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Dialogo II
Si tratta della seconda mostra in cui tre artisti sono chiamati a esprimersi, attraverso le opere esposte e gli interventi in catalogo, su un tema proposto dal curatore
Comunicato stampa
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Sabato 30 settembre 2006 alle 18.00 la Galleria Enrico Fornello inaugura ‘Dialogo/Dialogue II’, a cura di Simone Menegoi. Si tratta della seconda mostra in cui tre artisti sono chiamati a esprimersi, attraverso le opere esposte e gli interventi in catalogo, su un tema proposto dal curatore. L’argomento del primo ‘Dialogo’ era l’equilibrio che si instaura, all’interno della creazione, fra controllo e abbandono, lucidità e inconsapevolezza. Questa seconda mostra ha un centro più esteso: ruota intorno ad alcuni elementi condivisi dagli artisti, ovvero l’interesse per il Modernismo, soprattutto nelle sue manifestazioni più utopiche e visionarie; la dialettica fra organico e geometrico; la scultura come linguaggio privilegiato.
Athanasios Argianas (1976, vive e lavora a Londra) è artista visivo e, con lo pseudonimo di Gavouna, musicista. Talvolta integra le proprie creazioni visive con il suono. “Penso che, nel mio caso, la nostalgia sia un punto di partenza. Idealmente, vorrei costruire i miei miti ma la fonte sono naturalmente… altri miti”. I miti a cui l’artista si riferisce sono quelli estetici e sociali delle avanguardie storiche; la nostalgia è il sentimento ambiguo che suscitano in noi, nato dalla distanza (ideologica, ancor prima che cronologica) che ci separa da essi. Le sue aeree sculture di legno, perspex, vinile, corda (due delle quali, Proposal for a song machine e Song machine [I was swept off her feet], saranno esposte nella mostra) danno l’impressione di essere studi o modelli per realizzazioni molto più grandi, di scala architettonica; pur senza riferimenti espliciti, evocano chiaramente i grandiosi progetti di artisti e architetti visionari dei primi due decenni del ’900 e, al pari di essi, non troveranno compimento. La riflessione critica dell’artista si fa più esplicita con le tempere della serie Things living in His Studio Imagined Late at Night (di cui la mostra presenta quattro esemplari), che raffigurano immaginarie sculture astratte affioranti dal buio, sulle quali sono posati o strisciano degli insetti. Una specie di simbolica rivincita della dimensione organica e irrazionale che il Modernismo, nella sua versione più ortodossa, aveva spesso messo al bando.
Tobias Putrih (1970, vive e lavora a New York) sviluppa da anni, attraverso la scultura e altri linguaggi, un’affascinante riflessione sull’eredità estetica e culturale del Modernismo storico, spesso confrontandone le ambizioni e le utopie con la realtà della società di massa. Memorabili, in questo senso, sono i suoi lavori sul cinema, in cui confronta gli studi e le proposte di schermi di proiezione speciali (multipli, curvati, sagomati…) immaginati dagli artisti d’avanguardia nel corso del ’900 con lo standard internazionale degli schermi nei cinema multisala; oppure dedica un omaggio a quelle utopie realizzando uno schermo-scultura che rovescia la logica economica dell’industria dell’intrattenimento, in quanto destinato alla proiezione dei film di uno, ed un solo, regista (la film maker d’avanguardia Maya Deren).
In altri lavori, Putrih esplora le possibili intersezioni e punti di contatto fra geometria, costruzione architettonica e crescita organica. Le grandi sculture dal titolo collettivo Macula. Series B (una della quali sarà presente nella mostra) visualizzano l’evoluzione progressiva di un cerchio perfetto in una elaborata forma curvilinea attraverso una serie di sagome di cartone ondulato sovrapposte, fino a creare una complessa struttura che evoca forme organiche. Accompagna la scultura un filmato di animazione, chiaramente ispirato agli esperimenti delle avanguardie storiche con questa tecnica, che illustra la genesi della scultura stessa.
Luca Trevisani (1979, vive e lavora a Bologna e Milano) crea, oltre a video e disegni, sculture che sono sofisticati ibridi di materiali sintetici e naturali, di lavorazioni d’avanguardia e rifiniture da bricoleur. Una delle loro caratteristiche è quella di essere concepite a partire da una eterogenea gamma di riferimenti (dal design di Charles e Ray Eames a Francesco Lo Savio, dalle teorie atomistiche di Epicuro a Man Ray), i cui rimandi finiscono per costituire una sorta di narrazione astratta intorno ad esse. La scultura Cacciatore scoordinato, realizzata appositamente per la mostra, omaggia l’architetto radicale Friedrich Kiesler e il suo utilizzo della rete metallica per imbastire i modellini della sua Endless House. Qui, la rete è di corda, e i nodi sono sostituiti da palle di gomma: una base sagomata di resina trasparente sostiene e immobilizza la rete in un ipotetico momento di rimbalzo.
Il video Gingko biloba (Natura non facit saltus) e la ‘scultura da tavolo’ Shanghai (Mikado) intrecciano creatività umana e divenire naturale, ordine e proliferazione caotica. Il video alterna e sovrappone riprese di rami e di altri elementi organici alle linee del grafico di un sistema matematico che tende al caos, generando un flusso di immagini altamente ambigue. La scultura propone una eccentrica versione del popolare gioco dello Shanghai, reinventandone i bastoncini con legno e frammenti di corallo bianco.
Athanasios Argianas (1976, vive e lavora a Londra) è artista visivo e, con lo pseudonimo di Gavouna, musicista. Talvolta integra le proprie creazioni visive con il suono. “Penso che, nel mio caso, la nostalgia sia un punto di partenza. Idealmente, vorrei costruire i miei miti ma la fonte sono naturalmente… altri miti”. I miti a cui l’artista si riferisce sono quelli estetici e sociali delle avanguardie storiche; la nostalgia è il sentimento ambiguo che suscitano in noi, nato dalla distanza (ideologica, ancor prima che cronologica) che ci separa da essi. Le sue aeree sculture di legno, perspex, vinile, corda (due delle quali, Proposal for a song machine e Song machine [I was swept off her feet], saranno esposte nella mostra) danno l’impressione di essere studi o modelli per realizzazioni molto più grandi, di scala architettonica; pur senza riferimenti espliciti, evocano chiaramente i grandiosi progetti di artisti e architetti visionari dei primi due decenni del ’900 e, al pari di essi, non troveranno compimento. La riflessione critica dell’artista si fa più esplicita con le tempere della serie Things living in His Studio Imagined Late at Night (di cui la mostra presenta quattro esemplari), che raffigurano immaginarie sculture astratte affioranti dal buio, sulle quali sono posati o strisciano degli insetti. Una specie di simbolica rivincita della dimensione organica e irrazionale che il Modernismo, nella sua versione più ortodossa, aveva spesso messo al bando.
Tobias Putrih (1970, vive e lavora a New York) sviluppa da anni, attraverso la scultura e altri linguaggi, un’affascinante riflessione sull’eredità estetica e culturale del Modernismo storico, spesso confrontandone le ambizioni e le utopie con la realtà della società di massa. Memorabili, in questo senso, sono i suoi lavori sul cinema, in cui confronta gli studi e le proposte di schermi di proiezione speciali (multipli, curvati, sagomati…) immaginati dagli artisti d’avanguardia nel corso del ’900 con lo standard internazionale degli schermi nei cinema multisala; oppure dedica un omaggio a quelle utopie realizzando uno schermo-scultura che rovescia la logica economica dell’industria dell’intrattenimento, in quanto destinato alla proiezione dei film di uno, ed un solo, regista (la film maker d’avanguardia Maya Deren).
In altri lavori, Putrih esplora le possibili intersezioni e punti di contatto fra geometria, costruzione architettonica e crescita organica. Le grandi sculture dal titolo collettivo Macula. Series B (una della quali sarà presente nella mostra) visualizzano l’evoluzione progressiva di un cerchio perfetto in una elaborata forma curvilinea attraverso una serie di sagome di cartone ondulato sovrapposte, fino a creare una complessa struttura che evoca forme organiche. Accompagna la scultura un filmato di animazione, chiaramente ispirato agli esperimenti delle avanguardie storiche con questa tecnica, che illustra la genesi della scultura stessa.
Luca Trevisani (1979, vive e lavora a Bologna e Milano) crea, oltre a video e disegni, sculture che sono sofisticati ibridi di materiali sintetici e naturali, di lavorazioni d’avanguardia e rifiniture da bricoleur. Una delle loro caratteristiche è quella di essere concepite a partire da una eterogenea gamma di riferimenti (dal design di Charles e Ray Eames a Francesco Lo Savio, dalle teorie atomistiche di Epicuro a Man Ray), i cui rimandi finiscono per costituire una sorta di narrazione astratta intorno ad esse. La scultura Cacciatore scoordinato, realizzata appositamente per la mostra, omaggia l’architetto radicale Friedrich Kiesler e il suo utilizzo della rete metallica per imbastire i modellini della sua Endless House. Qui, la rete è di corda, e i nodi sono sostituiti da palle di gomma: una base sagomata di resina trasparente sostiene e immobilizza la rete in un ipotetico momento di rimbalzo.
Il video Gingko biloba (Natura non facit saltus) e la ‘scultura da tavolo’ Shanghai (Mikado) intrecciano creatività umana e divenire naturale, ordine e proliferazione caotica. Il video alterna e sovrappone riprese di rami e di altri elementi organici alle linee del grafico di un sistema matematico che tende al caos, generando un flusso di immagini altamente ambigue. La scultura propone una eccentrica versione del popolare gioco dello Shanghai, reinventandone i bastoncini con legno e frammenti di corallo bianco.
03
ottobre 2006
Dialogo II
Dal 03 ottobre al primo dicembre 2006
arte contemporanea
giovane arte
giovane arte
Location
GALLERIA ENRICOFORNELLO
Prato, Via Giuseppe Paolini, 21, (Prato)
Prato, Via Giuseppe Paolini, 21, (Prato)
Orario di apertura
dal martedì al sabato 11 - 13 e 15 - 20
Vernissage
3 Ottobre 2006, ore 18
Autore
Curatore