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Elio Torrieri – Fuochi
In mostra presenterà il suo ultimo lavoro “I Fuochi” del 2005, a questo verra accostato un lavoro del 1986 anche esso raffigurante ermetiche fiamme;a sottolineare come il tempo lasci la sua indelebile traccia sulla tela dell’artista
Comunicato stampa
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Elio Torrieri è nato a Lanciano(CH) nel 1945, vive e lavora a Castellamonte (TO). Si diploma all’Istituto d’Arte di Lanciano e al Magistero d’Arte di Urbino.
La carriera artistica di Torrieri ha inizio negli anni 70
Le opere degli anni 70 sono già caratterizzate dall’esclusiva abilità tecnica che lo stimola a superare sempre se stesso sperimentando continuamente diverse tecniche pittoriche, la sua pulsione la si potrebbe definire azione libera o libertà della creazione, senza piegarsi passivamente all’immaginazione ma con giudizio critico Torrieri avanza verso i propri propositi.
Fra le mostre più importanti all’inizio della carriera di Elio Torrieri ricordiamo la collettiva nel giugno del 1970 da Franz Paludetto con Bersezio e Gina Pane, nel 1976 alla Galleria Marin di Torino in cui presenta le carte stropicciate, un lavoro silenzioso che gioca sulla presenza/assenza dell’oggetto, che ottennero un notevole successo anche da parte della critica , ad esempio Angelo Dragone di lui scrisse:” Può apparire strano che ci si serva d’una presenza (l’impronta) per far sentire, quasi di ritorno, l’assenza dell’oggetto reale, e tuttavia bisogna ammettere che la restituzione dell’oggetto offertoci dal Torrieri, soltanto così acquista quella poetica ambiguità che lo rende tollerabile, così come appaiono – vissute- le carte o tele che Torrieri finge stazzonate.….”.
Sarà l'incontro con il grande gallerista romano Claudio Bruni Sakraischik, curatore del lascito di Giorgio de Chirico, a conferirgli (nel 1980) subito una collocazione di rispetto tra gli artisti della nuova generazione. La sua prima personale presso la Galleria "La Medusa" a Roma, di proprietà del Bruni, è dell'anno 1978. Nel frattempo si colloca la presenza alla Galleria "Documenta" di Giovanni Rimoldi a Torino nel 1979 con una bella recensione di Luigi Carluccio.
Nella sua ricerca intraprende in questi anni un dialogo vivo e sincero con i maestri del passato, inserendo nei suoi dipinti particolari di grandi opere d’arte. Questa scelta non era dettata da un virtuosismo eccentrico ma da un interesse reale nei confronti delle tecniche antiche di composizione e pittura. Fondendo la composizione moderna con l’impostazione matematica dei classici, Elio Torrieri ci ricorda la sua, la nostra origine. Con le sue opere Torrieri ci riporta ad una pittura concettuale dalle suggestioni tipiche della compostezza antica della grande pittura italiana rinascimentale.
La volontà di non dimenticare è anche una critica alla realtà artistica del periodo in questione, che spesso legittimava opere di scarsa importanza e priva di qualità e creatività a vantaggio del mercato dell’arte divoratore di mediocrità.
La composizione fredda e intransigente, fatta di contrappunti armonici estremamente razionali, ci parla di concettuale; al principio motore della corrente, cioè l’attività celebrale, Torrrieri aggiunge il godimento estetico, gioca con il nostro comune metodo di osservazione e percezione delle realtà, dipingendo illusioni.
Agli inizi degli anni Ottanta Torrieri sperimenta le nuove tendenze, poi definite «post-moderne», accomunate dal desiderio di recupero di visioni più tradizionali dell’arte figurativa, un ritorno all’uso della pittura e della scultura per veicolare le esperienze del campo estetico.
Il concetto di progresso continuo comincia a perdere la sua affidabilità, l’ottimismo nei confronti del futuro si impoverisce, nel momento di crisi Elio ritrova la fiducia tornando al ritratto vivendo tale attività come momento di stasi di riflessione, nascono così dei veri capolavori di indagine psicologica. Sguardi penetranti che spesso svelano più di quanto è consentito, nel ritratto Torrieri sveste e sviscera l’animo del soggetto che spesso rifiuta di riconoscersi nell’immagine non per mancanza di verosimiglianza ma per il timore di trovarsi di fronte ad uno specchi troppo indiscreto L’obbiettivo di tale scelta consiste nell’interruzione dell’affannosa ricerca, Torrieri sceglie di guardarsi indietro rimeditare sul proprio passato e sulla propria memoria
Parallelamente al ritratto Torrieri prosegue la sua indagine concettuale, non smettendo di stupire raggiunge picchi virtuosistici come in "Bacco e i suoi trionfi" in cui rivivono duemila anni di storia dell’arte o nella Venezia del 1990 presentata dal Maestro Franco Farina ( Direttore del palazzo dei Diamanti di Ferrara) un lavoro paziente che non concede spazio all’errore, in cui viene ritratto uno scorcio di una Venezia fredda e intonsa. La modulazione ieratica dei colori esalta la leggerezza dell’edificio in primo piano.
I famosi quadri che ritraggono la bandiera americana risalgono al 2000 la tecnica usata in questa occasione è il pastello. La bandiera americana simbolo sociale decontestualizzato assume una valenza ambigua se non polemica, Torrieri usa la bandiera su corpi o volti di donne vestendo l’erotismo con abito sociale.
L’arte anticipa gli eventi sociali, nascendo dal profondo recupera ciò che di istintuale esiste nell’animo e lo espelle così com’è fresco e senza restrizioni culturali, così la bandiera scaturisce da una riflessione condizionata dalla tv che nell’animo di un artista riemerge come simbolo incongruo e fasullo.
In mostra presenterà il suo ultimo lavoro "I Fuochi" del 2005, a questo verra accostato un lavoro del 1986 anche esso raffigurante ermetiche fiamme;a sottolineare come il tempo lasci la sua indelebile traccia sulla tela dell'artista.
La carriera artistica di Torrieri ha inizio negli anni 70
Le opere degli anni 70 sono già caratterizzate dall’esclusiva abilità tecnica che lo stimola a superare sempre se stesso sperimentando continuamente diverse tecniche pittoriche, la sua pulsione la si potrebbe definire azione libera o libertà della creazione, senza piegarsi passivamente all’immaginazione ma con giudizio critico Torrieri avanza verso i propri propositi.
Fra le mostre più importanti all’inizio della carriera di Elio Torrieri ricordiamo la collettiva nel giugno del 1970 da Franz Paludetto con Bersezio e Gina Pane, nel 1976 alla Galleria Marin di Torino in cui presenta le carte stropicciate, un lavoro silenzioso che gioca sulla presenza/assenza dell’oggetto, che ottennero un notevole successo anche da parte della critica , ad esempio Angelo Dragone di lui scrisse:” Può apparire strano che ci si serva d’una presenza (l’impronta) per far sentire, quasi di ritorno, l’assenza dell’oggetto reale, e tuttavia bisogna ammettere che la restituzione dell’oggetto offertoci dal Torrieri, soltanto così acquista quella poetica ambiguità che lo rende tollerabile, così come appaiono – vissute- le carte o tele che Torrieri finge stazzonate.….”.
Sarà l'incontro con il grande gallerista romano Claudio Bruni Sakraischik, curatore del lascito di Giorgio de Chirico, a conferirgli (nel 1980) subito una collocazione di rispetto tra gli artisti della nuova generazione. La sua prima personale presso la Galleria "La Medusa" a Roma, di proprietà del Bruni, è dell'anno 1978. Nel frattempo si colloca la presenza alla Galleria "Documenta" di Giovanni Rimoldi a Torino nel 1979 con una bella recensione di Luigi Carluccio.
Nella sua ricerca intraprende in questi anni un dialogo vivo e sincero con i maestri del passato, inserendo nei suoi dipinti particolari di grandi opere d’arte. Questa scelta non era dettata da un virtuosismo eccentrico ma da un interesse reale nei confronti delle tecniche antiche di composizione e pittura. Fondendo la composizione moderna con l’impostazione matematica dei classici, Elio Torrieri ci ricorda la sua, la nostra origine. Con le sue opere Torrieri ci riporta ad una pittura concettuale dalle suggestioni tipiche della compostezza antica della grande pittura italiana rinascimentale.
La volontà di non dimenticare è anche una critica alla realtà artistica del periodo in questione, che spesso legittimava opere di scarsa importanza e priva di qualità e creatività a vantaggio del mercato dell’arte divoratore di mediocrità.
La composizione fredda e intransigente, fatta di contrappunti armonici estremamente razionali, ci parla di concettuale; al principio motore della corrente, cioè l’attività celebrale, Torrrieri aggiunge il godimento estetico, gioca con il nostro comune metodo di osservazione e percezione delle realtà, dipingendo illusioni.
Agli inizi degli anni Ottanta Torrieri sperimenta le nuove tendenze, poi definite «post-moderne», accomunate dal desiderio di recupero di visioni più tradizionali dell’arte figurativa, un ritorno all’uso della pittura e della scultura per veicolare le esperienze del campo estetico.
Il concetto di progresso continuo comincia a perdere la sua affidabilità, l’ottimismo nei confronti del futuro si impoverisce, nel momento di crisi Elio ritrova la fiducia tornando al ritratto vivendo tale attività come momento di stasi di riflessione, nascono così dei veri capolavori di indagine psicologica. Sguardi penetranti che spesso svelano più di quanto è consentito, nel ritratto Torrieri sveste e sviscera l’animo del soggetto che spesso rifiuta di riconoscersi nell’immagine non per mancanza di verosimiglianza ma per il timore di trovarsi di fronte ad uno specchi troppo indiscreto L’obbiettivo di tale scelta consiste nell’interruzione dell’affannosa ricerca, Torrieri sceglie di guardarsi indietro rimeditare sul proprio passato e sulla propria memoria
Parallelamente al ritratto Torrieri prosegue la sua indagine concettuale, non smettendo di stupire raggiunge picchi virtuosistici come in "Bacco e i suoi trionfi" in cui rivivono duemila anni di storia dell’arte o nella Venezia del 1990 presentata dal Maestro Franco Farina ( Direttore del palazzo dei Diamanti di Ferrara) un lavoro paziente che non concede spazio all’errore, in cui viene ritratto uno scorcio di una Venezia fredda e intonsa. La modulazione ieratica dei colori esalta la leggerezza dell’edificio in primo piano.
I famosi quadri che ritraggono la bandiera americana risalgono al 2000 la tecnica usata in questa occasione è il pastello. La bandiera americana simbolo sociale decontestualizzato assume una valenza ambigua se non polemica, Torrieri usa la bandiera su corpi o volti di donne vestendo l’erotismo con abito sociale.
L’arte anticipa gli eventi sociali, nascendo dal profondo recupera ciò che di istintuale esiste nell’animo e lo espelle così com’è fresco e senza restrizioni culturali, così la bandiera scaturisce da una riflessione condizionata dalla tv che nell’animo di un artista riemerge come simbolo incongruo e fasullo.
In mostra presenterà il suo ultimo lavoro "I Fuochi" del 2005, a questo verra accostato un lavoro del 1986 anche esso raffigurante ermetiche fiamme;a sottolineare come il tempo lasci la sua indelebile traccia sulla tela dell'artista.
13
dicembre 2005
Elio Torrieri – Fuochi
Dal 13 dicembre 2005 al 07 gennaio 2006
arte contemporanea
Location
MACHE’
Torino, Via Della Consolata, 9/G, (Torino)
Torino, Via Della Consolata, 9/G, (Torino)
Orario di apertura
da lunedì a sabato 18-02
Vernissage
13 Dicembre 2005, ore 19
Autore


