Bucarest. Nel maggio 1996 assume la direzione artistica della Richard-Ginori. Espone anche a Malta, Buenos Aires, Cordoba, Mendoza e Montevideo. Nel 2003 realizza la maglia rosa del Giro d’Italia. Nel 2005, a Torino, realizza delle opere tematiche nelle stazioni della metropolitana. Nel 2007 dipinge il drappellone del Palio di Siena del 16 agosto e firma scene e costumi per l’opera Madama Butterfly che inagura la 53ª stagione del Festival Puccini di Torre del Lago Puccini.
Dopo il confronto-dialogo tra arte pittorica e genialità creativa di due grandi protagonisti del movimento futurista, proposto con la mostra “Baldessari e Depero. Futurismi a confronto”, dopo le visionarie suggestioni del ciclo di “televisori” di Mario Schifano, protagoniste della seconda mostra del museo forlivese, con il nuovo evento espositivo la Fondazione Dino Zoli si accinge ad entrare nel secondo anno di attività con una proposta di “fruizione totale”: apertura gratuita al pubblico della mostra, con accesso libero all’area lounge della Fondazione dove è possibile consultare libri e riviste d’arte, collegarsi a internet tramite wi-fi, darsi appuntamento in un luogo d’arte da vivere in piena libertà.
Intitolata “Del Pezzo, Moreni e Nespolo. La sottile arte dell’ironia” e curata da Maurizio Vanni e Flora Rovigo, la mostra sarà aperta al pubblico da sabato 14 marzo a sabato 13 giugno 2009, con il seguente orario: dal martedì al sabato dalle 10 alle 13, dalle 15 alle 19.
Dalle Avanguardie storiche a oggi, il ricorso all’ironia è stato piuttosto frequente, appannaggio di quei periodi e di quegli artisti che hanno scelto di utilizzare uno strumento di analisi non necessariamente legato ai consueti mezzi espressivi. Nel lavoro dei tre artisti rappresentati in mostra, pur nella specificità dei rispettivi percorsi, è possibile rintracciare un comune filo conduttore che conduce all’ironia.
Lucio Del Pezzo ricorre a una sorta di stordimento delle immagini, attraverso combinazioni ardite di oggetti decontestualizzati o re-inventati. L’artista ri-scrive, modifica, altera, sovrappone oggetti che rimangono collegati alla realtà solamente attraverso il ricordo di ciò che erano in origine o attraverso un gioco di somiglianze e di evocazioni. Quella di Del Pezzo potrebbe essere considerata un’ironia originale e profonda, mai fine a se stessa, in grado di esaltare la metamorfosi universale che trasforma la consistenza di tutte le cose. Quanto a Mattia Moreni, i suoi segni ci riportano all’essenzialità dell’arte rupestre, alla sintesi estrema del primordiale, alla regressione verso l’origine di tutte le cose. Le sue forme gridano, le sue angurie riconducono al disfacimento e alla decadenza dell’uomo contemporaneo che ha perso di vista i valori veri della vita e la sensibilità nei confronti della natura. L’ironia di Moreni si trasforma in grottesco, in satira linguistica, in estetica del sociale: alternativa del proprio modo di essere nel mondo.
Ugo Nespolo nasce invece con una curiosità insaziabile, che lo porta a indagare l’anima delle cose, a raccontare una storia, più o meno verosimile, sull’uomo, sui suoi sentimenti e sulle sue debolezze. Nelle sue opere, i particolari legati alla realtà vengono assorbiti dal complesso della composizione attraverso un linguaggio raffinato, sintetico e, talvolta, volutamente enigmatico.
Con questa nuova mostra, la Fondazione Dino Zoli rilancia e rinnova la propria programmazione artistica con l’obiettivo di consolidarsi nel ruolo di istituzione culturale eclettica e versatile rivolta a costruire, attraverso sollecitazioni diverse, un dialogo continuo col pubblico e il territorio. Anche in occasione di questa esposizione proseguiranno le attività collaterali, dedicate al tema della mostra: dai laboratori didattici per i più piccoli agli incontri aperti al pubblico.
“Del Pezzo, Moreni e Nespolo. La sottile arte dell’ironia”
Opere dalla Collezione Zoli.
A cura di Maurizio Vanni e Flora Rovigo
Fondazione Dino Zoli Arte Contemporanea
viale Bologna, 288
47100 – Forlì
Sabato 14 marzo 2009 – Sabato 13 giugno 2009.
Orari: Da martedì a sabato, dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19.
Ingresso libero.
Info e prenotazioni. Tel: +39 0543.75.57.70
mail: info@fondazionedinozoli.com
www.fondazionedinozoli.com
Ufficio stampa
Paola C. Manfredi Comunicazione
Corso Italia 8
20122 Milano
Tel: +39 02 45 48 50 93
Fax: +39 02 45 48 50 94
Contatti
Paola C. Manfredi
press@paolamanfredi.com
Andrea Della Valentina
Cell: +39 338 61 59 539
andrea.dellavalentina@paolamanfredi.com
Del Pezzo, Moreni e Nespolo. La sottile arte dell’ironia
Testo di Maurizio Vanni
Molte forme d’arte della nostra contemporaneità prendono le mosse dal doppio movimento della profondità e della superficie: la prima trova riscontro nell’istinto, nel totale coinvolgimento incontrollato delle pulsioni più profonde, la seconda è legata all’esito finale del lavoro, al premeditato luogo di destinazione dei pensieri e degli stati d’animo che vengono disciplinati in un insieme formale.
L’artista contemporaneo, solitamente, persegue una via intermedia che permette all’istinto di non essere appiattito dalla ragione, ma al tempo stesso si concentra sull’esaltazione del pensiero attraverso l’utilizzo di simboli, di codici non convenzionali, di metafore e di tutte quelle sottigliezze filologiche in grado di comunicare un pensiero in modo non prevedibile.
L’ironia potrebbe corrispondere proprio a una sorta di linguaggio alternativo, o complementare a quello convenzionale capace di definire un limite a sé e alle cose. L’ironia, agendo sul rovesciamento dei codici dati, è il mezzo più sottile ed elastico per contestare, per prendere le distanze, per approfondire aspetti inediti e per insinuare nuovi sospetti sulla realtà.
Dalle Avanguardie storiche ai giorni nostri, l’utilizzo dell’arte dell’ironia è stato piuttosto ricco, appannaggio di quei momenti storici e di quegli artisti che hanno avuto bisogno di usare uno strumento critico e di analisi non necessariamente legato al consueto mezzo espressivo. L’ironia espressionista è grottesca, deforma, esaspera e all’uomo sostituisce una maschera o la sua maschera. L’ironia futurista si sviluppa attraverso “veloci” scherzi istigatori legati alle provocazioni moderniste mentre quella dadaista è una provocazione sull’arte stessa. Ma potrebbero essere considerati linguaggi riferiti all’ironia anche quelli del Surrealismo, dell’Astrattismo geometrico, dell’arte Pop e di ogni forma di arte concettuale.
Per artisti come Lucio Del Pezzo, Mattia Moreni e Ugo Nespolo, l’ironia corrisponde al rovesciamento di un codice di comunicazione prestabilito, alla volontà di manifestare la realtà attraverso ottiche differenti, ma soprattutto trova riscontro nel desiderio di sperimentare la vanità delle passioni e dei sentimenti. Nelle loro opere, spesso, il più o meno sottile utilizzo dell’ironia non è percepito come un dono, ma come una vera e propria conquista, come un’arma di attacco e di difesa che destabilizza i luoghi comuni.
L’archetipo, tradizionalmente, trasmette significati forti ed è ben radicato nell’immaginario collettivo con una icona difficilmente scalfibile. Per scardinare questa sudditanza, Lucio Del Pezzo ricorre a una specie di stordimento delle immagini attraverso combinazioni ardite di oggetti decontestualizzati o re-inventati. L’artista ri-scrive, modifica, altera, sovrappone oggetti che rimangono collegati alla realtà solamente attraverso il ricordo di ciò che erano in origine o attraverso un gioco di somiglianze e di evocazioni. Ne scaturisce una pittura oggettuale che, avvalendosi dell’utilizzo di reali elementi tridimensionali, ribalta i ruoli tradizionali dei volumi, degli spazi, dei fondi e delle prospettive. Quella di Del Pezzo potrebbe essere considerata un’ironia originale e profonda, mai fine a se stessa, in grado di esaltare quella metamorfosi universale che trasforma la consistenza di tutte le cose del mondo.
Il senso dell’umorismo è un qualcosa di innato in un pittore: è possibile affinare la tecnica della propria espressione artistica, educare il gusto estetico, aumentare il livello della preparazione culturale, ma di certo non possiamo migliorare l’acutezza percettiva, la sagacia di spirito, la fantasia e l’estro che determinano un qualcosa di veramente unico e speciale. Ugo Nespolo nasce con quella curiosità che lo porta a creare sulla creazione, a indagare l’anima delle cose, a raccontarci una storia, più o meno verosimile, sull’uomo, sui suoi sentimenti e sulle sue debolezze. Nelle sue opere, i particolari legati alla realtà vengono assorbiti dal complesso della composizione attraverso un linguaggio raffinato, sintetico e, talvolta, volutamente enigmatico. Lavori che si predispongono all’interazione con un osservatore che è invitato a partecipare, mentalmente, alla definizione dell’opera. Ironia sull’ironia: attraverso l’interpretazione soggettiva del pubblico, ogni oggetto rappresentato viene restituito alla sua primitiva vocazione, sempre ben lontana dall’utilizzo improprio legato a una società sempre più veloce e vorace.
Gli “artisti” del Paleolitico, ovvero quelle persone che in modo ardito e cosciente graffiavano le pareti e coloravano i volumi delle grotte, proponevano rappresentazioni direttamente rapportate ai loro desideri e ai loro bisogni: individui che raccontavano timori, che rappresentavano bisogni ed esigenze di un’intera comunità per mezzo di un’attitudine proiettivo-fantastica dell’immaginazione. In alcune composizioni, i segni di Mattia Moreni ci riportano all’essenzialità dell’arte rupestre, alla sintesi estrema del primordiale, alla regressione verso l’origine di tutte le cose. Le sue forme gridano, le sue angurie ci riconducono al disfacimento e alla decadenza di quell’uomo contemporaneo che ha perso di vista i valori veri della vita e la sensibilità nei confronti della natura. Quello di Moreni è un approccio all’ironia che si trasforma in grottesco, in satira linguistica, in estetica del sociale: alternativa del proprio modo di essere nel mondo e con il mondo. Immagini essenziali, schernitrici, condotte su grandi dimensioni con una tecnica pittoriche che prevede, tra le altre cose, l’utilizzo del colore direttamente dal tubetto alla tela.
Ironia come alternativa, come denuncia, come grido di allarme, ma anche come codice alternativo, come strumento critico di coscienza e autocoscienza, come immagine replicata di una realtà contemplata, violata, ri-definita e restituita alla sua originale purezza. Ironia intesa come segno della vita o, forse, come sogno di una nuova vita.
Biografie degli artisti
Lucio Del Pezzo
Nasce a Napoli nel 1933, ma vive e lavora a Milano. Nel 1955 si diploma nel corso di Arte applicata, all’Istituto d’arte di Stato di Napoli. Frequenta, allievo di Emilio Notte, il corso di pittura all’Accademia di Belle Arti di Napoli. Tiene la sua prima personale a Padova.
Nel 1958 partecipa alla fondazione del Gruppo 58 di Napoli, collegato con il Movimento Nucleare guidato da Enrico Baj a Milano e con i gruppi Phases a Parigi, Spur a Monaco e Boa a Buenos Aires.
Aderisce al “Manifeste de Naples” e partecipa attivamente alla creazione della rivista “Documento Sud”, rassegna di arte e di cultura di avanguardia. Negli anni ’60 si trasferisce a Milano ed espone alla Galleria Schwarz. Nel 1961 presenta la sua prima personale a New York. Nel 1964 realizza insieme ad altri artisti, tra cui Baj e Fontana, il Labirinto del Tempo Libero alla XIII Triennale di Milano, ottenendo uno dei premi internazionali. Partecipa sia alla XXXII che alla XXXIII Biennale di Venezia.
Successivamente espone a Ginevra e Parigi. Lo Stato francese acquisisce due sue opere e gli commissiona due grandi sculture all’aperto. Nel 1969 è invitato a Cuba al Festival Mondiale dei Popoli dove presenta la scultura La Tomba di Marat. L’anno seguente una sua retrospettiva è ospitata all'Università di Parma a cura di Arturo Carlo Quintavalle. Nei primi anni del 1970 collabora con la Olivetti e la Renault, insegna alla “Sorbonne” di Parigi e lavora per il Centre Pompidou.
Negli anni Novanta i lavori importanti gli vengono commissionati dalla casa di moda Ferré e dal Comune di Napoli. Del 2000 è la sua prima grande retrospettiva in Germania.
Mattia Moreni
Nasce a Pavia nel 1920 e muore a Brisighella nel 1999. Si forma all’Accademia Albertina di Torino. Nel ’47 è tra i promotori del “Premio Torino”, prima mostra “di rottura” nel capoluogo piemontese. Dipinge le prime “angurie”, motivi d’elezione della sua iconografia. Attorno al ’50 soggiorna ad Antibes e nelle isole della laguna veneta innestando nella sua pittura più espliciti riferimenti naturalistici. Dal 1953 dipinge opere che traducono le scansioni della fase geometrica in elementi oggettivi di paesaggio e da quella data il suo linguaggio converge verso un ambito astratto informale e gestuale. Dal 1956 al 1966 vive a Parigi. Allestisce una sala personale con nove tele alla Biennale di Venezia del 1956 (vi esporrà ancora nel ’60, nel ’72 e alla mostra del centenario nel ’95). Attorno al ’58 dipinge sul tema di Nuvole: il dato di natura che diventa paesaggio rimane il principale riferimento iconografico di Moreni, anche nelle opere degli anni ’60. Dal 1964 dipinge quasi esclusivamente sul tema dell’anguria: il frutto viene letto in chiave simbolico esistenziale, come segnale di morte, d’incubo, di violenza, di disfacimento. Il motivo diventa progressivamente, lungo gli anni ’70, quello di un sesso femminile, considerato incapace di generare nuovi frutti, puro “oggetto di consumo”. La successiva trasformazione delle “angurie” lo spinge verso una materia sfatta e virulenta. Negli anni ’80 il suo linguaggio recupera una nuova carica di violenta gestualità espressionista che si manifesta in grottesche immagini visionarie. Dal 1983 pratica nella pittura quello che egli stesso definisce “il regressivo consapevole”: ne nasce una figurazione elementare e beffarda, condotta spesso su grandi dimensioni e disegnata direttamente col tubetto del colore, con interventi di scrittura graffita o ripresa a colore. Si tratta di opere fortemente trasgressive e dichiaratamente provocatorie. Vastissimo il curriculum espositivo dell’artista: prime personali al “Milione” di Milano nel 1947 e 1949; ampie antologiche al Kunstverein di Leverkusen e al Museo Civico di Bologna nel 1964-1965; mostre alla Pinacoteca Comunale di Ravenna nel 1975; al Padiglione d’arte contemporanea di Milano nel 1980; antologiche a S. Sofia di Romagna nel 1985, alla Galleria Comunale di Arezzo nel 1989, al Centro d’arte CL di Milano nel 1992.
Ugo Nespolo
È nato a Mosso Santa Maria (Biella) nel 1941. Si diploma all’Accademia Albertina di Belle Arti con Enrico Paulucci. I suoi esordi nel panorama artistico italiano risalgono agli anni Sessanta. La sua produzione si caratterizza subito per un’accentuata impronta ironica, trasgressiva, per un personale senso del divertimento che rappresenterà sempre una sorta di marchio di fabbrica.
Negli anni Settanta Nespolo ha il primo approccio con il cinema e incomincia anche la sperimentazione con diverse tecniche (ricamo, intarsio) e materiali inconsueti (alabastro, ebano, madreperla, avorio, porcellana, argento). Nasce in questo momento L’albero dei cappelli poi prodotto in serie come elemento d’arredo. Negli anni Ottanta l’artista trascorre parte dell’anno negli Stati Uniti. In questi stessi anni si dedica al settore dell’arte applicata: lo testimoniano i circa cinquanta manifesti realizzati per esposizioni ed avvenimenti vari, il calendario Rai dell’86, le scenografie per l’allestimento americano della Turandot di Busoni, le videosigle Rai (come Indietro Tutta con Renzo Arbore). Nel 1990 il Comune di Milano gli dedica una grande mostra a Palazzo Reale. Dello stesso anno è la campagna pubblicitaria per la Campari.
Nel 1991 partecipa in Giappone al Festival internazionale di ceramica. L’anno successivo espone a New York. Del 1995 sono l’antologica Casa d’Arte Nespolo al Palazzo della Permanente di Milano e la personale Pictura si instalatu di Bucarest. Nel maggio 1996 assume la direzione artistica della Richard-Ginori. Espone anche a Malta, Buenos Aires, Cordoba, Mendoza e Montevideo. Nel 2003 realizza la maglia rosa del Giro d’Italia. Nel 2005, a Torino, realizza delle opere tematiche nelle stazioni della metropolitana. Nel 2007 dipinge il drappellone del Palio di Siena del 16 agosto e firma scene e costumi per l’opera Madama Butterfly che inagura la 53ª stagione del Festival Puccini di Torre del Lago Puccini.
14
marzo 2009
Del Pezzo | Moreni | Nespolo – La sottile arte dell’ironia
Dal 14 marzo al 31 luglio 2009
arte contemporanea
Location
FONDAZIONE DINO ZOLI ARTE CONTEMPORANEA
Forlì, Viale Bologna, 288, (Forlì-cesena)
Forlì, Viale Bologna, 288, (Forlì-cesena)
Orario di apertura
Da martedì a sabato, dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19.
Vernissage
14 Marzo 2009, no vernissage
Ufficio stampa
PAOLA MANFREDI
Autore
Curatore