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Donatella Mazzola / Dina Mondadori – Concreta sintonia
La Galleria “Arianna Sartori – Arte & Object design” di Mantova ospita la mostra delle 2 artista mantovane Donatella Mazzola e Dina Mondadori intitolata Concreta sintonia.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La Galleria “Arianna Sartori - Arte & Object design” di Mantova in Via Capopello 17, ospita dal prossimo 26 Settembre la mostra delle 2 artista mantovane Donatella Mazzola e Dina Mondadori intitolata Concreta sintonia.
La mostra sarà inaugurata sabato 26 Settembre alle ore 18.00 alla presenza delle artiste, con presentazione di Alessandra Zamperini e resterà aperta al pubblico fino al prossimo 8 ottobre.
DONATELLA MAZZOLA - DINA MONDADORI
Concreta sintonia
Dina e Donatella, Donatella e Dina: due mondi femminili in cui, con un afflato originale e di grande raffinatezza, si intersecano sensibilità artistica e ripensamenti autobiografici, colta ricerca sperimentale e terso linguaggio del cuore. Perché le loro opere – e per il momento ci sia permesso di unificarne la visione in un comune denominatore che non annulla le singole diversità, ma ne coglie, invece, le bellissime tangenze – nascono da tutte queste componenti, la cui massa critica origina esiti limpidi ed essenziali, fino a tramutare la ceramica da materia primigenia inerte a forma viva.
E la vita, a conti fatti, è la ragione prima di questi lavori, nati dalla metamorfosi, ma che della metamorfosi, attraverso il delicato gioco di pieni e di vuoti – che sono poi il riverbero di presenze e assenze vissute, ripensate e, infine, delibate nella ricerca artistica – colgono alla perfezione l’anima dinamica del divenire, per giungere alla sua ricomposizione nelle forme dell’esistere.
Come lo scorrere della vita, del resto, le opere di Donatella Mazzola e Dina Mondadori non rappresentano mai uno stadio definitivo,bensì infiniti e intelligenti momenti sperimentali. La loro stessa lavorazione, che coniuga spunti da tecniche diverse, dal procedimento Raku alla riduzione in forno, non si è mai fermata all’apprendimento del dato materiale, ma, tutt’al contrario, ha costantemente portato avanti dei percorsi di ricerca, volti a studiare in maniera del tutto originale, in un nesso inestricabile tra forma e contenuto, le mutazioni della materia. Mutazioni che chiamano in causa raffinate alchimie, laddove lo studio delle variegate modalità della cottura e delle combinazioni fra argilla, smalti, metalli conduce a risultati estetici sorprendenti, talora persino insospettabili: la natura intima, molecolare, dei materiali viene manipolata per creare bellissimi e delicati giochi cromatici, che esprimono, una volta di più, la vita pulsante contenuta in nuce nella massa di partenza. Così come, d’altronde, lo stesso processo di ricerca tecnica e mentale incide sulla conformazione della materia, nel momento in cui essa risulta solcata da spirali, reticoli, craquelures, che, sotto la forza obbligante delle reazioni chimiche, ne frammentano l’astratta e sterile unitarietà in un universo palpitante.
Niente, però, in questo universo – come è nella vita – deve essere dato per scontato. La chimica ha le sue regole deterministiche, per cui posta una condizione preliminare, ne sortisce sempre il medesimo effetto, a parità di condizioni. Ma sono proprio queste condizioni che, nella realtà concreta, mutano: cambia, magari impercettibilmente, la percentuale di un metallo; cambia, senza che la variazione sia per noi sensibile, una temperatura; cambia, anche di una frazione, il tempo impiegato nella lavorazione. Sicché, i risultati sono sempre imprevedibili, anche quando tutto sembra essere stato riproposto come prima.
Ne consegue, con una conclusione ovvia ancorché meritevole di essere ricordata, che le ricerche, specie quando vogliano sondare nuovi cammini, raramente sono definitive e facili. Semmai, è grande merito dell’artista quello di presentare i risultati con l’elegante leggerezza di chi sa quanti pensieri elaborati e contraddetti stiano dietro a quei lavori considerati riusciti, perché finalmente corrispondono all’intenzione dell’artefice.
E così, allo stesso modo, le opere di Donatella Mazzola e Dina Mondadori nascono da una miriade di esperimenti, che sarebbe lungo e noioso descrivere, ma che devono essere presi in conto per apprezzare in pieno con quanta armonia le loro ceramiche rivelino capacità tecniche e coerenza di ispirazione, rispetto delle tradizioni e, al tempo stesso, intelligenza dell’innovazione: che è, poi, l’unico modo per infondere a ogni loro lavoro quella componente personale, che ne costituisce la vera, fondamentale sostanza; e che, nei lavori delle due artiste, non è mai disgiunta dalla ricerca della bellezza, dove con questo termine non ci si riferisce a un puro abbellimento esteriore, bensì a quel ricercato accordo di massa, profili e colori che così magistralmente perfeziona le forme della loro ceramica.
Ed è proprio in virtù di questa sapiente concordia di forma e contenuto, dunque, che la peculiare metamorfosi della materia, nelle mani delle due artiste – ma si può aggiungere, anche nei loro cuori –, giunge ad essere una perfetta metafora dei loro pensieri e dei loro sentimenti.
Donatella Mazzola, diplomata al Liceo Artistico di Verona, ha iniziato a presentare le proprie opere nel 2001 con una mostra collettiva al Museo di Arte Moderna di Gazoldo degli Ippoliti, portando avanti da allora un’intensa attività che l’ha vista esporre, fra gli altri, in gallerie e centri culturali di Mantova, Mirandola, Reggiolo, Roma. Dal 2007 ha organizzato delle mostre personali, collaborando nel contempo a importanti iniziative culturali, quali il Festival della Letteratura di Mantova (2002), la mostra dedicata a Lucio Fontana presso Palazzo Forti di Verona (2003), la manifestazione “Il Giappone Fluttuante” organizzata dal Comune di Mantova (2005).
Le sue ceramiche, in cui i principi dell’antica tecnica giapponese Raku si alternano al procedimento della riduzione e ad altre modalità di lavorazione, sono contraddistinte ora da una linea morbida e sinuosa, che avvolge il corpo della scultura e ne addolcisce i contorni, ora da andamenti più frastagliati, che disciolgono l’energia della massa nell’atmosfera. La coerenza dell’ispirazione, tuttavia, non è mai lesa da tale duplicità: a tessere il filo rosso di queste espressioni interviene il vigile controllo dell’artista, che non lascia mai debordare il sentimento in inutili tensioni, bensì lo riconcilia costantemente all’eleganza e all’intelligenza.
Donatella Mazzola predilige alcuni soggetti: e sono le Piscine, gli Abbracci, le Rocce, i Vulcani, le Donne cactus e le Donna velate. Temi, questi, in cui le oscillazioni dei corpi, dei profili, dei lustri e dei riflessi – ottenuti con procedimenti personalmente sviluppati dall’artista – creano un effetto di energia tanto consapevolmente espresso, quanto fermamente sorvegliato.
Nelle Piscine il vuoto si stempera in forme “accoglienti”, dal modulo elegante, vivificato dalle sfumature degli smalti; nei Vulcani la spirale cromatica pone un epicentro al dinamismo magmatico della materia; negli Abbracci il sentimento dell’assenza è mitigato dalla levità delle curve; nelle Donne velate la percezione della barriera è risolta in drappi che mai si chiudono completamente; nelle Donne cactus lo spezzettamento della luce e delle forme allevia il loro potenziale ripiegamento su se stesse, diluendone il contatto con l’esterno.
Le opere di Donatella Mazzola, insomma, pur originando dalla ricerca di concetti universali, non vogliono mai essere vissute come punti astratti, privati di potenzialità comunicative. L’artista stessa, del resto, ha più volte ricordato come i suoi lavori nascano da “visioni-emozioni” che creano, sì, dei mondi intimi e profondi, ma senza mai negarne il legame con la realtà. La fonte di ispirazione, quindi, non resta un fenomeno lontano, bensì viene rimeditata e, per così dire, investita di quel quoziente “personalizzato” che la rende capace di trasmettere sensazioni anche a chi, come noi, di tutto quel processo, arriva a cogliere soltanto l’opera conclusa.
Dina Mondadori, dopo essersi diplomata all’Istituto d’Arte di Modena, ha insegnato presso vari istituti e ha condotto attività di consulenza nel settore dell’arredamento.
Dal 2001 si occupa a tempo pieno della lavorazione della ceramica: particolare interesse ha dedicato allo studio e alle applicazioni della tecnica Raku, sebbene nel suo catalogo si possano annoverare pezzi ottenuti con diversi procedimenti, fra cui quello delle riduzioni in forno, per approfondire il quale è stata seguita, assieme alla collega e amica Donatella Mazzola, da Cesare Calandrini di Deruta.
Le sue opere sono state esposte in varie occasioni, fra le quali vanno ricordate alcune mostre collettive presso il Museo di Arte Moderna di Gazoldo degli Ippoliti e, nel 2009, l’esposizione tenutasi alla Torre Civica di Castellucchio, alla quale ha partecipato assieme a Donatella Mazzola.
Comune denominatore della sua produzione resta sempre il momento sperimentale e innovativo, specialmente dal punto di vista tecnico; ed, anzi, è sotto questo aspetto che l’artista ha costantemente portato avanti le sue ricerche, intensificando, specialmente attraverso il calibrato effetto degli smalti e della cottura, la creazione di motivi decorativi e formali di raffinata suggestione visiva.
A contraddistinguere le ceramiche di Dina Mondadori sono innanzitutto gli snelli profili curvilinei, dai quali si ingenerano masse mobili e volute concentriche che dinamizzano le forme, sfruttando abilmente anche il sottile gioco della craquelure per increspare la superficie con reticoli dalle differenti intonazioni cromatiche.
Concavo e convesso, mosso e fermo, lucido e opaco, pieno e vuoto, sono tutti elementi estetici – quantunque sempre frutto di quelle elaborate ricerche tecniche alle quali si è accennato – il cui accordo viene a segnalare le alterne modalità in cui si sostanzia la materia. L’argilla e gli smalti, dallo stato inerte e informe, prendono una loro vita sotto la lucida guida di un preciso sentimento del doppio, che è il vero principio informatore di tutte le opere. Perché, a ben vedere, quello che emerge dalle sculture di Dina Mondadori è una studiata coerenza tematica basata sull’idea della Coppia, che sia nella forma o nel contenuto: colori a campiture distinte contribuiscono concordi, nelle loro simmetrie/asimmetrie, a strutturare l’oggetto; figure apparentemente concluse, in realtà, risultano dotate di ragion d’essere solo nell’abbinamento; corpi che si separano per prendere forma dalla materia indistinta finiscono per torcersi e ricercarsi; curve che crescono attraendosi, alla fine, trovano la meta nel richiamo reciproco dei viluppi.
Ma, attenzione: tanta concentrazione sul sistema binario non vale nel senso di ri-piegamento, di chiusura, anche se la predominanza visiva di un elemento “maggiore”, in molti lavori, potrebbe indurre a tale conclusione. Vale, invece, come soluzione “a lieto fine”, in cui il momento contingente, e talora bruciante, dell’ispirazione viene decantato dalle sue asprezze, ma non certo dalla sua intima energia comunicativa.
Alessandra Zamperini
La mostra sarà inaugurata sabato 26 Settembre alle ore 18.00 alla presenza delle artiste, con presentazione di Alessandra Zamperini e resterà aperta al pubblico fino al prossimo 8 ottobre.
DONATELLA MAZZOLA - DINA MONDADORI
Concreta sintonia
Dina e Donatella, Donatella e Dina: due mondi femminili in cui, con un afflato originale e di grande raffinatezza, si intersecano sensibilità artistica e ripensamenti autobiografici, colta ricerca sperimentale e terso linguaggio del cuore. Perché le loro opere – e per il momento ci sia permesso di unificarne la visione in un comune denominatore che non annulla le singole diversità, ma ne coglie, invece, le bellissime tangenze – nascono da tutte queste componenti, la cui massa critica origina esiti limpidi ed essenziali, fino a tramutare la ceramica da materia primigenia inerte a forma viva.
E la vita, a conti fatti, è la ragione prima di questi lavori, nati dalla metamorfosi, ma che della metamorfosi, attraverso il delicato gioco di pieni e di vuoti – che sono poi il riverbero di presenze e assenze vissute, ripensate e, infine, delibate nella ricerca artistica – colgono alla perfezione l’anima dinamica del divenire, per giungere alla sua ricomposizione nelle forme dell’esistere.
Come lo scorrere della vita, del resto, le opere di Donatella Mazzola e Dina Mondadori non rappresentano mai uno stadio definitivo,bensì infiniti e intelligenti momenti sperimentali. La loro stessa lavorazione, che coniuga spunti da tecniche diverse, dal procedimento Raku alla riduzione in forno, non si è mai fermata all’apprendimento del dato materiale, ma, tutt’al contrario, ha costantemente portato avanti dei percorsi di ricerca, volti a studiare in maniera del tutto originale, in un nesso inestricabile tra forma e contenuto, le mutazioni della materia. Mutazioni che chiamano in causa raffinate alchimie, laddove lo studio delle variegate modalità della cottura e delle combinazioni fra argilla, smalti, metalli conduce a risultati estetici sorprendenti, talora persino insospettabili: la natura intima, molecolare, dei materiali viene manipolata per creare bellissimi e delicati giochi cromatici, che esprimono, una volta di più, la vita pulsante contenuta in nuce nella massa di partenza. Così come, d’altronde, lo stesso processo di ricerca tecnica e mentale incide sulla conformazione della materia, nel momento in cui essa risulta solcata da spirali, reticoli, craquelures, che, sotto la forza obbligante delle reazioni chimiche, ne frammentano l’astratta e sterile unitarietà in un universo palpitante.
Niente, però, in questo universo – come è nella vita – deve essere dato per scontato. La chimica ha le sue regole deterministiche, per cui posta una condizione preliminare, ne sortisce sempre il medesimo effetto, a parità di condizioni. Ma sono proprio queste condizioni che, nella realtà concreta, mutano: cambia, magari impercettibilmente, la percentuale di un metallo; cambia, senza che la variazione sia per noi sensibile, una temperatura; cambia, anche di una frazione, il tempo impiegato nella lavorazione. Sicché, i risultati sono sempre imprevedibili, anche quando tutto sembra essere stato riproposto come prima.
Ne consegue, con una conclusione ovvia ancorché meritevole di essere ricordata, che le ricerche, specie quando vogliano sondare nuovi cammini, raramente sono definitive e facili. Semmai, è grande merito dell’artista quello di presentare i risultati con l’elegante leggerezza di chi sa quanti pensieri elaborati e contraddetti stiano dietro a quei lavori considerati riusciti, perché finalmente corrispondono all’intenzione dell’artefice.
E così, allo stesso modo, le opere di Donatella Mazzola e Dina Mondadori nascono da una miriade di esperimenti, che sarebbe lungo e noioso descrivere, ma che devono essere presi in conto per apprezzare in pieno con quanta armonia le loro ceramiche rivelino capacità tecniche e coerenza di ispirazione, rispetto delle tradizioni e, al tempo stesso, intelligenza dell’innovazione: che è, poi, l’unico modo per infondere a ogni loro lavoro quella componente personale, che ne costituisce la vera, fondamentale sostanza; e che, nei lavori delle due artiste, non è mai disgiunta dalla ricerca della bellezza, dove con questo termine non ci si riferisce a un puro abbellimento esteriore, bensì a quel ricercato accordo di massa, profili e colori che così magistralmente perfeziona le forme della loro ceramica.
Ed è proprio in virtù di questa sapiente concordia di forma e contenuto, dunque, che la peculiare metamorfosi della materia, nelle mani delle due artiste – ma si può aggiungere, anche nei loro cuori –, giunge ad essere una perfetta metafora dei loro pensieri e dei loro sentimenti.
Donatella Mazzola, diplomata al Liceo Artistico di Verona, ha iniziato a presentare le proprie opere nel 2001 con una mostra collettiva al Museo di Arte Moderna di Gazoldo degli Ippoliti, portando avanti da allora un’intensa attività che l’ha vista esporre, fra gli altri, in gallerie e centri culturali di Mantova, Mirandola, Reggiolo, Roma. Dal 2007 ha organizzato delle mostre personali, collaborando nel contempo a importanti iniziative culturali, quali il Festival della Letteratura di Mantova (2002), la mostra dedicata a Lucio Fontana presso Palazzo Forti di Verona (2003), la manifestazione “Il Giappone Fluttuante” organizzata dal Comune di Mantova (2005).
Le sue ceramiche, in cui i principi dell’antica tecnica giapponese Raku si alternano al procedimento della riduzione e ad altre modalità di lavorazione, sono contraddistinte ora da una linea morbida e sinuosa, che avvolge il corpo della scultura e ne addolcisce i contorni, ora da andamenti più frastagliati, che disciolgono l’energia della massa nell’atmosfera. La coerenza dell’ispirazione, tuttavia, non è mai lesa da tale duplicità: a tessere il filo rosso di queste espressioni interviene il vigile controllo dell’artista, che non lascia mai debordare il sentimento in inutili tensioni, bensì lo riconcilia costantemente all’eleganza e all’intelligenza.
Donatella Mazzola predilige alcuni soggetti: e sono le Piscine, gli Abbracci, le Rocce, i Vulcani, le Donne cactus e le Donna velate. Temi, questi, in cui le oscillazioni dei corpi, dei profili, dei lustri e dei riflessi – ottenuti con procedimenti personalmente sviluppati dall’artista – creano un effetto di energia tanto consapevolmente espresso, quanto fermamente sorvegliato.
Nelle Piscine il vuoto si stempera in forme “accoglienti”, dal modulo elegante, vivificato dalle sfumature degli smalti; nei Vulcani la spirale cromatica pone un epicentro al dinamismo magmatico della materia; negli Abbracci il sentimento dell’assenza è mitigato dalla levità delle curve; nelle Donne velate la percezione della barriera è risolta in drappi che mai si chiudono completamente; nelle Donne cactus lo spezzettamento della luce e delle forme allevia il loro potenziale ripiegamento su se stesse, diluendone il contatto con l’esterno.
Le opere di Donatella Mazzola, insomma, pur originando dalla ricerca di concetti universali, non vogliono mai essere vissute come punti astratti, privati di potenzialità comunicative. L’artista stessa, del resto, ha più volte ricordato come i suoi lavori nascano da “visioni-emozioni” che creano, sì, dei mondi intimi e profondi, ma senza mai negarne il legame con la realtà. La fonte di ispirazione, quindi, non resta un fenomeno lontano, bensì viene rimeditata e, per così dire, investita di quel quoziente “personalizzato” che la rende capace di trasmettere sensazioni anche a chi, come noi, di tutto quel processo, arriva a cogliere soltanto l’opera conclusa.
Dina Mondadori, dopo essersi diplomata all’Istituto d’Arte di Modena, ha insegnato presso vari istituti e ha condotto attività di consulenza nel settore dell’arredamento.
Dal 2001 si occupa a tempo pieno della lavorazione della ceramica: particolare interesse ha dedicato allo studio e alle applicazioni della tecnica Raku, sebbene nel suo catalogo si possano annoverare pezzi ottenuti con diversi procedimenti, fra cui quello delle riduzioni in forno, per approfondire il quale è stata seguita, assieme alla collega e amica Donatella Mazzola, da Cesare Calandrini di Deruta.
Le sue opere sono state esposte in varie occasioni, fra le quali vanno ricordate alcune mostre collettive presso il Museo di Arte Moderna di Gazoldo degli Ippoliti e, nel 2009, l’esposizione tenutasi alla Torre Civica di Castellucchio, alla quale ha partecipato assieme a Donatella Mazzola.
Comune denominatore della sua produzione resta sempre il momento sperimentale e innovativo, specialmente dal punto di vista tecnico; ed, anzi, è sotto questo aspetto che l’artista ha costantemente portato avanti le sue ricerche, intensificando, specialmente attraverso il calibrato effetto degli smalti e della cottura, la creazione di motivi decorativi e formali di raffinata suggestione visiva.
A contraddistinguere le ceramiche di Dina Mondadori sono innanzitutto gli snelli profili curvilinei, dai quali si ingenerano masse mobili e volute concentriche che dinamizzano le forme, sfruttando abilmente anche il sottile gioco della craquelure per increspare la superficie con reticoli dalle differenti intonazioni cromatiche.
Concavo e convesso, mosso e fermo, lucido e opaco, pieno e vuoto, sono tutti elementi estetici – quantunque sempre frutto di quelle elaborate ricerche tecniche alle quali si è accennato – il cui accordo viene a segnalare le alterne modalità in cui si sostanzia la materia. L’argilla e gli smalti, dallo stato inerte e informe, prendono una loro vita sotto la lucida guida di un preciso sentimento del doppio, che è il vero principio informatore di tutte le opere. Perché, a ben vedere, quello che emerge dalle sculture di Dina Mondadori è una studiata coerenza tematica basata sull’idea della Coppia, che sia nella forma o nel contenuto: colori a campiture distinte contribuiscono concordi, nelle loro simmetrie/asimmetrie, a strutturare l’oggetto; figure apparentemente concluse, in realtà, risultano dotate di ragion d’essere solo nell’abbinamento; corpi che si separano per prendere forma dalla materia indistinta finiscono per torcersi e ricercarsi; curve che crescono attraendosi, alla fine, trovano la meta nel richiamo reciproco dei viluppi.
Ma, attenzione: tanta concentrazione sul sistema binario non vale nel senso di ri-piegamento, di chiusura, anche se la predominanza visiva di un elemento “maggiore”, in molti lavori, potrebbe indurre a tale conclusione. Vale, invece, come soluzione “a lieto fine”, in cui il momento contingente, e talora bruciante, dell’ispirazione viene decantato dalle sue asprezze, ma non certo dalla sua intima energia comunicativa.
Alessandra Zamperini
26
settembre 2009
Donatella Mazzola / Dina Mondadori – Concreta sintonia
Dal 26 settembre all'otto ottobre 2009
arte contemporanea
Location
GALLERIA ARIANNA SARTORI
Mantova, Via Cappello, 17 , (Mantova)
Mantova, Via Cappello, 17 , (Mantova)
Orario di apertura
ore 10.00-12.30 / 16.00-19.30. Chiuso festivi.
Vernissage
26 Settembre 2009, ore 18.00
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